Un tutor, una figura di affiancamento. E’ l’ultima pensata del Governo sul tema dello scioglimento dei Comuni, argomento delicato e all’attenzione dell’esecutivo Meloni. La dimostrazione sta tutta anche negli ultimi avvenimenti, come dimostra il caso Reggio Calabria. Nonostante l’inchiesta Ducale, e lo spettro quantomeno di una Commissione d’accesso, questa non si è ancora verificata. E probabilmente non si verificherà mai. Le parole del sottosegretario Wanda Ferro, qualche settimana fa al “Cilea”, sono la conferma: il Centro Destra a Reggio Calabria vuole vincere sul campo alle prossime comunali e lo scioglimento sarebbe una mannaia senza fine. Tutto ciò nonostante un Governo di Destra al cospetto di un Comune, quello reggino, di Centro Sinistra. 12 anni fa sullo Stretto, a parti inverse, lo scioglimento arrivò: a pagare i cittadini, ancora oggi, mentre l’allora Sindaco (Demi Arena) è uscito pulito da tutte le accuse.
L’attuale Governo quindi non vuole forzare la mano. Gli scioglimenti sono troppi e pregiudicano anche il normale percorso di un’Amministrazione. “Rivedere l’articolo del Tuel sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose” è la proposta di Piantedosi nel suo intervento all’assemblea dell’Anci a Torino. “L’esperienza pratica ci ha insegnato” che è meglio mettere “nel sistema qualcosa in mezzo tra scioglimento e non scioglimento, come misure di affiancamento, una sorta di commissariamento. Nessuno – ha aggiunto il ministro – immagina di poter arretrare rispetto ai presidi di legalità. Ma è sempre lacerante e doloroso il fatto che ci siano misure molto forti che incidono sui principi democratici. Bisogna cercare una ulteriore forma di equilibrio tra mantenimento dell’esito dei circuiti democratici e il presidio di legalità”.