Si è svolta nella giornata di giovedì 19 dicembre la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema relativo a “1924-2024: nel centenario della nascita di Alberto Lupo”. La manifestazione organizzata dal sodalizio culturale reggino ha registrato la presenza di autorevoli nomi sia del mondo istituzionale che di quello culturale.
L’incontro, organizzato dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria, ha ricevuto il Patrocinio della Città Metropolitana di Genova per la valenza e l’alto significato dell’incontro dedicato al grande attore, doppiatore e conduttore televisivo italiano.
Il programma e la scaletta degli intervenuti
Nel palinsesto della giornata di studi si sono alternati diversi interventi ed esperienze che hanno ricordato la figura umana ed artistica di Alberto Zoboli, in arte Alberto Lupo. Il Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”, Gianni Aiello ha ricordato diversi accadimenti storici che legano le due Città che si affacciano sul Mediterraneo, un’agorà di popoli e culture che si sono confrontate nel corso dello scorrere del tempo. È stata la volta dei saluti istituzionali della Città Metropolitana di Genova, nella persona della Consigliera Delegata a Diritto allo studio, Scuole ed edilizia scolastica, Pari opportunità e Patrimonio, Laura Repetto.
Successivamente hanno fatto seguito altri interessanti interventi, del mondo della musica italiana, come il compositore Franco Fasano, ma anche di diversi nomi del mondo culturale genovese, come Matteo Benvenuti della troupe “Il Leggendario” che ha presentato il viaggio itinerante di Dario Rigliaco “I luoghi di Alberto Lupo” che lungo il quale incontra le persone vicine ad Alberto Zoboli, in arte Alberto Lupo per un itinerario attraverso i Luoghi dell’Attore. Da Genova Sampierdarena e Genova Pegli, passando da Bolzaneto e al teatro Rina e Gilberto Govi. Altri graditi ospiti del Circolo Culturale “L’Agorà” sono stati Gigi Zoboli, nipote di Alberto Zoboli, in arte Alberto Lupo, successivamente è stata la volta di Ivaldo Castellani, Direttore artistico del teatro “Govi” di Genova. La giornata di studi si è conclusa con gli interventi della ricercatrice lucchese Elena Pierotti e del Vice presidente del Circolo Culturale “L’Agorà” Antonio Megali, che nel corso del loro intervento hanno ricordato il grande attore, doppiatore e conduttore televisivo italiano. Infine, ma non per ordine d’importanza, un ringraziamento va rivolto anche a Simona Cappelli ed al Direttore del teatro “Govi” Gilberto Lanzarotti.
Gli esordi
Alberto Lupo nasce a Bolzaneto il 19 dicembre del 1924, primo dei tre figli di un severo professore di lettere, Giuseppe Zoboli, che non vede di buon occhio le aspirazioni artistiche di Alberto, il quale preferisce agli studi di giurisprudenza il palcoscenico di piazza Tommaseo (quello che diventerà il Teatro sperimentale “Luigi Pirandello” e poi lo Stabile genovese). Di famiglia borghese (il padre era preside dell’Istituto Tecnico Gaslini di Genova Bolzaneto) nacque in via Nazionale (l’attuale via Bolzaneto), e dimostrò fin dalla prima gioventù trascorsa a Pegli (una targa posta al civico 1 della via Amerigo Vespucci ne ricorda la dimora) un vivo interesse per la recitazione, frequentando a vent’anni corsi impartiti da Andrea Miano e prendendo successivamente lezioni da Lea Zanzi.
Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza per assecondare il desiderio del padre, ma continuò a nutrire la passione per il teatro, al punto da costituire una filodrammatica nella fabbrica di elettrodomestici San Giorgio, dove nel frattempo era stato assunto come impiegato. Con i suoi compagni d’avventura mise in scena“Piccola città” di Thornton Wilder, riscuotendo un lusinghiero successo. Nel 1946 Alberto Lupo si iscrive perciò al Teatro sperimentale “Luigi Pirandello” della sua città, successivamente assunse la denominazione di Teatro d’Arte Città di Genova, lavorando fino al 1952, in seguito recitò al Piccolo Teatro di Milano e al Teatro Nuovo, dove nella stagione 1953-54 recitò accanto a Gino Cervi nel “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand. Esordì come attore cinematografico nel 1954 con un ruolo nel film”Ulisse” di Mario Camerini. Perlopiù otteneva parti secondarie in film di genere tipici dell’epoca. Recitò nel film “Il sicario, diretto” nel 1960 da Damiano Damiani.
Alberto Lupo tra il piccolo schermo e la musica
Oltre al teatro e alla tv, “frequenta” anche il mondo del cinema (debutta nel 1954 con l’Ulisse di Mario Camerini), dei fotoromanzi, del doppiaggio (presta la voce anche a John Wayne), di Carosello, della prosa tv e radiofonica, della discografia. Nel 1955 esordì in televisione nel romanzo sceneggiato “Piccole donne” diretto da Anton Giulio Majano.
Da allora fu protagonista di molti altri sceneggiati televisivi come Una tragedia americana del 1962, “La cittadella” del 1964, nel quale interpretava il ruolo del protagonista dottor Manson, “Resurrezione”, del 1965, tratto dal romanzo di Lev Tolstoj, “Un certo Harry Brent” del 1970 e “Come un uragano” del 1971, e programmi televisivi di intrattenimento ai quali, ormai celebre e famoso, prestò la sua figura di impeccabile presentatore.
Negli anni sessanta fu protagonista di vari fotoromanzi pubblicati sui settimanali “Bolero Film”, “Grand Hotel” e “Sogno”; tra i suoi fotoromanzi ci sono “Sposa per una notte” (1964) con Giulia Lazzarini, “Smarrimento” (1965) con sua moglie Lyla Rocco, “L’impossibile verità” (1967) con Leonora Ruffo e “La donna che non era mai nata” (1967) con Nadia Marlowa. Lavorò nel doppiaggio di film stranieri (per la C.I.D.) e aveva anche attratto l’attenzione dei produttori discografici, che gli chiesero di registrare dei brani recitativi quali “Io ti amo” nel 1967 (cover di I Love You, recitato da Anthony Quinn) e “Una telefonata” nel 1971. Dal primo dei due venne tratto nel 1968 un film diretto da Antonio Margheriti.
Il successo nel campo discografico giunse inaspettatamente nel 1971, quando venne scritturato per presentare insieme a Mina il programma televisivo di varietà della Rai Teatro 10 con la regia di Antonello Falqui. Gli autori della trasmissione Leo Chiosso e Giancarlo Del Re desideravano che entrambi i conduttori incidessero la sigla finale del programma e, per adattarla alle corde interpretative dell’attore ligure, decisero insieme al direttore d’orchestra Gianni Ferrio di scrivere una canzone che comprendesse una parte recitata da una voce maschile a complemento della melodia cantata da Mina.
Nacque così Parole parole, brano che lo portò alla notorietà anche in campo discografico, salendo al primo posto della hit parade e rimanendovi per diverse settimane. Di questa canzone, che ancora oggi conserva una grande popolarità, furono anche incise versioni in svariate lingue straniere, la più famosa delle quali è quella francese interpretata da Dalida e Alain Delon. Ma è la televisione, oltre che la radio, a dargli ampia notorietà, soprattutto grazie agli sceneggiati e ai suoi ruoli romantici.
Negli anni ’50 e ’60 fu infatti il “romantico “interprete di decine di romanzi sceneggiati, tra i quali ricordiamo “Capitan Fracassa” (1958), “Padri e figli” (1958), “Una tragedia americana” (1962), “I Giacobini” (1962) e “Resurrezione” (1965). Indimenticabile il ruolo del dottor Manson che l’attore rivestì nel celeberrimo sceneggiato”La cittadella”(1964). Si propose anche nelle vesti di garbato presentatore in spettacoli leggeri, come”Teatro 10” (1971). Nell’autunno 1976 fu uno dei protagonisti, insieme a Nino Castelnuovo, di una serie di gialli polizieschi abbinati alla trasmissione televisiva”Chi?” dove interpretava la parte del commissario Serra: in ogni episodio non mancava mai una scena nella quale egli, fumatore incallito, al momento di accendersi una sigaretta trovava il filtro della stessa sempre rivolto erroneamente verso l’accendino.
Nel 1977, all’apice della sua carriera, accettò di interpretare in teatro il dramma “Chi ha paura di Virginia Woolf?” Durante le prove al teatro San Babila di Milano, il 15 novembre 1977, venne colpito da una trombosi alla carotide. Ricoverato d’urgenza all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, rimase in coma per diverso tempo e al suo risveglio si ritrovò afono e affetto da un’emiparesi. Dovette in seguito sottoporsi a una complessa riabilitazione per recuperare la voce e le facoltà motorie, aiutato dalla moglie Lyla Rocco.
Ritorna sul piccolo schermo nel 1979 con la trasmissione “Buonasera con… Alberto Lupo”, programma giornaliero del tardo pomeriggio su Rete 2. L’anno successivo apparve sul grande schermo nel film “Action”, diretto da Tinto Brass. Nel 1980 Alberto Lupo è presente nello sceneggiato ”L’eredità della priora” e l’anno successivo apparve sul grande schermo nel film “Action”, diretto da Tinto Brass; nel 1982, interpretò l’episodio ”Tre colpi di fucile” della serie”Dentro una stanza chiusa”, diretto da Daniele D’Anza; del 1983, comparve nello sceneggiato televisivo del 1983 ”L’amante dell’Orsa Maggiore”, diretto da Anton Giulio Majano.
Alberto Lupo e la Calabria
Tra il 1966 ed il 1979 è stato protagonista come conduttore di diversi incontri musicali come il Cantagiro e la “Mostra internazionale di musica leggera” ma anche di una serie di appuntamenti televisivi, tra i quali, “Partitissima”, spettacolo abbinato alla Lotteria Italia, “Senza rete”, “Milleluci”.Alberto Lupo è stato presente in Calabria in diverse occasioni sia come conduttore di importanti manifestazioni musicali che come attore.
A tal proposito si ricordano quelle relative alla manifestazione europea del Cantaeuropa, presente in tre occasioni (dal 26 al 28 settembre del 1972) in quel di Reggio Calabria (stadio comunale), Vibo Valentia (501 Hotel) e Diamante (provincia di Cosenza). Il 12 giugno del 1975 a Reggio Calabria in occasione di un’altra manifestazione musicale, il Cantasud. In tutte le occasioni si registrò una buona risposta di consensi, sia da parte degli organi di stampa che da parte del pubblico presente in quelle manifestazioni. Per più di una generazione di italiani Alberto Lupo è stato la voce, suadente, calda, di un attore affascinante e garbato che, passando per il teatro, il cinema, il varietà televisivo e la canzone, raggiunse una vastissima popolarità tra gli anni Sessanta e Settanta.
Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi a cura della prof.ssa Manuela Quattrone, specializzata in Conservazione, Restauro e Valorizzazione dei beni architettonici e ambientali, gradita ospite del Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 22 novembre.