Anche il Presidente di Confesercenti Claudio Aloisio commenta la classifica del Sole 24 Ore sulla Qualità della Vita. Evidenzia giustamente che i parametri sono oggettivi e, quindi, c’è poco su cui discutere. Sono quelli, non sono interpretabili né soggetti a opinioni, sono freddi numeri. Poi, però, cade nell’errore dei tanti che considerano la percezione “errata” perché Reggio Calabria è uno dei territori più belli. E quindi torniamo al sole e al mare. Bene, tutto bello, ma perché i giovani scappano da qui, nonostante tutto questo?
“Il 18 novembre commentavo l’indagine commissionata da Italia Oggi sulla “qualità della vita”, che vedeva Reggio Calabria nelle ultime posizioni. Oggi prendo atto di quella de Il Sole 24 Ore, che ci colloca ultimi nella classifica generale. Il mio pensiero non cambia rispetto alla precedente: questi studi fotografano una realtà descritta da numeri incasellati in parametri precisi, i quali, proprio per questo, non sono interpretabili, ma oggettivi”, esordisce Aloisio sui social.
“Ciò significa che la nostra Città Metropolitana, sotto molti aspetti, è arretrata, in difficoltà, con servizi insufficienti e spesso inefficienti, una crisi economica ormai perpetua, e un decoro urbano che lascia a desiderare. È una città che offre poche opportunità ai nostri giovani e, più in generale, a chi vorrebbe rimanere per investire nella propria terra. Queste classifiche rappresentano la fotografia di una comunità che vive ormai da decenni momenti di grande difficoltà e sofferenza”, aggiunge.
“Non chiamatele classifiche”
“Ribadisco però il mio convincimento: questi studi non dovrebbero riferirsi alla “qualità della vita”, che, concettualmente, non può essere descritta solo da freddi numeri e parametri oggettivi. Questi ultimi, peraltro, dovrebbero avere “pesi diversi” in relazione alle conseguenze che riflettono nella vita reale e quotidiana dei cittadini”, precisa. E da qui cambia la sua idea. “Nella classifica di Italia Oggi, il primato spettava a Milano, sicuramente ricca di opportunità lavorative, servizi eccellenti e una grande offerta ludica e culturale, ma anche una delle città considerate tra le più pericolose nel nostro Paese. Mi chiedo quindi: quanto pesa, nella “qualità della vita”, il rischio di essere derubati, scippati o rimanere vittime di crimini, rispetto al poter usufruire di servizi efficienti?”.
“Oppure, parlando di benessere economico: quanto vale guadagnare 2.000 euro di stipendio se poi ne devi pagare 1.000 per vivere in 14 mq? Di quale “qualità della vita” parliamo in 14 mq? E valutando i trasporti efficienti: è meglio avere treni, metropolitane e bus nuovi, in numero adeguato e puntualissimi, ma fare due ore di viaggio per arrivare al lavoro, o avere un trasporto pubblico deficitario ma impiegare 20 minuti per raggiungere la propria destinazione giornaliera?”.
“Questo per dire che la qualità della vita deve essere parametrata a una serie molto più ampia di variabili, alcune misurabili, altre non rappresentabili in numeri o grafici. Il calore delle persone, ad esempio, la bellezza dei luoghi, il valore delle tradizioni, della storia, e persino le percezioni e le emozioni trasmesse da un insieme di fattori, alcuni dei quali nemmeno colti a livello conscio. Come sarebbe possibile, quindi, classificarli in uno studio? Eppure sfido chiunque a non ammettere che questi aspetti hanno un impatto enorme sulla “qualità della vita” di ognuno di noi. Inoltre, il fatto che Milano passi dalla prima alla dodicesima posizione tra due ricerche che si occupano dello stesso argomento, redatte nello stesso periodo, dimostra che, se è vero che i numeri sono inconfutabili, è altrettanto vero che i criteri utilizzati per valutarli possono cambiare notevolmente il risultato finale”.
Le differenze tra Nord e Sud
“Alla fine, però, una costante rimane: tutte le ricerche degli ultimi anni, indipendentemente da come siano strutturate, collocano la nostra provincia, e più in generale la nostra regione e tutto il meridione, agli ultimi posti. Uno spaccato che certifica l’atavica arretratezza economica e infrastrutturale del sud rispetto al nord e che, purtroppo, non lascia spazio a discussioni né interpretazioni. Ma rimane anche il mio convincimento iniziale: non chiamiamole “classifiche sulla qualità della vita”. È un titolo fuorviante, che non rappresenta la realtà”.
“Perché Bergamo, la città che Il Sole 24 Ore reputa la migliore d’Italia per la qualità della vita, sarà bellissima, avrà sicuramente una squadra di calcio “simpatica”, che si sta dimostrando anche fortissima, un centro storico affascinante, servizi di altissimo livello, infrastrutture e collegamenti al pari delle migliori realtà europee, avrà tutto quello che volete. Ma se chiedete a me dove vorrei vivere tra Bergamo e Reggio Calabria, sceglierei Reggio Calabria tutti i giorni della mia vita, domeniche e festività comprese. C’è tanto, tantissimo da cambiare, migliorare, sviluppare. Ma una cosa è certa: io vivo in uno dei territori più belli che si trovano in Europa e non solo, con buona pace di qualsiasi studio, ricerca o classifica che tenta di convincermi del contrario”, si chiude la nota.
Reggio Calabria sarà anche bellissima, e nessuno lo mette in dubbio, ma dovremmo anche spiegare questo a chi va via da questa terra; a chi chiude le proprie attività dopo pochi mesi; dovremmo spiegarlo anche a chi (non) legge i dati sull’occupazione: meno della metà (con contratto registrato) lavora in città; tutti gli altri sono disoccupati o lavorano in nero. I dati vanno analizzati nel loro complesso. Se la gente va via e preferisce pagare 1.000 euro di affitto in un monolocale a Milano, evidentemente lo fa perché è più dignitoso che rimanere a spasso qui. E lì, certo, poi è bellissimo passeggiare tutto il giorno per fotografare il mare e i tramonti. Di seguito l’approfondimento con l’analisi di tutti gli indicatori. Sono quelli che fanno capire perché Reggio è ultima.