Autonomia Differenziata, Irto: “la Consulta boccia il Governo”, ma non è vero

Nicola Irto fa sentire la propria voce dopo la decisione della Consulta sull'Autonomia Differenziata e chiede le dimissioni di Calderoli

StrettoWeb

Come prevedibile, la decisione della Consulta sull’Autonomia Differenziata ha scatenato un vortice di reazioni a Sinistra, a livello locale e nazionale. Dal PD calabrese a Falcomatà passando per Giuseppe Conte e altri. Sul tema è intervenuto anche Nicola Irto, che ha chiesto le dimissioni di Calderoli. Così come il Sindaco di Reggio, però, anche il senatore commette un errore affermando che “la Consulta boccia il governo”. In realtà, questo non è vero: la Consulta non ha bocciato il Governo, ma ha anzi bocciato il ricorso della Sinistra, la quale aveva detto che la legge è incostituzionale. La legge è invece costituzionale, ma è stata solo richiesta la modifica di alcuni provvedimenti.

In pratica, la Sinistra sta cercando di enfatizzare un messaggio, distorcendo la realtà dei fatti sul tema. Il Governo non è stato bocciato, e neanche la legge. E’ stato solo chiesto all’esecutivo di modificare alcuni provvedimenti.

Irto chiede le dimissioni di Calderoli

“La Corte Costituzionale ha deciso le questioni di costituzionalità della legge sull’autonomia differenziata. Come Partito Democratico avevamo ragione su vari punti, oggi riconosciuti dalla Corte”:

  • non è possibile dare alle Regioni intere materie o loro ambiti, ma si possono trasferire SOLTANTO specifiche funzioni legislative e amministrative, fermo restando il principio di sussidiarietà;
  • è illegittimo il ricorso al Dpcm per individuare i Lep;
  • la Camera e il Senato possono intervenire sulle intese: il Parlamento ha un ineludibile ruolo centrale;
  • la divisione fra materie Lep e non Lep era una #furbata, ora cancellata dalla Consulta;
  • l’individuazione di tributi per finanziare le funzioni dovrà avvenire non sulla base della spesa storica ma sulla scorta dei costi e dei fabbisogni standard.
  • Calderoli colpisce ancora, adesso si dimetta”.
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