Reggina e Messina, rabbia e umiliazioni: com’è caduto in basso il calcio sullo Stretto

Per Reggina e Messina è diventato normale perdere contro Scafatese e Picerno: è l'abitudine alle mediocrità di due piazze che sbancavano Olimpico e San Siro

StrettoWeb

“Si Riggiu ciangi, Missina no’riri”. O viceversa. Insomma, il senso è quello. E ogni volta che ci pensiamo, alla fine crediamo che sia solo una coincidenza, almeno per chi non è scaramantico. Eppure spesso, in diversi contesti, le due città camminano di pari passo. Perché alla fine sono un unico agglomerato, un’unica area, un’unica città divisa solo da 3 km di mare. Sono stessa cultura, stessa natura, stesse abitudini. Reggio è più Messina che Catanzaro, Messina è più Reggio che Catania.

E nel calcio? Nel calcio si sfonda una porta aperta. Sì, anche quelle di “Granillo” e “San Filippo”. Porta aperta che raccoglie palloni in fondo al sacco. E umiliazioni. Purtroppo, negli ultimi anni, le due città sono accomunate da tutta una serie di figure vergognose, con picchi sparsi di felicità e un declino, ahi noi, sempre più profondo. E che non tende a placarsi. Sconfitte clamorose, campionati anonimi, susseguirsi di avventurieri. Il tutto favorito da una politica compiacente e da una piazza totalmente disinteressata.

E basterebbe partire dalle ultime, di sconfitte. La Reggina contro la Scafatese, il Messina contro il Picerno. Chissà che faccia devono aver fatto Nicola Amoruso, Riccardo Zampagna, Andrea Pirlo, Arturo Di Napoli, Ciccio Cozza. Loro, protagonisti delle più grandi imprese di Reggina e Messina, tra “Olimpico” e “San Siro”, oggi leggono di sconfitte contro Scafatese e Picerno. 47 mila abitanti l’una, addirittura 5 l’altra. In due non fanno neanche un terzo di Reggio e un terzo di Messina. Ed è ancora più assurdo pensare che oggi, Scafatese e Picerno, nei rispettivi campionati siano anche più forti di Reggina e Messina.

La Scafatese ha sbancato il Granillo con una prestazione solida ed equilibrata. Oggi è a punteggio pieno, ha già segnato 11 gol in quattro partite e ne ha subito soltanto uno. Una schiacciasassi. Quello che dovrebbe essere il ruolo della Reggina. Che invece ha vinto immeritatamente a Barcellona, con un rigore inesistente al 94′ e dopo una prestazione insufficiente; ha perso appunto con la Scafatese e ha vinto domenica, contro il Ragusa, dopo un primo tempo orribile e diverse occasioni fallite dai siciliani. Però è tutto normale, va benissimo e la squadra è fortissima perché ha preso un manipolo di ex che 97 anni fa giocavano da giovanotti in Serie B. E infatti due sono stabilmente in tribuna e altri due si sono già infortunati. Però quello che conta al momento è vincere, anche partite sporche. Sembra di sentire Lillo Foti quando diceva che la vittoria contro il Siena va bene, anche giocando male, perché l’importante è fare punti salvezza in Serie A (!).

A Messina non va meglio, affatto. Dopo anni di nulla, la tifoseria organizzata si è stufata e ora diserta lo stadio in casa. Ma al Presidente Sciotto sembra non importare nulla. Questa estate ha “giocato” sulla pelle dei tifosi, con i soliti tira e molla sulle trattative; ha lasciato la squadra con cinque elementi fino a ridosso del campionato; ha costruito in fretta e furia un organico pieno zeppo di ragazzini e altri invece, di ragazzini, ben più piccoli, li sta esponendo a figure barbine solo per non beccarsi multe. Il riferimento è alle recenti figuracce dell’Under 15. E poi come non dimenticare Modica che oggi si dimette e domani no.

Il calcio è dei tifosi, si dice di solito. Ma oggi, tra Reggio e Messina, che in due fanno quasi 600 mila abitanti, di tifosi ce ne sono ben pochi. E’ come se a “San Siro” andassero in 20 mila. Mai visto. Le due città si sono abituate alla mediocrità. 20 anni fa trionfavano in Serie A e oggi perdere contro Scafatese e Picerno è normale, perché sono più forti.  Com’è caduto in basso il calcio sullo Stretto. Eh sì, sullo Stretto, si badi bene. Non in Calabria e in Sicilia. Perché volgendo lo sguardo alle città limitrofi, la situazione è ben diversa, rispetto alle piazze. Anzi, forse c’è anche chi va oltre. Catanzaro e Cosenza sono stabilmente in B, categoria per cui lottano Trapani e Catania, mentre il ricchissimo Palermo tenta il ritorno in Serie A.

E poi Reggina e Messina sprofondano, con la gentile concessione di città e politica. Senza futuro, senza visione, senza ambizione, anche la principale squadra di calcio della città non avrà mai lo stimolo a lottare per tornare dove era 20 anni fa. E no, non si chiede la Serie A o la Champions League, ma una Serie C a vincere – per lo Stretto – sarebbe veramente il minimo. E invece questi 3 km di mare si devono sorbire Ballarino e Sciotto, sopportando anche la loro permalosità. Non è da escludere che l’anno prossimo ce li ritroviamo insieme, seduti uno di fianco all’altro, all’andata al “Granillo” e al ritorno al “San Filippo”. In Serie D, a urlare per un gol che vale l’ottavo posto, ma organizzando pullman scoperti per la vittoria del derby dello Stretto. Quello finto, però. Sì, perché questa non può essere la realtà… Se è un sogno, prendeteci a cazzotti, perché finora ci avete lasciato dormire…

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