“Quest’opera non ha colore politico”: è stato questo il ritornello, ripetuto da tutti a raffica, che ha accompagnato nella giornata di ieri l’evento di inaugurazione del terzo lotto della Gallico-Gambarie. A tagliare il nastro è stato il Sindaco Giuseppe Falcomatà (Pd), affiancato dal Senatore Nicola Irto (Pd) e dal Deputato Francesco Cannizzaro (Forza Italia). Subito dietro di loro, i Sindaci della Vallata, poi è spuntata una manina dalla seconda fila, quella del vice Sindaco metropolitano Carmelo Versace, molto meno discreto dell’euro deputato Giusi Princi, tristemente dimenticata dal comunicato stampa della Città Metropolitana che nella nota ha citato anche il Presidente della Camera di Commercio, il Rettore dell’Università Mediterranea e persino il Presidente del CONI, ma evidentemente il super staff di giornalisti si è scordato di menzionare l’unico rappresentante istituzionale del territorio al Parlamento europeo, che sbadatoni!
Dopotutto “Quest’opera non ha colore politico“, e quindi tutto è permesso. Ma che significa che “Quest’opera non ha colore politico“? Che tutti i cittadini potranno percorrerla, che siano di destra e di sinistra? Certo, ci mancherebbe pure. C’è bisogno di dirlo? No. Allora significa che non è un’opera di destra o di sinistra sotto il profilo di valori e principi? Certo, ci mancherebbe pure. E’ così per qualsiasi infrastruttura. Ed è proprio per questo che è anomalo come storicamente nel nostro Paese la sinistra si opponga a tutte le grandi opere che portano sviluppo e crescita nei territori. Prendiamo il MOSE di Venezia: ha un colore politico? Nel senso dell’opera in sé, no: non nasce dall’ideologia, ma dalla tecnologia. E nel senso del suo utilizzo, neanche: protegge Venezia e tutti i veneziani, che siano di destra e che siano di sinistra. Nessuno, però, può negare che la destra e solo la destra ha voluto e lottato per realizzare il MOSE, mentre la sinistra si opponeva e ha provato in tutti i modi ad ostacolarlo, ritardandone enormemente i tempi di completamento. La scelta politica di fare il MOSE, è stata della destra.
La stessa identica cosa sta succedendo per il Ponte sullo Stretto. E noi lo abbiamo già scritto un po’ di tempo fa, in modo ironico: vuoi vedere che alla fine saranno Elly Schlein e Giuseppi Conte ad inaugurarlo sorridenti, magari dicendo che “Quest’opera non ha colore politico“? Non è possibile? Dite davvero? Non potrebbero avere una faccia tosta così enorme? Ma guardate che per la Gallico-Gambarie sta succedendo la stessa identica cosa.
Le rumorose assenze all’inaugurazione della Gallico-Gambarie
Ieri, all’inaugurazione, hanno fatto rumore più le assenze che le presenze. Non c’era innanzitutto Peppe Scopelliti, che da governatore della Regione ha interamente finanziato l’opera nel 2013 con 67 milioni di euro. Non c’era Peppe Raffa, che da presidente della Provincia (oggi Città Metropolitana), in qualità di soggetto attuatore, nel 2016, ha posto la prima pietra del cantiere avviando i lavori. Non c’era Roberto Occhiuto, che appena un anno fa ha aggiunto ulteriori 10 milioni di euro per sopperire al caro prezzi dei materiali dopo il boom dell’inflazione.
Non sappiamo se Falcomatà (l’evento è stato organizzato dalla Città Metropolitana, in qualità di soggetto attuatore) non li abbia invitati o se siano stati loro a decidere di non andare. Ma di certo c’è che i principali protagonisti di questa grande opera non c’erano, eccezion fatta per l’on. Cannizzaro che da Scopelliti a Raffa e Occhiuto è sempre stato determinante nelle iniziative per arrivare al completamento dell’opera. E per fortuna che in prima fila c’era anche Mimma Catalfamo, l’ing. della Città Metropolitana che dietro i riflettori della politica ha guidato tutto l’iter realizzativo dell’opera. Lo avrebbe potuto tagliare lei, il nastro, e invece tra tutti i presenti lo ha fatto colui che lo meritava di meno, e cioè proprio Falcomatà che per questa strada non ha mai mosso neanche un dito.
Però “Quest’opera non ha colore politico”. Già. Lo hanno ribadito tutti: i giornalisti, quasi ossessivamente, lo stesso Sindaco Falcomatà, il Prefetto Vaccaro, finanche gli esponenti di Centrodestra presenti all’evento, storicamente molto timidi e moderati nel rivendicare i propri meriti. “Quest’opera non ha colore politico”, hanno detto anche loro, nel senso che “oggi rappresentiamo tutti, abbiamo ottenuto un grande risultato, abbiamo voluto e realizzato questa strada e la consegniamo a tutta la comunità, non solo ai nostri elettori“. Ma “Quest’opera non ha colore politico” lo hanno detto anche gli altri. Quelli che per la Gallico-Gambarie non hanno mai fatto nulla e oggi si sono ritrovati ad inaugurarla, tra imbarazzi e ipocrisie. Falcomatà si è spinto anche oltre, dicendo che “le strade e le infrastrutture uniscono” e che “mi auguro che questo governo investa nello sviluppo di strade e infrastrutture del Sud come fin qui è stato fatto per altre aree d’Italia, nelle Regioni del Nord”. Neanche fosse Salvini, che sta realizzando il Ponte sullo Stretto, l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, la nuova SS106… Finalmente anche Falcomatà e il Pd sono diventati sostenitori delle infrastrutture, o è stata solo la necessità dell’imbarazzo del momento? Intanto contemporaneamente, proprio nel weekend, il Sindaco di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, anche lei del Pd, si è apertamente schierata contro il Ponte sullo Stretto. La Gallico-Gambarie (moltiplicata per mille in termini di effetti benefici) della sua cittadina. Ce la immaginiamo lì con Schlein e Conte ad inaugurarlo, il Ponte, tra qualche anno, dicendo che “Quest’opera non ha colore politico”.
La faccia tosta di Mario Oliverio
Pensate che nei giorni scorsi, ad essersi lamentato di non essere stato coinvolto nelle celebrazioni per la Gallico-Gambarie è stato persino l’ex governatore regionale Mario Oliverio. Ha inviato una lettera pubblica esprimendo amarezza nei confronti di Falcomatà, evidentemente reo di non averlo invitato. Quali sono i meriti di Oliverio per la Gallico-Gambarie? In sostanza, quello di non aver bloccato l’opera in precedenza già finanziata e programmata da Scopelliti che lo aveva preceduto alla guida della Regione. Di certo, qualcosina in più di Falcomatà l’avrà fatta anche Oliverio in termini di trasferimenti dei finanziamenti dalla Regione alla Città Metropolitana, ma parliamo di burocrazia e non certo di scelte politiche.
E poi è lo stesso Oliverio che non ha neanche invitato Scopelliti all’inaugurazione della Cittadella Regionale di Germaneto (Catanzaro), a lui consegnata chiavi in mano proprio da Scopelliti; lo stesso Oliverio che poi non si è neanche presentato alla stessa Cittadella regionale per il passaggio di consegne a Jole Santelli dopo aver perso le elezioni del gennaio 2020. Insomma, un vero Signore. Chi di inaugurazioni ferisce, di inaugurazioni perisce.
Il precedente del 2002: altri tempi, altri uomini…
Ma stavolta che volete che sia, “Quest’opera non ha colore politico”. Che è un po’ come chiedere scusa, in imbarazzo, per trovarsi nel posto giusto al momento giusto. “L’abbiamo fatta tutti insieme questa strada”. Ma non è vero niente. Anzi. Voi non avete neanche mosso un dito! E allungate anche la manina dalla seconda fila…
Era il 2002 quando Scopelliti, appena eletto Sindaco di Reggio Calabria, invitava ad Arghillà Rosetta Neto all’inaugurazione della prima fiamma di metanizzazione della città ad Arghillà: un’opera voluta e realizzata da suo marito Italo Falcomatà. “Vabbè ma erano altri tempi, altri uomini, oggi ci siamo noi, non volete che ci prendiamo un po’ i meriti anche se non sono nostri? Non solo piove e ci siamo rovinati il ciuffo, che già solo per questo è da 24 ore che stiamo bestemmiando, ma adesso vi mettete anche voi di StrettoWeb, sempre a romperci i coglioni… E sì, ve lo diciamo già da ora, anche il Ponte sullo Stretto, che oggi chiamiamo Ponte di Salvini, ieri dicevamo che era il Ponte di Berlusconi, lo inaugureremo sorridenti e lo percorreremo gioiosi. Non credete che siamo geniali? Pensateci bene: quelli di destra si rompono la schiena a fare le cose, noi non muoviamo un dito anzi li contestiamo pure, e poi ci prendiamo anche i meriti del loro lavoro: non è il top del top? Ma quanto siamo furbi noi del piddì? Scrivete, scrivete questo, celebrate la nostra superiore intelligenza, ma quanto sono astuti quelli del piddì! E quanto siamo belli anche col ciuffo bagnato? Una mattina, ho inaugurato, o belli ciao, belli ciao, belli ciao ciao ciao, una mattina mi son svegliato e ho fatto il taglio del nastrò”.