Una testimonianza. Diretta o forse indiretta. Oppure semplicemente una constatazione, un fatto, su cui c’è poco da discutere. A volere il Ponte sullo Stretto sono anche e soprattutto quei pendolari che giornalmente – e soprattutto nei periodi di punta – attraversano quei 3 km di mare con non pochi disagi, alle prese con lunghe code, vento forte, interruzioni dell’ultimo minuto. Ecco perché tanti di loro, qualche mese fa, si sono arrabbiati col segretario PD Elly Schlein e con i suoi “20 minuti di attraversata”, che però sono effettivi soltanto nel momento in cui si sale sul traghetto. Ma c’è un prima e c’è un dopo.
Che è anche differente tra il calabrese, magari villese o reggino, e il siciliano, il messinese. A evidenziarlo è il senatore Nino Germanà, in uno dei suoi post a difesa e sostegno del Ponte sullo Stretto. “La differenza tra un siciliano e un calabrese che viaggiano. Un messinese e un villese hanno viaggiato sull’ IC 555 proveniente da Roma. Il treno è arrivato a Villa alle 21.56. La differenza? Il villese è già casa sua. Il messinese arriverà a casa a mezzanotte. Se non si alza il vento e interrompono le corse”, ha scritto sui social evidenziando le due ore di differenze per attraversare semplicemente qualche chilometro.
Tutto questo a causa dell’assenza della continuità territoriale, che l’opera di collegamento ovviamente garantirebbe. Senza dimenticare gli interventi sull’Alta Velocità – quella vera – fino alla Sicilia. E così, se un villese arriva a casa da Roma alle 21.56, con il Ponte un messinese ci arriverà alle 22.10, magari. E non di certo a mezzanotte.