Reggio Calabria tra Stato e ‘Ndrangheta: sulla Commissione d’Accesso al Comune la città mormora i peggiori pensieri

Reggio Calabria, la Commissione d'Accesso arriverà ma intanto in città dilaga il retro pensiero: "lo Stato, per l'ennesima volta, si è dimenticato di noi…"

StrettoWeb

Sono passati oltre tre mesi da quando l’inchiesta Ducale ha fatto emergere i nuovi, clamorosi, brogli elettorali alle ultime elezioni comunali di Reggio Calabria nell’autunno 2020, stavolta anche con il coinvolgimento della ‘Ndrangheta. La maxi inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che coinvolge anche il sindaco Falcomatà indagato per “scambio elettorale politico mafioso“, inevitabilmente porterà al Comune la Commissione d’Accesso che dovrà accertare se sussistono infiltrazioni della criminalità organizzata a Palazzo San Giorgio, e quindi poi eventualmente decretarne lo scioglimento.

Le carte dell’inchiesta hanno dimostrato come Daniel Barillà, “Danielino” per Falcomatà, genero del super boss di Sambatello e “referente politico del clan Araniti” secondo la Procura, sia stato dapprima assunto nella struttura comunale del Partito Democratico e poi addirittura nominato componente dell’organo interno di valutazione del Comune di Reggio Calabria da Falcomatà in persona, poco dopo il risultato elettorale.

In base alla normativa vigente, in tutt’Italia tanti altri comuni sono stati sciolti per molto meno. A Reggio Calabria, invece, dopo oltre tre mesi dall’inchiesta sembra calato il silenzio. Il Prefetto, Clara Vaccaro, ha già smentito almeno in un paio di occasioni l’arrivo della Commissione d’accesso, ma in realtà lo ha fatto soltanto con riferimento al fatto che l’arrivo fosse “imminente” o addirittura “già nominata“, e non ha mai escluso che la Commissione arriverà. Dalla Prefettura, i funzionari hanno spiegato che bisognerà studiare le carte e che sono iter lunghi e complessi. E così la città ha iniziato a mormorare.

Quello dell’arrivo della Commissione d’accesso rimane l’interrogativo più grande sull’attuale vita politica della città. E’ la domanda che i reggini si pongono ogni qual volta affrontano l’argomento dell’attualità politica, e un numero crescente di cittadini ritiene che ormai la Commissione non arriverà. Nei dibattiti appare sempre più diffusa la convinzione che Falcomatà sia protetto e che, quindi, non succederà nulla: torbidi pensieri, che nascono da circostanze poco chiare. Quando la gente non capisce le cose in modo semplice, nasce sempre la teoria del complotto.

Di certo, però, qualcosa di strano c’è. Nell’ultima smentita, rispondendo al consigliere Minicuci, il Prefetto è andato oltre: non si è limitato a dire che non era vero quanto Minicuci sosteneva rispetto al fatto che la Commissione d’accesso fosse già stata inviata, ma entrava anche nel merito del dibattito politico fornendo un enorme assist all’Amministrazione Falcomatà, di fatto, smontando sul nascere ogni eventuale potenziale ipotesi di dimissioni.

Altrettanto strano è che anche in questi mesi, dopo l’inchiesta, Falcomatà continui regolarmente ad apparire pubblicamente in numerosi incontri ed eventi organizzati proprio insieme al Prefetto, addirittura in molti casi sul tema della legalità, quando in queste situazioni anche solo in odore di inchieste della Procura (che qui sono ufficiali) e con l’ipotesi della Commissione d’accesso, i rapporti tra Sindaco e Prefetto si raffreddano. Non è una congettura: è sempre stato così nella storia.

A Reggio Calabria, invece, tutto è diverso. Ed è per questo che sta crescendo la convinzione che Falcomatà sia protetto, per giunta in modo bipartisan perchè oggi al governo c’è il Centrodestra e la città ha ormai ben chiaro che quella dello scioglimento si tratta esclusivamente di una scelta politica, come già avvenuto nel 2012, e ritiene – a torto o ragione – che la volontà politica odierna sia quella di non intervenire.

In realtà noi continuiamo a pensare che la Commissione d’accesso arriverà. Il Ministero dell’Interno non potrebbe mai perdere in modo così sfacciato tutta la propria credibilità. Piantedosi, proprio in Calabria nelle scorse settimane, ha detto che la legge sullo scioglimento dei comuni andrebbe cambiata perchè ha fallito. E’ una posizione condivisibile, che però tuttavia in tanti autorevoli esponenti sostengono da decenni e intanto nulla è stato fatto. Finché non verrà cambiata, le leggi vigenti rimangono quelle attuali e quindi – giuste o sbagliate che siano – l’unica strada possibile da perseguire è quella di affermare la legalità rispettando le leggi attuali.

Se così non dovesse accadere, significherebbe che il Ministero dell’Interno non risponde a logiche lineari di Stato ma a chissà quali altri interessi oscuri, oltre a nutrire scarsissimo interesse nei confronti di una delle principali città del Sud Italia, nonché una delle 10 Città Metropolitane del Paese, quale è Reggio Calabria.

Un’ipotesi, quest’ultima, totalmente irricevibile se consideriamo che il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’interno è proprio Wanda Ferro (Fratelli d’Italia), calabrese e molto legata alla città di Reggio.

Ecco perchè mentre la città mormora, noi continuiamo a credere nello Stato e nelle Istituzioni. L’ipotesi, folle, assurda, che la Commissione d’Accesso neanche arrivi dopo l’inchiesta Ducale e tutto ciò che è emerso rispetto alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle viscere di Palazzo San Giorgio, è totalmente fuori da ogni logica dello Stato.

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