Premetto che io per certe cose sono un fautore della tolleranza zero. A Firenze ho notato che se getti una carta in terra con la disinvoltura di certi meridionali vieni subito richiamato e trovi qualcuno che te la sta restituendo accompagnata dal sarcasmo umiliante del “Le è caduto qualcosa”. Provate a farlo al Sud, e ritenevi fortunati se ve la cavate con un semplice Vaffanculo. E se in Inghilterra lasciate la macchina in divieto di sosta anche solo per andare a prendere un caffè ci sono buone probabilità che ve la ritroviate con la ruota bloccata, e oltre alla multa dovrete pagare anche il servizio. Qui invece basta guardare le quotidiane traversie degli autisti degli autobus nelle strade a causa delle macchine posteggiate stile “mordi e fuggi” tra suoni di clacson e file fino a che non si presenta qualcuno che bestemmiando non si degna di spostare la macchina e invece di scusarsi dice che non è stato via che qualche minuto.
Ben vengano le multe contro furbi e sporcaccioni…
Quindi ben vengano le multe contro furbi e sporcaccioni che sconfortano e mortificano quanti, e mi ostino a credere che siano ancora la grande maggioranza, fanno correttamente il proprio dovere. Purché, si intende, siano multe che puniscano chi si comporta male. Ma la presenza dei vigili nelle strade di Reggio assomiglia alle piogge estive: brevi e intense. Compaiono improvvisi da qualche parte a riempire di multe come viene viene e poi spariscono di nuovo e ti lasciano venire il sospetto che il fine del loro operato sia soltanto fare cassa.
Sospetto che diviene più forte quando trovo una multa sulla mia auto. Controllo dappertutto: non ci sono cartelli in giro, non c’è ruota che sfiori il marciapiedi, siamo lontanissimi da ogni curva o qualcosa che possa ostacolare la libera circolazione: ma i vigili che hanno inondato la strada sono ormai andati via per poter chiedere spiegazioni e questo mi mette dalla parte del torto. C’è insomma, e credo che in molti di quelli che stanno davanti alla loro macchina a grattarsi la testa si sentano come me, la sensazione di essere stati presi in giro. Che è una sensazione frequente a Reggio, come quando tu rispetti tutte le regole e vieni punito e poi per esempio ti giri e vedi che a cinquanta metri dalla tua macchina in una traversa di via Roma c’è un gommista che da anni ha riempito di copertoni almeno tre metri di marciapiedi ma sembra che nessuno riesca ad accorgersene. Se insomma si vuole proprio fare cassa basta farsi una passeggiata anche solo per il centro storico e situazioni del genere se ne troverebbero a iosa. Ma siamo pur sempre al Sud, queste cose fanno parte del folklore locale. Insomma meglio pagare subito, versare il tuo obolo alle casse comunali e dimenticare il tutto piuttosto che andare a perdere tempo in inutili diatribe o soldi in ricorsi: queste storie prima si dimenticano e meglio è.
Il comando dei vigili urbani di Reggio Calabria
Ma con il comando dei vigili urbani di Reggio Calabria, come per gli amori profondi, le storie non finiscono mai al primo incontro. Così dopo un mese mi arriva puntuale a casa la stessa multa da pagare maggiorata della mora. Insomma, bisogna rubare tempo al lavoro, trovare la ricevuta di pagamento e andare al fatidico ufficio sperando di incontrare gente intelligente che non te ne faccia perdere molto altro. E meno male che abito a Reggio e quel giorno non mi trovavo in questa città venendo da chissà dove. Vedo nel sito ufficiale che l’orario di apertura è alle otto e mezza e mi faccio trovare lì appena un minuto dopo. Ma non serve a niente: ci trovo solo un’impiegata in divisa che gioca con il cellulare. Le spiego il mio problema ma non sembra molto scossa e mi dice che gli uffici aprono alle nove. “Ma nel sito c’è scritto alle otto e mezza” obietto. “Aprono alle nove” mi ripete, senza scollare lo sguardo dal cellulare. Capisco che da quella discussione non potrò uscire vincente, almeno finché quel cellulare avrà carica, così decido di fare un giro e tornare dopo mezz’ora. Speravo di esserne fuori alle nove, e invece sono le nove e ancora devo entrare. Comunque riesco a precedere un paio che (poveri loro) sono lì a contestare una multa. Metto davanti all’impiegato la ricevuta di pagamento, gli mostro anche i termini e protesto, pacatamente, per il nuovo invio. Lui controlla nel computer, c’è scritto che il mio pagamento non è stato registrato e quindi la multa risulta non pagata, e quindi dovrò ripagarla maggiorata. Il caso è questo, mi spiega con la soddisfazione di chi mi ha fornito tutte le informazioni di cui avevo bisogno. Lo guardo come si guarda un cretino, ma dopo un attimo comincia a serpeggiare in me una certa paura. In un ufficio, se ti trovi un cretino dall’altro lato dello sportello lo sconfitto sei tu, entri in una sorta di labirinto kafkiano da cui poi è tremendamente difficile trovare l’uscita, e anche se eri entrato per una sciocchezza improvvisamente ti trovi prigioniero di qualcosa di più potente di te.
Per certa gente la realtà è solo una trascurabile appendice di certe pagine. Un po’ come quando, da giovane, siccome non avevo portato un certificato di esistenza in vita c’era un impiegato che non era convinto che fossi vivo anche se gli stavo davanti. Insisto dicendogli che ha davanti a sé una ricevuta di pagamento della multa e quindi la richiesta di ripagarla, persino maggiorata, è del tutto priva di senso. Lui la osserva con attenzione per qualche minuto e poi, d’un tratto, un bagliore sembra illuminarlo, e decide di chiedere consiglio a un superiore. Mi dice di seguirlo e ci avventuriamo fino a una porta. Ma qui non si può entrare, mi intima. Vorrei dirgli che è stato lui a dirmi di seguirlo ma in queste cose bisogna andarci cauti e pregare solo che dietro quella porta ci sia qualcuno che abbia un po’ di senno. La questione è banale, ma questo non vuole dire nulla. Quello che mi fa paura davanti alla semplicità delle situazioni è la capacità di certa gente di complicarle: non bisogna mai sottovalutare questo loro talento quando gli dai un piccolo campo d’azione, e adesso non so di cosa si stia discettando.
Infine, dopo un po’ di trepida attesa, arriva il responso: non dovrò ripagare la multa. Per stavolta mi è andata fin troppo bene. Esco asciugandomi un filo di sudore. Ma non è consigliabile andare in giro in macchina dopo un simile spavento: non sai mai cosa ti potrebbe capitare, anche a non aver fatto nulla.