Un crollo netto, clamoroso, vergognoso, umiliante, ma tutt’altro che inaspettato. Reggio Calabria è l’ultima città per Qualità della Vita in Italia secondo la classifica del Sole 24 Ore. Un secondo ultimo posto, a qualche settimana di distanza da quello decretato da “Italia Oggi”. Un disastro. Due ultimi posti in due classifiche differenti e con parametri differenti. Mai nessuno aveva fatto così male. Però, dicevamo, non è affatto inaspettato. Fare peggio di così è impossibile, ma logica vuole che – essendo ai margini – basti anche poco per crescere, partendo dai bassifondi. E invece no. Negli ultimi dieci anni, la città è riuscita a superare se stessa, in negativo. Servizi inesistenti, politica inefficiente, disoccupazione ai massimi, criminalità in aumento, pochissimi spazi per cultura, sport e tempo libero.
E non è un caso che questi dieci anni siano coincisi con i dieci anni di Amministrazione Falcomatà, quella che ha certificato il clamoroso crollo del numero degli abitanti, con un’infinità di giovani in fuga al termine degli studi. E’ uno dei parametri peggiori di quest’anno, analizzati in altra pagina. Forse l’indicatore più preoccupante e allo stesso tempo più sottovalutato dalla stessa politica che in questi giorni sta provando a minimizzare, difendendo l’indifendibile, facendo credere alla gente che basti qualche nuovo Parco, quale luminaria o delle belle parole a incantare una popolazione che non ne può più, ma che allo stesso tempo trova ancora frange pronte a genuflettersi in nome di interessi, amicizie e simpatie.
E’ così che Reggio Calabria è tra le città peggiori sul fronte rifiuti, con diverse società a succedersi, annunci roboanti di nuovo sistema di raccolta e mai nessun problema risolto. La città ha una marea di cantieri aperti da anni – su tutti il Ponte Calopinace – e si ritrova nel degrado, con roghi in strutture abbandonate. E’ ancora clamorosa la vicenda dell’ex “Luna Ribelle”, con lo sgombero dei locali e le promesse di un nuovo bando. Tutto in fumo, tutto falso, bugie. Ora quella zona è abbandonata, diventando luogo di senza tetto, area dedita allo spaccio o in generale zona pericolosa, in cui di recente è divampato un incendio. E come non dimenticare le recenti aggressioni vicine al centro, come quella al soggetto in carrozzina fuori da un supermercato del Viale Calabria. Ultima, ma non per importanza, la vergogna messa in atto nello sport, con la Reggina. Uno dei pochi svaghi della città, rovinato dalla malapolitica.
E quindi poi non ci si lamenti se Reggio è ultima in una classifica in cui no, non si stilano i posti con il mare più bello, il sole tutto l’anno, i 20 gradi a dicembre. No, quelli sono standard regalati dalla natura, che non cambiano negli anni (e non per niente i turisti sono piacevolmente impressionati quando arrivano qui). A cambiare, negli anni, sono tutti quei parametri generati dalla gestione politica e di conseguenza dai servizi offerti ai cittadini, passando per svaghi, sicurezza, certezze lavorative, economia florida e sviluppo delle infrastrutture. E la situazione, prima dei due mandati Falcomatà, era decisamente diversa.
Le posizioni nella classifica generale degli ultimi 34 anni
Siamo andati a spulciare nelle classifiche del passato, sempre stilate dal Sole 24 Ore. Dal 1990 al 2012, quindi in ventidue anni, solo due volte Reggio ha raggiunto o superato la 100ª posizione, precisamente nel 1999 e nel 2010, in entrambi i casi con il 103° posto. Due casi assolutamente sparuti, isolati, per non dire casuali, considerando che prima la situazione era stata sempre – decisamente – migliore. La nota dolente arriva dopo, dal 2013 al 2024, negli ultimi undici anni, di cui dieci di gestione Falcomatà: quel 100° posto, raggiunto o superato solo due volte nei precedenti ventidue anni, nei successivi undici è stato toccato (e ampiamente superato) per ben dieci volte, praticamente quasi sempre. E’ la dimostrazione lampante del clamoroso crollo della città negli ultimi dieci anni.
Questi i piazzamenti nella classifica generale di anno in anno, dal 1990 al 2024:
- Anno 1990 – 87° posto
- Anno 1991 – 80° posto
- Anno 1992 – 86° posto
- Anno 1993 – 93° posto
- Anno 1994 – 80° posto
- Anno 1995 – 79° posto
- Anno 1996 – 91° posto
- Anno 1997 – 98° posto
- Anno 1998 – 93° posto
- Anno 1999 – 103° posto
- Anno 2000 – 87° posto
- Anno 2001 – 93° posto
- Anno 2002 – 84° posto
- Anno 2003 – 99° posto
- Anno 2004 – 97° posto
- Anno 2005 – 90° posto
- Anno 2006 – 94° posto
- Anno 2007 – 97° posto
- Anno 2008 – 92° posto
- Anno 2009 – 91° posto
- Anno 2010 – 103° posto
- Anno 2011 – 94° posto
- Anno 2012 – 92° posto
- Anno 2013 – 105° posto
- Anno 2014 – 106° posto
- Anno 2015 – 110° posto
- Anno 2016 – 109° posto
- Anno 2017 – 108° posto
- Anno 2018 – 104° posto
- Anno 2019 – 91° posto
- Anno 2020 – 95° posto
- Anno 2021 – 101° posto
- Anno 2022 – 102° posto
- Anno 2023 – 101° posto
- Anno 2024 – 107° posto
Verrebbe da chiedersi se per la politica locale anche negli anni 2019 e 2020 le classifiche fossero sbagliate. Sarebbe facile pensare che, essendo un dato isolato di due anni su dodici di disastri, si tratti di causalità, così come sono casuali i due piazzamenti al 103° posto tra il 1990 e il 2012. I numeri sono numeri, oggettivi e non opinabili. Poi c’è la soggettività, la percezione, la situazione familiare e lavorativa delle persone. E su quello ognuno può dire quello che vuole in base alla propria esperienza. Questi numeri sono invece neutri, stilati da chi non ha interessi a far emergere quella piuttosto che quell’altra città. Anche perché il Sole 24 Ore non è di certo un quotidiano “politico”, bensì economico e statistico.
E il Sole 24 Ore dice che fino al 2012, pur non brillando, e pur sempre all’interno di un contesto che vedeva la spaccatura Nord-Sud, Reggio provava a tenere botta, sospinta da Amministratori coraggiosi e lungimiranti, per i due decenni ’90 e 2000. Erano amministratori che lavoravano per provare a far splendere la propria città, che si battevano per grandi risorse (che poi sapevano come spendere). Amministratori che lottavano per ottenere grandi riconoscimenti (su tutti quello di Città Metropolitana), che si sforzavano per rendere Reggio attrattiva e che supportavano al massimo lo sport, che a cavallo tra anni ’90 e 2000 ha vissuto il suo periodo d’oro. E, no, neanche quello era un caso, così come non lo è il clamoroso crollo a 11 anni a questa parte.