Due anni sono tanti, ma per la politica possono anche trascorrere in un fulmine. Lo scenario politico non è cambiato di una virgola o quasi negli ultimi due anni, e cioè da quando il governo Meloni si è insediato dopo la netta vittoria elettorale del Centrodestra. Anzi. I consensi della maggioranza sono aumentati, mentre l’opposizione è sempre più in frantumi. In Calabria la situazione politica sembra decisamente cristallizzata: Roberto Occhiuto è il primo governatore della storia della Regione che dopo tre anni di governo non solo mantiene il consenso e l’apprezzamento che aveva nel momento dell’elezione, ma addirittura lo ha notevolmente incrementato.
Occhiuto piace non solo al popolo di centrodestra, che ne è orgoglioso. Ma anche a una buona parte dell’elettorato di sinistra: non è un caso se in Calabria i partiti moderati di sinistra (Azione e Italia Viva) sostengano Occhiuto esplicitamente e dichiaratamente. Ma tra i cittadini, persino molti elettori di Pd e Movimento 5 Stelle apprezzano la bontà del lavoro del Presidente di Regione che si è contraddistinto per ottimi risultati nella sanità, nei trasporti, nel rilancio degli Aeroporti della Regione, nella serietà di comunicazione, nelle interlocuzioni con attori esterni per rendere la Calabria attrattiva e soprattutto nell’attività volta a rilanciare l’immagine di una terra che aveva bisogno di una narrazione positiva e con Occhiuto l’ha finalmente intrapresa. In questo, Jole Santelli aveva già aperto la strada. Per tutto il resto, Occhiuto è ripartito da zero e ha fatto grandi cose. Su tutte, il lavoro sugli Aeroporti che lo sta facendo apprezzare in modo particolare a Reggio Calabria dove ormai nessuno può più dire che i politici regionali pensano “solo a Cosenza e Catanzaro“. Occhiuto è equo con tutto il territorio ed è effettivamente il primo governatore non reggino a fare gli interessi di tutte le città e di tutte le province della Regione.
La ricandidatura di Occhiuto è ufficiale
Pochi giorni fa, proprio a Reggio Calabria, Occhiuto ha annunciato ufficialmente la sua ricandidatura alle prossime elezioni Regionali in programma ad ottobre 2026. Mancano due anni, ma le candidature si decideranno prima e Occhiuto è in testa in tutti i sondaggi sul consenso dei governatori, con apprezzamenti di gran lunga superiori al giorno della sua elezione, tre anni fa. Qualora davvero riuscisse nell’impresa di vincere nuovamente le elezioni e riconfermarsi alla guida della Calabria per un secondo mandato, sarebbe record assoluto: prima di lui nella storia del Regionalismo, in Calabria non ci è riuscito mai nessuno.
Il grande dilemma: chi sfiderà Occhiuto da sinistra?
Il tema della politica calabrese di lungo periodo, quindi, è chi sfiderà Occhiuto dalla sinistra e quale sarà la partita delle Regionali. Riteniamo che se lo scenario rimarrà analogo a quelle attuale, il Pd e la sinistra vanno incontro ad una sconfitta annunciata anche qualora riuscissero a convincere a candidarsi Barack Obama. E stavolta non per demeriti propri: la vittoria di Occhiuto sarebbe la logica conseguenza dell’ottima azione politica che sta conducendo. In ogni caso, il Pd dovrà candidare qualcuno e non è facile trovare una figura presentabile che possa ambire a giocarsi la partita o, comunque, in ogni caso, perdere con dignità.
Nelle ultime due elezioni Regionali dopo la stagione di Oliverio, il Partito Democratico ha scelto di perdere con figure esterne al partito: dapprima, contro Jole Santelli, ha candidato Pippo Callipo; poi, contro Roberto Occhiuto, ha scelto Amalia Bruni. In entrambi i casi erano candidati esterni alle logiche di partito ma individuati nella società civile. In entrambi i casi i vertici del Pd erano consapevoli che non avevano chance di vittoria.
Ad oggi, è difficile individuare in Calabria figure interne al Pd che abbiano lo spessore per sfidare Occhiuto. A Cosenza e Catanzaro i due Sindaci, Caruso e Fiorita, sono di centrosinistra ma esterni al Pd: non hanno la tessera del partito e sono anche loro espressione della società civile. In ogni caso, sono proiettati alla ricandidatura: entrambi al primo mandato, hanno tutte le carte in regola per riconfermarsi alla guida del loro Comune. A Cosenza si voterà proprio insieme alle Regionali, a ottobre 2026, e a Catanzaro nove mesi dopo. Impossibile, quindi, che i due Sindaci scendano in campo alla Regione.
Così com’è impossibile che si muova direttamente Nicola Irto: il segretario regionale del partito è Senatore e dopo una lunga carriera a Palazzo Campanella, dov’è stato anche Presidente del Consiglio Regionale, ha la comprensibile ambizione di continuare anche in futuro il proprio impegno politico in parlamento. La sua abilità politica è nota: non è da escludere che in futuro possa anche candidarsi alla Presidenza della Regione Calabria, ma siamo certi che lo farà soltanto se ci sarà la congiuntura ideale affinché possa risultare vincente. Certamente non si sacrificherà in una sfida con Occhiuto, almeno non se – come appare oggi – sembra una partita già persa in partenza.
L’ipotesi di Giuseppe Falcomatà: perchè non è una boutade
In questo scenario, l’ipotesi che il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, possa essere davvero il candidato del Pd contro Occhiuto alle prossime Regionali, non è affatto campata in aria. In città se ne parla da tempo: il suo disegno per rimanere in politica è proprio quello di correre alla Presidenza della Regione. Se dovesse andare male, per lui sarebbe comunque un successo: entrerebbe in Consiglio Regionale senza dover rincorrere le difficili preferenze e senza dover litigare con l’amico Muraca, attuale consigliere regionale proprio per sua volontà. Lo scenario è chiaro: Falcomatà si candida contro Occhiuto in una partita già persa in partenza, ottiene una dignitosa sconfitta che comunque lo proietta automaticamente a Palazzo Campanella come consigliere regionale e leader dell’opposizione. Un passo indietro rispetto al ruolo di Sindaco di Reggio Calabria, un enorme passo avanti rispetto all’infausta prospettiva di prendere quel posto da impiegato semplice del Comune di Milano dopo il concorso vinto quattro anni fa, prima delle elezioni comunali reggine in cui poi ha vinto il ballottaggio con Minicuci.
Falcomatà ha confermato questa intenzione in una recente intervista, in cui ha detto che “vorrei continuare a fare politica” e ha aggiunto di “essere un uomo di partito“. Anche se negli scorsi anni non ha certo agito in quanto tale, anzi, con il Pd è stato spesso e volentieri ai ferri corti nelle scelte sulle Amministrazioni reggine. Ma per il Pd potrebbe essere la soluzione ideale, anche perchè Falcomatà è davvero l’unico così tanto ubriaco di se stesso che potrebbe davvero pensare di vincere contro Occhiuto e quindi impegnarsi al massimo in campagna elettorale e ottenere la sconfitta meno dolorosa possibile.
Ad immaginare superficialmente una campagna elettorale tra Occhiuto e Falcomatà ci viene subito in mente la querelle sui voli di Ryanair a Reggio Calabria: “volano frottole” diceva sui social Falcomatà quando Occhiuto annunciava per la prima volta l’intesa con la compagnia aerea irlandese, e a maggior ragione tra due anni quando lo sviluppo dell’Aeroporto reggino sarà ulteriormente cresciuto, Occhiuto potrà sbizzarrirsi a rivendicare quanto di buono fatto mentre il rivale collezionava brutte figure. Per chi vive a Reggio e percepisce tutta l’insoddisfazione nei confronti di Falcomatà, potrebbe sembrare difficile anche che l’attuale Sindaco riesca persino ad arrivare secondo: qualora ci fosse un movimento civico terzo e alternativo, o una candidatura importante del Movimento 5 Stelle o dell’estrema sinistra, immaginiamo – rispetto alle ultime tornate elettorali regionali – gruppi che rappresentano ciò che sono stati Callipo, Tansi e De Magistris, potrebbe essere concreto il rischio che questo “terzo polo” superi il Pd di Falcomatà al secondo posto dietro Occhiuto. Un rischio drammatico per il candidato stesso: solo al primo dei candidati alla presidenza non eletti spetta un seggio da consigliere regionale.
Ma da quest’analisi sfugge il fatto che fuori da Reggio, e cioè dove non ha avuto modo di fare danni, Falcomatà viene percepito molto meglio rispetto alla città per il suo modo di presentarsi e per il cognome che porta. Inoltre quella del Pd sarebbe senza ombra di dubbio la lista più forte di tutta l’opposizione, e quindi il candidato otterrebbe l’effetto trascinamento di un sistema elettorale come quello calabrese che, a differenza delle altre Regioni, non prevede il voto disgiunto. Almeno ad oggi.
I tre ostacoli alla candidatura di Falcomatà
Di certo la candidatura di Falcomatà non è semplice: innanzitutto bisogna vedere a che punto sarà tra un anno e mezzo, e cioè quando si deciderà, il processo Ducale. Falcomatà è accusato di “scambio elettorale politico mafioso” e sarà difficile per il Pd candidare un esponente sotto inchiesta con un’accusa così grave, se in quel momento tale imputazione dovesse essere ancora in piedi.
In secondo luogo, per ottenere la candidatura Falcomatà dovrebbe chiarirsi con Irto, che da segretario regionale avrà il compito di proporre il candidato al segretario nazionale Elly Schlein (che Falcomatà non ha sostenuto alle primarie, votando per Bonaccini). Un riavvicinamento tra i due, non certo legati da particolare amicizia – per usare un eufemismo – è fondamentale per mettere in piedi tutta l’operazione.
Infine, terzo passaggio e forse il più difficile di tutti per l’attuale sindaco reggino, dovrebbe uscire bene dalle elezioni comunali di Reggio Calabria che saranno un anno o sei mesi prima delle regionali. Non si può ricandidare, ma non si può neanche disinteressare del futuro di Palazzo San Giorgio: ha il dovere istituzionale e il compito politico di individuare un successore al suo percorso, ma intorno a sé in questi anni ha fatto terra bruciata. E se dovesse candidare un personaggio a lui vicino (sarà Paolo Brunetti?) che poi non vincesse le elezioni, sarebbe davvero difficile poter ottenere la candidatura alla presidenza della Regione contro un Occhiuto lanciatissimo e apprezzatissimo: quali sarebbero i suoi meriti, se pochi mesi prima avrà perso l’ente in cui governava da 11 anni?
In quel caso, non gli rimarrebbe che candidarsi al consiglio regionale. Che significherebbe innanzitutto litigare con l’amico Muraca, costretto a mettersi da parte, e poi impegnarsi a trovare le preferenze sul territorio per farsi eleggere in un ruolo di gran lunga meno importante rispetto a quello esercitato fin qui.
Di certo ci sarà modo e tempo di muovere le varie caselle sullo scacchiere di uno scenario in cui non si possono escludere ribaltoni e colpi di scena.