Caro Nonno ti scrivo …. e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. Ti ho sempre presente nel mio vissuto, sento il calore delle tue braccia protettive e la tua risatina mentre gioco con i tuoi baffi. In questi giorni mi torna in mente con prepotenza una storia che raccontavi e voglio condividerla con te Sono gli anni venti del cosiddetto secolo breve, quando si concretizza l’idea progettuale di asfaltare l’antica mulattiera che da Gallico sale su lungo la verde valle fino a Gambarie. A Santo Stefano in Aspromonte, il nostro Paese, si tiene il Consiglio Comunale che deve deliberare nel merito. Un signore, membro del Consiglio, propone di fare un nuovo tracciato lungo l’argine della fiumara del Gallico, le cui fresche acque scendono danzando dai monti dell’Appennino, irrorando di suoni armoniosi il percorso.
Qualcuno pone il problema degli altri borghi popolati che sarebbero rimasti tagliati fuori; sempre lo stesso signore ribadisce che si sarebbero fatti i raccordi di collegamento con i diversi centri abitati, altrimenti prevedeva che la strada lungo l’argine, sebbene molto più utile, non si sarebbe mai fatta. Aveva ragione, aveva proprio ragione il signore visionario che aveva visto lungo.
Avrai saputo sicuramente, caro Nonno, che quell’idea è caduta nel dimenticatoio per tanti decenni. E avrai saputo quanto è costata a me la mancanza di una strada a scorrimento veloce. Probabilmente avrei evitato i tre anni di collegio, dove ne ho combinate più di Gian Burrasca; probabilmente non avrei fatto lo sciopero della fame intorno agli otto anni, quando, precorrendo i tempi sono diventata, come si dice oggi, anoressica, perchè non volevo stare dalle monache. Probabilmente, caro Nonno, non avrei sofferto il mal di viaggio, perchè ogni volta che salivo su un mezzo, a causa dei tornanti stradali, davo di stomaco in maniera cruenta. Avrai pure saputo delle mie ribellioni, della mia felicità ad andare per sentieri a raccogliere le violette a primavera e i ciclamini in autunno, tra i mille colori delle foglie sparse sul cammino mentre gli uccellini intonavano armonie deliziose.
A te non sfugge nulla caro Nonno, ma ti scrivo lo stesso, perchè l’urlo che sale dal mio cuore ti raggiunga ovunque, e sono certa della tua comprensione. Dalla mia finestra abbraccio con uno sguardo sulla valle lussureggiante al suono delle limpide acque, si vede lo Stretto di Messina a destra (sai nonno, che adesso si farà pure il Ponte?) e l’Etna a sinistra con il suo pennacchio e la sua fiamma, spesso attiva, che fa da faro nelle mie notti.
Mi piace, ma non mi basta, il mio spirito libero e inquieto, vuole cercare nell’altrove e si tuffa nello studio, superando i disagi del viaggio. Mi alzo ogni giorno intorno alle cinque, per arrivare in orario a scuola sempre con il solito autobus, ma mi faccio forza ed elimino il mal di viaggio con volontà e rabbia. Sai, Nonno, quella rabbia che è sete di sapere, curiosità, passione, interesse, stimolo a cercare e ricercare sempre dentro il mio animo e fuori nei luoghi più diversi. Sto divagando, al solito mio, vero Nonno? Ma tu lo sai che sono fatta così.
Oggi ti scrivo perchè, come saprai, dopo diverse traversie e dopo oltre un secolo dai fatti che raccontavi tu, domenica prossima, 1 Dicembre 2024, si inaugura quella strada a scorrimento veloce, che il signore visionario auspicava intorno al 1920. Ne è passata acqua sotto i ponti, così come è trascorsa la mia vita, e quella di tante altre persone che portiamo la strada sulle spalle. Si chiama GaGa, Gallico-Gambarie. Non andrò all’inaugurazione perchè non amo le passerelle dei politici, che adesso si affannano ad intestarsi il merito dell’opera. A bocce ferme la percorrerò a piedi, contando uno dopo l’altro i passi, come fossero i momenti della mia vita, i battiti del mio cuore. Voglio sentire gli odori e centellinare il gusto, perchè si tratta di cibo prelibato.
Non mi interessa chi taglierà il nastro. Per me quella strada appartiene a te, perché il signore visionario del consiglio comunale, risponde al nome di Stefano Romeo, sei tu, caro Nonno mio. Ti avessero ascoltato! Io, come al solito, preferisco il silenzio del mio luogo dell’anima per assaporare la bellezza dell’anima dei luoghi del mio territorio.