Reggio Calabria, l’ultima follia del Pd di Marino e Falcomatà: annullate le commissioni consiliari e Palazzo San Giorgio vietato ai giornalisti

Reggio Calabria, il Pd prova a trasformare la città in un gulag sovietico modificando l'ottimo regolamento comunale approvato appena sei anni fa dopo il grande lavoro del consigliere di sinistra Mimmo Martino, incentrato su trasparenza, democrazia e libertà

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E’ proprio vero che al peggio non c’è mai fine. Ed è anche vero che quando una comunità consente a chi la governa di fare qualsiasi cosa, poi quell’amministratore andrà sempre oltre. Ed è così che sta succedendo a Reggio Calabria, dove il Partito Democratico del sindaco Giuseppe Falcomatà sta cercando addirittura di negare la democrazia. E non stiamo esagerando. Il capogruppo del Pd Giuseppe Marino, infatti, ha realizzato un nuovo Regolamento per l’organizzazione e il funzionamento delle Commissioni Consiliari prevede e che l’Amministrazione comunale ha già approvato. I contenuti del provvedimento sono gravissimi: di fatto, vengono annullate le commissioni consiliari e si vieta l’accesso a Palazzo San Giorgio a giornalisti e cittadini. Un vero e proprio atto dittatoriale degno delle peggiori tirannidi.

La situazione è così tanto seria che le opposizioni si sono mobilitate e questa mattina in una conferenza stampa intitolata “Democrazia uccisa da parte della maggioranza. Pronto maxi emendamento a difesa della democrazia” hanno annunciato una grande battaglia, oltre a recarsi dal Prefetto per chiedere di ripristinare la democrazia e la libertà in città. E persino la conferenza stampa è stata negata nei locali del Comune!

L’aspetto più drammatico di tutta questa vicenda, è che il regolamento comunale precedente era stato realizzato e approvato pochi anni fa proprio dalla stessa Amministrazione Falcomatà, dopo un lungo e duro lavoro dell’allora consigliere Mimmo Martino, un politico d’altri tempi, un uomo di estrema sinistra che ha sempre operato in politica per viva passione e con grande buonsenso.

Il grande lavoro di Mimmo Martino per realizzare il nuovo regolamento comunale poi approvato nel 2018

Martino, uno dei politici più esperti e navigati della storia della città, dopo le elezioni del 2014 non veniva coinvolto in alcun ruolo amministrativo da parte del sindaco Falcomatà ma in Consiglio Comunale veniva nominato Presidente della Commissione Statuto e Regolamenti, per realizzare uno dei suoi sogni più importanti sotto il profilo amministrativo, un progetto su cui lavorava da anni: realizzare il nuovo regolamento comunale di organizzazione e funzionamento del consiglio, superando il testo storico del 1957 e le integrazioni del 1994 che, dopo così tanti decenni, necessitavano di importanti aggiornamenti. Un lavoro serio, scrupoloso, approfondito, necessario per ammodernare Palazzo San Giorgio, e che Martino con grande orgoglio voleva lasciare in eredità alla città mettendo la sua firma su una pagina di storia della città.

La pagina decisiva di quella storia veniva scritta a febbraio 2018, quando Martino riusciva finalmente a far approvare il nuovo regolamento in consiglio comunale dopo oltre tre anni di duro lavoro nelle commissioni consiliari: “Quella di ieri è stata una giornata importantissima per la storia della consiliatura tutta, la massima assemblea cittadina si è confrontata, ha discusso e votato il nuovo regolamento di organizzazione e funzionamento del consiglio comunale“, diceva Martino il giorno successivo all’approvazione.

Ho avuto il piacere e ho sentito il dovere di ringraziare già in aula nella qualità di Presidente della commissione Statuto e Regolamenti e quale firmatario del testo proposto, insieme al sindaco Falcomatà e al presidente Delfino, tutti i consiglieri comunali che hanno contribuito alla nascita del regolamento: un lavoro minuzioso e certosino che ha impegnato la commissione e i consiglieri ininterrottamente, nell’opera di scandagliatura e cesellatura del testo per assicurare il buon funzionamento dei lavori della massima assise cittadina. Il nuovo testo – affermava Martinodà vigore alle molteplici attività del consiglio. L’esigenza di dotare il consiglio comunale di una regolamentazione adeguata e funzionale era avvertita, soprattutto per assicurare il corretto funzionamento delle commissioni statutarie che spesso si accavallavano per competenza. Il regolamento approvato infatti, sostituisce il testo storico del 1957, e il successivo del 1994, che istituiva le commissioni consiliari, tra l’altro oggetto di diverse e necessarie integrazioni“.

A fronte di tali carenze, a inizio di consiliatura – spiegava Martinoè stato approntato un piano di aggiornamento regolamentare. Possiamo dire che – in soli 3 anni – è stato raggiunto l’obiettivo prefissato, quasi 60 regolamenti varati e numerosi testi emendati e adeguati. Un consiglio comunale produttivo in tale settore come mai in passato. Il regolamento indica, armonizza, descrive e prescrive le prerogative degli organi consiliari, in un corpo normativo unico, non soggetto a interpretazione complesse quanto di sicura applicazione. Superata quindi la macchia di leopardo normativa – si ha oggi – concludeva Martinouna visione omogena, chiara e di immediata comprensione, chiarezza, certezza e trasparenza sul rapporto tra enti e cittadini. Una impalcatura sicura che disegna funzioni, ambiti di intervento e prerogative che arginano la discrezionalità a fronte della certezza e trasparenza per i cittadini

Il regolamento comunale del 2018 incentrato su trasparenza, democrazia e libertà

Il regolamento realizzato da Mimmo Martino sei anni fa era moderno, serio, adeguato ai meccanismi di funzionamento della macchina amministrativa, ma soprattutto era incentrato su trasparenza, democrazia e libertà. Quel regolamento, ad esempio, all’articolo 24 prevedeva che

Il Presidente convoca e presiede la Commissione, fissando gli argomenti da trattare in ciascuna riunione. Regola i lavori, disciplina i dibattiti (…)

E ancora, all’articolo 34 prevedeva che:

Le Commissioni sono convocate dai rispettivi Presidenti (…)

All’articolo 38 comma 1 prevedeva che:

In relazione agli affari di loro competenza, le Commissioni hanno il diritto  di ottenere l’intervento alle proprie riunioni dei dirigenti, funzionari e consulenti del Comune, degli amministratori e dirigenti delle aziende e degli enti dipendenti ancorché consortili o concessionari di pubblici servizi, nonché dei rappresentanti del Comune all’interno di società

All’articolo 38 comma 4 illustrava come:

Gli inviti per le consultazioni ed ogni altra comunicazione a soggetti esterni al Comune, sono diramati dal Presidente della Commissione competente.

In base a quel virtuoso regolamento, quindi, il Presidente della Commissione Consiliare aveva il potere di decidere l’ordine del giorno e convocare le sedute, e inoltre di decidere di convocare dirigenti, funzionari, consulenti e amministratori del Comune, proprio in un’ottica di trasparenza e democrazia.

Sempre quel virtuoso regolamento, all’articolo 39 comma 5 prevedeva:

Il Sindaco ed i componenti della Giunta hanno il diritto e, se richiesti, il dovere di partecipare alle sedute delle Commissioni. I Dirigenti del Comune su richiesta del Presidente o chi ne fa le veci, sono tenuti a parteicpare alle riunioni delle Commissioni(…)

Per cui coloro che veniva convocati in commissione, avevano il dovere ed erano tenuti a partecipare alle riunioni. La partecipazione alle Commissioni Consiliari rappresentava quindi un dovere prioritario e inderogabile, superiore a qualsiasi altra attività, soprattutto di carattere ordinario. Proprio per la solennità e l’importanza che esse rivestono, in quanto espressione diretta del Consiglio Comunale e strumento essenziale di indirizzo dell’intera macchina amministrativa e democratica, coloro che venivano convocati avevano l’obbligo di presenziare alle riunioni. Tale obbligo si configurava come un impegno istituzionale imprescindibile per il corretto funzionamento delle istituzioni stesse e prioritario rispetto ad ogni altra attività ordinaria.

Il regolamento del 2018 prevedeva ancora che gli atti amministrativi collegati all’ordine del giorno delle Commissioni Consiliari potessero essere richiesti direttamente agli uffici di competenza da parte del Presidente della Commissione e poi all’articolo 39 comma 2, prevedeva che:

Il Presidente della Commissione può invitare il Sindaco e i componenti della Giunta ai sensi e per gli effetti dello Statuto.

Il Presidente della Commissione poteva quindi direttamente invitare il Sindaco.

Infine, l’articolo 37 comma 1 prevedeva che

Le sedute delle Commissioni sono aperte al pubblico.

Relativamente al Consiglio Comunale, invece, c’era l’articolo 64 comma 1-bis che regolamentava l’accesso dei giornalisti al consiglio comunale:

Gli operatori dell’informazione, giornalisti e foto-cine reporter, previo accreditamento da parte dell’Ufficio Stampa dell’ente, seguono i lavori del Consiglio Comunale (…). Questi in ragione dei compiti e delle finalità d’istituto, sono autorizzati ad effettuare fotografie e/o riprese video e/o registrazioni audio

Il regolamento, quindi, parlava della stampa soltanto nell’ambito del consiglio comunale, e non delle commissioni i cui lavori dovevano invece essere totalmente pubblici. Se può entrare qualsiasi cittadino, non c’è neanche bisogno di accredito per il giornalista che si presenta in quanto cittadino e può partecipare, assistere, fare foto e video alle commissioni, come tutti i cittadini.

Questo era il regolamento virtuoso, liberale, democratico, che Mimmo Martino, storico e preparato esponente dell’estrema sinistra reggina, era riuscito a realizzare aggiornando il testo di 60 anni prima e ammodernando il Comune di Reggio Calabria al passo con gli altri enti italiani ed europei.

Il nuovo tirannico regolamento dittatoriale del Pd di Falcomatà e Marino che riporta Reggio Calabria indietro di 100 anni: democrazia e libertà negate, niente più trasparenza al Comune

Ebbene, oggi il Partito Democratico (di cui anche Martino ha fatto parte!) smentisce se stesso e uno dei suoi migliori esponenti della storia, per assumere una deriva tirannica, dittatoriale, cancellando con un colpo di spugna ogni elemento di trasparenza, democrazia e libertà che appena sei anni fa aveva migliorato Palazzo San Giorgio.

Il nuovo Regolamento per l’organizzazione e il funzionamento delle Commissioni Consiliari prevede all’articolo 5 che

Alle riunioni delle commissioni possono essere invitati a fornire chiarimenti, su proposta votata a maggioranza dei membri della commissione, gli Assessori, il Segretario Generale, il Direttore Generale, i Revisori dei Conti, i dirigenti/funzionari ed eventuali consulenti nominati dal Sindaco, nonché rappresentanti delle società in house e/o facenti parte del gruppo amministrazione pubblica.

E poi ancora all’articolo 13 comma 3 che:

I Dirigenti del Comune, gli Amministratori e i Dirigenti di Enti, Aziende ed Organismi cui il Comune partecipa, così come altre persone esterne all’Amministrazione, possono intervenire su proposta votata dalla maggioranza dei Consiglieri della commissione

Quindi adesso il Presidente di Commissione non ha più il potere di decidere l’Ordine del Giorno e di convocare direttamente amministratori, dirigenti, assessori, funzionari, ma potrà farlo solo su proposta votata a maggioranza dei membri della Commissione!

Altro passaggio gravissimo dell’articolo 13 comma 3:

Per i Dirigenti ed i dipendenti dell’ente, la convocazione dell’audizione deve essere concordata in modo da non creare pregiudizio all’attività ordinaria

Pertanto, non è più richiesto che i dirigenti e dipendenti diano priorità assoluta alle commissioni, ma al contrario, le attività della commissione dovranno essere organizzate in funzione delle esigenze operative ordinarie. Di conseguenza, le Commissioni Consiliari verranno poste in secondo piano rispetto alle attività ordinarie dell’ente. La loro convocazione dovrà quindi adattarsi alle esigenze operative dei dirigenti e dipendenti, dando la priorità delle funzioni quotidiane e amministrative rispetto ai lavori delle commissioni che sono lo strumento essenziale di indirizzo dell’intera macchina amministrativa e democratica.

Tra le modifiche più oscurantiste, quella dell’articolo 13 comma 2:

Le Commissioni possono chiedere – previo accordo con il Presidente del Consiglio Comunale – al Sindaco, agli Assessori o direttamente agli uffici competenti, che sono tenuti a fornire al più presto, informazioni, chiarimenti, notizie, copie di atti o documenti riguardanti le proposte di deliberazione.

Che cosa significa che “Le Commissioni possono chiedere”? Chi è che può chiedere? Il Presidente? La richiesta da chi viene effettuata? Non è specificato! Pertanto, la richiesta di informazioni, chiarimenti, notizie, copie di atti o documenti riguardanti le deliberazioni non sono più liberamente e direttamente richieste dal Presidente della Commissione, ma PREVIO ACCORDO con il Presidente del Consiglio Comunale! Non più, insomma, un organo di controllo e garanzia di democrazia e libertà, ma strumento di tutela del potere della maggioranza di turno! Proprio come nelle peggiori dittature.

Non è finita qui.

L’articolo 13 comma 3 recita anche che:

La richiesta di partecipazione del Sindaco ad una Commissione deve essere inoltrata per il tramite del Presidente del Consiglio affinché concordi con il Sindaco la data dell’audizione.

L’invito, quindi, dovrà essere inoltrato al Presidente del Consiglio che poi concorderà con il Sindaco la data di audizione. La convocazione non è quindi più direttamente effettuata nelle modalità e tempi stabiliti dal Presidente, come nel virtuoso regolamento approvato nel 2018 in linea con i principi liberali del mondo occidentale.

Infine, l’elemento forse più grave in assoluto, all’articolo 14 comma 4 si legge che:

È fatto espresso divieto ai partecipanti, uditori e a chiunque altro – ad eccezione dell’ufficio stampa comunale – di effettuare fotoriproduzioni, registrazioni audio/video, di riprodurre, diffondere o divulgare in qualsiasi forma le sedute delle commissioni consiliari, salvo espressa autorizzazione da parte del Presidente del Consiglio.

Quindi la stampa non potrà più effettuare foto, video o registrazioni, prerogativa che sarà esclusiva dell’ufficio stampa comunale. Come se fosse la brutta copia dell’Istituto Luce o del Minculpop di Mussolini, o la TASS della Russia di Putin, o qualsiasi altra agenzia di stampa di uno Stato anti democratico e illiberale.

E di fronte a questi soprusi, Reggio Tace…

Così si è ridotta Reggio Calabria. Nel silenzio sconcertante di tutti: associazioni, giornalisti, sindacati, attivisti per i diritti e le libertà, e persino le Istituzioni dello Stato.

Cosa ne pensa la Procura della Repubblica? E’ consentita una tale deriva dittatoriale secondo le leggi del nostro Paese?

E cosa ne pensa il Prefetto? Al Sindaco che ha vinto le elezioni con l’aiuto della ‘ndrangheta, secondo la Procura, e al capogruppo del Partito Democratico che ha preso il posto di due predecessori entrambi indagati per brogli elettorali, è consentito persino negare la democrazia e la libertà nel funzionamento delle commissioni comunali? A proposito dell’Inchiesta Ducale, il Prefetto è al corrente della circostanza che Daniel Barillà – il referente politico della ‘ndrangheta secondo la Procura – sia ancora membro attivo del Nucleo di Valutazione Interna del Comune di Reggio Calabria, incarico ricevuto su nomina del Sindaco proprio dopo le elezioni del 2020 in cui Falcomatà chiedeva a “Danielino” di “dargli una mano“?

E cosa ne pensano di tutto questo i brillanti giornalisti reggini di Repubblica e del Fatto Quotidiano?

Cosa ne pensa Elly Schlein, pronta a gridare al “pericolo fascismo” per il governo Meloni quando gli unici fascisti dell’Italia di oggi sono nel suo partito?

Cosa ne pensano l’Ordine dei Giornalisti e il Sindacato dei Giornalisti?

Cosa ne pensa Reggio Non Tace? L’avvocato Nicola Santostefano? Francesco Perrelli e tutti quelli che hanno compiuto anni di durissime battaglie per la trasparenza, la legalità, la democrazia e la libertà quando a Reggio governava il Centrodestra, e ora sono da anni totalmente muti e silenti rispetto alle peggiori porcate della storia della città? Che fine hanno fatto?

Non vogliamo pensare che fossero tutti col pugno chiuso alzato al cielo a cantare “Una mattina mi son svegliato, oh bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao” sul corso Garibaldi nella marcia su Reggio in cui anno dopo anno, dai brogli elettorali ai regolamenti comunali, stanno negando anche i diritti basilari di una società civile e democratica.

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