Reggio Calabria, “L’Agorà” e la conversazione su Pierre Napoleon Bonaparte | VIDEO

Nuovo incontro sul periodo dei napoleonidi, i risultati e il video della conversazione de "L'Agorà" sulla figura di Pierre Napoleon Bonaparte

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Si è svolta nella giornata di venerdì 8 novembre la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” e dal Centro studi “Gioacchino e Napoleone” sul tema “Pietro Napoleone Bonaparte”, a cura di Gianni Aiello, presidente delle due co-associazioni.

Pierre Napolèon Bonaparte, nato a Roma l’11 ottobre del 1815, era il settimo dei dieci figli che Luciano Bonaparte, fratello dell’imperatore Napoleone, ebbe dalla seconda moglie Alexandrina de Bleschamp. Pietro nacque poco dopo che al padre era stato conferito da papa Pio VII il titolo di principe romano di Canino. Sesto figlio del secondo matrimonio di Luciano Bonaparte con Alexandrine de Bleschamp, Pierre-Napoléon nacque il 12 settembre 1815 a Roma.

La sua adolescenza fu costellata di battaglie perse, come la rivolta in Corsica a favore di Napoleone II e la partecipazione all’insurrezione in Toscana. Combatte in Colombia con Bolivar e in Egitto con Mehemet Ali. Con il fratello Antoine, fu condannato a morte nello Stato Pontificio per omicidio e stupro, ma la pena fu commutata in espulsione dal territorio. Offrì i suoi servizi militari a diversi Paesi, che lo rifiutarono.Deputato di estrema sinistra nelle assemblee del 1848 e rieletto nel 1849 dalla Corsica, accusò i Deux-Décembre e visse in pensione fino al 10 gennaio 1870, quando uccise il giornalista Victor Noir con un revolver.

Assolto da un’alta corte di Tours, si ritirò in Belgio dopo la sconfitta di Sedan. Morì a Versailles nel 1881. Dal matrimonio con Eléonore-Justine Ruflin, non riconosciuto da Napoleone III, ha lasciato due figli: Roland Napoléon (1858-1924) e Jeanne (1861-1910), sposata nel 1882 con il marchese Christian de Villeneuve. Ragazzo di difficile controllo, poco equilibrato ed attaccabrighe, fece studi mediocri presso i gesuiti di Urbino. Egli fu fortemente scosso dalla morte del fratello Paolo Maria (1808-1827), ufficiale della marina britannica, e da quello della sorella Giovanna, marchesa Honorati, (1807-1829).

Partecipò ai moti insurrezionali della Romagna contro Austria e Stato Pontificio del 1831, insieme ai cugini Luigi Bonaparte II° e Luigi Napoleone. Catturato dai gendarmi pontifici, evase e cercò di unirsi ai suoi amici rivoluzionari toscani ma nel gennaio del 1832 dovette fuggire negli Stati Uniti, ove trovò alloggio presso lo zio Giuseppe Bonaparte a Point-Breeze.

Successivamente fu in Colombia. Nello Stato della regione nord-occidentale dell’America Meridionale, combatté a fianco del generale dell’Unione della Nuova Granada Francisco de Paula Santander, che, successivamente assunse l’incarico di vicepresidente della Grande Colombia e presidente della Repubblica della Nuova Granada. Dopo quell’esperienza, rientra in Italia nel 1836, soggiornando nella proprietà familiare di Canino, provincia di Canino, dove viene arrestato il 3 maggio, in quanto sospettato di far parte della Carboneria.

Opponendosi all’arresto, uccise il capo dei gendarmi e venne a sua volta ferito. Condannato alla pena capitale, papa Gregorio XVI mutò la pena dell’espulsione dal territorio, emigrando a New York, ma anche qui non ebbe vita facile, ed a seguito dell’uccisione di un uomo, durante una lite, venne espulso dal territorio statunitense, rientrando in Europa. Stessa sorte ebbe a Corfù, in Grecia, dove a causa di una furibonda lite, venne anche da li espulso. La nuova destinazione fu in Belgio, dove soggiornò per circa un decennio. Nel 1848 rientrò in Francia, dove venne eletto deputato all’Assemblea Costituente della Seconda Repubblica, in rappresentanza della Corsica. Successivamente si arruolò nella Legione Straniera, combattendo in Algeria, partecipando all’assedio di Zaatcha, per rientrare poi nella capitale francese. Nel 1853 il cugino Napoleone III conferì a Pietro il titolo nobiliare di Principe. Il 10 gennaio 1870 Pietro uccise a revolverate un giornalista, redattore del

quotidiano La Marseillaise, Victor Noir (pseudonimo di Yvan Salmon), recatosi a casa di Pietro con un collega, che Pietro aveva scambiato per l’inviato di Henri Rochefort, un nobile da lui sfidato a duello. A seguito della morte del giornalista Yvan Salmon, si verificarono sul territorio francese diverse manifestazioni anti-bonapartiste, che ebbero il loro apice nel corso dei funerali che ebbero luogo il 12 gennaio a Neuilly. Presenziavano allora 100.000 persone con il Rochefort in testa. Si ebbe un tentativo di marcia su Parigi da parte di esponenti del movimento operaio e le autorità, con l’avallo di Napoleone III, disposero uno sbarramento militare contro tale eventualità.

Il 21 marzo 1870 si riunì l’Alta Corte di Giustizia, unico tribunale abilitato a giudicare un membro della famiglia dell’Imperatore, che riconosciuta la legittima difesa, Pietro Bonaparte fu comunque condannato a corrispondere una pensione ai genitori dell’ucciso ed a pagare le spese processuali. Nonostante l’assoluzione per legittima difesa, dovette abbandonare la Francia a seguito della perdita della protezione del cugino imperatore Napoleone III, sconfitto dai prussiani quello stesso anno è costretto all’esilio. Trasferitosi in Belgio, rientrò in Francia nel 1877, si stabilì a Versailles ove morì il 9 agosto 1881. La sua salma fu inumata al Cimetière des Gonards, Liberi Muratori del Grande Oriente-Loggia Bonaparte di Parigi. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”.

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