Da oltre un anno, su StrettoWeb, scriviamo che la Reggina in Serie D è come Milan o Juventus in Serie B. Non sappiamo come ci possano finire, ma di certo hanno l’obbligo di andare via al più presto. Per lo stesso motivo, sarebbe assurdo che i tifosi di Milan e Juventus si eccitassero per una vittoria in cadetteria a Cittadella, magari in rimonta, così come è assurdo che lo facciano i tifosi amaranto per un successo contro il Locri. Ma tant’è: tifare non è vietato a nessuno e né tantomeno eccitarsi per una rimonta contro la quartultima in classifica in Serie D, quando la tua squadra è quarta, per la seconda stagione di fila, e invece dovrebbe già essere a lottare per la B insieme al Benevento.
Detto questo, c’è una riflessione importante che ha lasciato in dote questo weekend di calcio: le contestazioni dei tifosi di Milan e Juventus. Proteste civili ma forti, significative e non passate inosservate ai più. Anche perché si tratta di due delle squadre più importanti d’Italia e del mondo, che stanno vivendo però un periodo così così. Tra le due, tuttavia, è bene fare dei distinguo.
La protesta degli ultrà del Milan: striscioni contro la proprietà, “noi non siamo americani”
L’eco della protesta del Milan è accentuato anche dal fatto che questa sia avvenuta al termine di una gara che avrebbe dovuto rappresentare una festa. Perché si festeggiavano i 125 anni di storia, con i giocatori in campo con una maglia celebrativa e con la presenza di tre grandi campioni del passato come Baresi, Inzaghi e Van Basten. Sul campo, però, un disastro: deludente 0-0 contro il Genoa allenato dall’ex Inter Vieira. Questo significa una sola vittoria nelle ultime cinque, secondo risultato negativo di fila, 6° posto (Conference League) a -5 e 4° addirittura a -8. Insomma, di questo passo l’Europa è a rischio e la tifoseria lo sa bene: a fine gara fischi rivolti alla squadra, alla proprietà e a Ibrahimovic. “Noi non siamo americani”, hanno urlato gli ultrà, i quali hanno esposto anche degli striscioni contro il patron Cardinale (“Dirigenti incapaci, società senza ambizione. Non siete all’altezza della nostra storia”). Una ribellione bella e buona, che non si vedeva da tempo, addirittura con il richiamo alla proprietà di vendere.
La contestazione dei tifosi della Juve: fischi alla squadra, Vlahovic litiga con gli ultrà
La situazione della Juventus è un po’ diversa. Ad oggi è 6ª, con 28 punti, ma con il 4° posto a -3, quindi ancora assolutamente alla portata. Perché, sì, l’obiettivo è quello: la qualificazione in Champions. Questa squadra non è la più forte del campionato, ha iniziato un nuovo ciclo con un nuovo allenatore e diversi giovani e non si può pretendere che ambisca allo Scudetto, nonostante fino a poche settimane fa fosse nel gruppone di vetta. Eppure, il pari di sabato ha mandato su tutte le furie i supporters bianconeri. Più per l’avversario e per le dinamiche di come sia arrivato il risultato. La Juve, infatti, si è fatta rimontare dall’ultima in classifica, il Veneiza, salvandosi in pieno recupero con un rigore. Senza la realizzazione di Vlahovic, sarebbe stata una sconfitta clamorosa.
Proprio Vlahovic, a fine gara, si è innervosito, prendendosela con un tifoso. La squadra, infatti, si è avvicinata sotto la Curva, beccandosi fischi e insulti. Per uno di questi l’attaccante serbo è andato su tutte le furie. Danilo e altri compagni hanno provato a calmarlo, ma il centravanti è poi uscito dal campo arrabbiatissimo, sommerso dai fischi. Il giorno dopo, ieri, ha chiarito la questione con un messaggio social.
Di certo resta la forte contestazione dei tifosi alla squadra dopo un risultato deludente. E pensare che solo qualche giorno prima la Juve aveva battuto il City in Champions, competizione in cui – così come per il campionato – le cose non stanno andando poi così male. Protesta forse eccessiva rispetto a quella dei tifosi del Milan, ma che fa riflettere.
I paragoni con la tifoseria della Reggina
Perché fa riflettere? Perché si ricollega, tornando al nostro territorio, con quanto sta succedendo a Reggio Calabria. Ormai la tifoseria della Reggina è totalmente sopraffatta dagli eventi, travolta, pronta a subire, senza reagire. Una buona parte di tifosi ha scelto la strada del totale disinteresse: non guardano più neanche il risultato a fine gara, non gli importa, sono schifati delle ultime vicende e di come ci si è arrivati. E’ la parte silenziosa della piazza amaranto.
Poi ci sono quelli che, nonostante cambino le stagioni, i Presidenti, le categorie, gli allenatori, sono lì, a farsi scivolare qualsiasi avvenimento o dichiarazione, a bersi qualsiasi bugia, a credere a qualsiasi parola. Da Saladini a Ballarino, la storia è la stessa. La Reggina è in Serie D per il secondo anno di fila, annaspa con difficoltà, ma di protestare neanche l’ombra. Tutto sembra filare liscio. La colpa era di Trocini l’anno scorso, di Pergolizzi quest’anno, ora degli arbitri e della squadra. Insomma, la proprietà – principale artefice con la gentile concessione della politica – non viene mai toccata, quantomeno dal tifo caldo. La protesta degli ultrà prima del match contro la Vibonese di Coppa Italia, o le spalle girate dopo la sconfitta a Siracusa, solo minuscoli e sparuti episodi improvvisati e poi incredibilmente rientrati. Non c’è un seguito, non c’è continuità, non c’è voglia di reagire seguendo una linea chiara e che imponga a questa proprietà maggiore chiarezza. Fermo restando che, già di per sé, le poche centinaia di presenze al Granillo sono un chiaro segnale del disinteresse della piazza, “giocattolo” ormai per pochi, davvero pochi.
Una situazione, però, ben più grave di quella che stanno vivendo Milan e Juventus, contestualizzata ovviamente alla loro storia. Eppure lì si protesta per molto meno. La tifoseria del Milan si arrabbia con la proprietà, che secondo i tifosi non ha investito abbastanza da poter lottare per il vertice, facendo la voce grossa in Italia e in Europa com’è stato negli anni d’oro. E’ il sacrosanto e legittimo diritto a pretendere un cammino in linea con un club che ha fatto la storia. La tifoseria della Juve se la prende con la squadra, anche se in questo caso serve molta più pazienza. In ogni caso, anche qui scatta la reazione di chi ha voglia di vincere sempre e comunque, in piena linea con il motto “Fino alla fine, vincere è l’unica cosa che conta”.
Due mentalità, quelle milanesi e torinesi, distanti anni luce anche nella vita di tutti i giorni. Lontanissime anche da quella mediocrità a cui Reggio Calabria ormai si è abituata. Una mediocrità che porta i propri amministratori a prendersela con chi stila le classifica sulla Qualità della Vita. Perché sì, qui abbiamo il sole, il mare e vinciamo in rimonta con il Locri in Serie D. E questo ci va bene…