Si è svolta oggi, martedì 10 dicembre la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sul tema “1924-2024: nel centenario della morte di Giacomo Puccini” che ha ricevuto il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Lucca e del Comune di Lucca. Dopo i saluti e/o ringraziamenti da parte di Gianni Aiello (Presidente del sodalizio culturale reggino), è stata la volta dei saluti istituzionali da parte di Angela Mia Pisano, Assessore alla Cultura e delega ai musei del Comune di Lucca. Poi la parola è passata alla ricercatrice toscana Elena Pierotti e successivamente al Vice presidente del sodalizio culturale reggino Antonino Megali, in qualità di relatori.
Chi era Giacomo Puccini
Giacomo Puccini nasce a Lucca il 22 dicembre 1858 da una famiglia che da quattro generazioni è dedita alla musica, sia dal lato paterno che materno. Il padre, Michele (1813-1864) muore quando Giacomo ha poco più di cinque anni, e l’educazione musicale del ragazzo viene affidata allo zio materno Fortunato Magi, poi a Carlo Angeloni, entrambi ex allievi del padre. Seguendo le tradizioni familiari, Puccini diventa fanciullo cantore (1868), quindi organista (1872); e in questa veste è attivo anche come precoce compositore. Nel 1874 è ammesso all’istituto Musicale Pacini di Lucca, e due anni dopo scrive il Preludio a orchestra.
Nel 1880 si congeda da Lucca con una Messa di gloria che riceve un’ottima accoglienza e, attratto dal teatro, nel novembre si trasferisce a Milano per sostenere l’esame di ammissione al Conservatorio, dove ebbe come insegnanti Antonio Bazzini, soltanto per poco più di un mese, e Amilcare Ponchielli. Nel luglio 1883 conclude gli studi facendo eseguire come saggio finale il Capriccio sinfonico, diretto da Franco Faccio, che viene molto ben giudicato. In ottobre l’editore Sonzogno pubblica la melodia per canto e pianoforte Storiella d’amore; nello stesso periodo lavora a un’opera in un atto, Le Willis, su un libretto di Ferdinando Fontana che ha ottenuto grazie all’interessamento di Ponchielli, e con quest’opera partecipa al primo Concorso Melodrammatico organizzato da Sonzogno.
L’opera non viene premiata ma, grazie all’ aiuto di alcuni amici (fra cui Ponchielli, Fontana, Arrigo Boito e Giulio Ricordi), viene rappresentata il 31 maggio 1884 al Teatro Dal Verme di Milano, ottenendo un grande successo. Ricordi la acquista e dà all’autore l’incarico di scriverne un’altra. Giacomo Puccini torna a Lucca, dove inizia la convivenza con Elvira Bonturi, moglie del droghiere Narciso Gemignani, che potrà sposare solo nel 1904. Avuto il nuovo libretto di Fontana, Edgar, una storia a fosche tinte la cui trama ricorda quella della Carmen, ne inizia la stesura musicale con poca convinzione: nel frattempo (estate 1886) si è trasferito a Monza con Elvira e la figlia di lei, Fosca, e qui il 23 dicembre nascerà l’unico figlio, Antonio.
Quando finalmente Edgar va in scena (Milano, Scala, 21 aprile 1889), è un insuccesso, del resto largamente previsto dall’autore e dall’editore, il quale tuttavia conferma la sua fiducia al compositore. Sono momenti difficili per Puccini, che nel frattempo si è stabilito a Milano, e pensa a nuovi soggetti: la Tosca di Sardou e la Manon Lescaut di Prévost. Viene scelto quest’ultimo soggetto, malgrado il rischio di un pericoloso confronto con l’acclamata opera di Massenet e, nel 1890, dopo un faticoso lavoro di collaborazione fra Ricordi, Leoncavallo, Domenico Oliva e Marco Praga, il libretto è pronto e Puccini può iniziarne la composizione nella nuova casa di Torre del Lago. Ma prima che l’opera possa dirsi compiuta (autunno 1892), il libretto deve essere sottoposto ad ampi rifacimenti, affidati a Luigi Illica con la consulenza di Giuseppe Giacosa. Il primo febbraio 1893 il trionfo di Manon Lescaut pone fine a un lungo periodo di incertezze: non solo il soggetto più congeniale, ma anche l’acquisita coscienza di dover esercitare un assiduo controllo sull’elaborazione librettistica sono alla base della raggiunta maestria.Pochi mesi dopo Puccini sceglie la Vie de Bohème di Murger, e il libretto viene affidato ancora a Illica, con la collaborazione di Giuseppe Giacosa.
Il lavoro con una serie di alti e bassi di entusiasmo e di perplessità, che resteranno una costante del lavoro pucciniano copre tutto il 1894 e il 1895. E solo il primo febbraio successivo La Bohème ha il suo battesimo a Torino: con un tiepido successo, che va però facendosi imponente nel corso delle repliche e in occasione delle riprese in altri teatri italiani. Intanto Giacomo Puccini è spesso in viaggio, a seguire esecuzioni di sue opere in varie città italiane e anche all’estero: fin dal 1892 è stato a Madrid per Edgar e ad Amburgo per Le Villi; poi si reca a Vienna e a Parigi, dove nel 1898 presenta La Bohème con grande successo. Tuttavia, la ricerca di un nuovo soggetto per l’opera successiva diventa una delle principali preoccupazioni di Puccini: e riaffiora il progetto di Tosca, affidata alla ben collaudata esperienza di Illica e Giacosa.
L’elaborazione librettistica è ancora una volta molto sofferta, anche per le perplessità dell’editore e di Giacosa, e per lo sforzo di adeguarsi alle esigenze di Sardou. Come già per La Bohème, anche il primo contatto del pubblico con Tosca (Roma, 14 gennaio 1900) non è esaltante, ma bastano pochi mesi perché la nuova opera entri anch’essa nel repertorio dei maggiori teatri europei. Nel luglio 1900 Puccini vede a Londra il dramma di Long e Belasco Madame Butterfly: soggetto che viene scelto, mettendo da parte altri spunti, fra cui una Maria Antonietta. Sono sempre al lavoro Illica e Giacosa, alle prese con le solite perplessità; ma la lentezza con cui si procede questa volta è causata anche da un grave incidente automobilistico (febbraio 1903), che provoca a Puccini la frattura di una gamba e una convalescenza particolarmente lunga.
La prima versione di Madama Butterfly, in due atti (Milano, Scala, 17 febbraio 1904) è un clamoroso insuccesso; ma dopo solo tre mesi la ripresa di Brescia, in tre atti, con alcune modifiche e ampi tagli, decreta il successo dell’opera. Ora si riparla di Maria Antonietta, e di un trittico su racconti di Gorkij; è anche il momento di viaggi a Londra e di un lungo soggiorno a Buenos Aires (1905). Poi è la volta di New York (1907), dove Giacomo Puccini ha occasione di vedere un dramma di Belasco, che sarà alla base della nuova opera La fanciulla del West. I librettisti questa volta sono Carlo Zangarini e Guelfo Civinini. e la prima rappresentazione ebbe luogo, con un successo caloroso, al Metropolitan di New York (10 dicembre 1910).
Con la morte di Giulio Ricordi (6 giugno 1912) finisce il più intenso periodo creativo di Puccini, che ora è attratto dall’idea di una collaborazione con D’Annunzio, e torna a pensare a una serie di tre atti unici. Su tutti questi progetti prevale tuttavia la sostanziosa offerta viennese per un’operetta, che sarà poi La rondine, scritta da Giuseppe Adami e destinata all’editore Sonzogno: nata negli anni di guerra, in mezzo a molte perplessità, la nuova opera viene rappresentata a Montecarlo il 27 marzo 1917, e non avrà mai vita facile, malgrado le vistose modifiche cui verrà sottoposta. Nel frattempo ha preso corpo il cosiddetto “Trittico”, comprendente Il tabarro scritto da Giuseppe Adami, e due testi di Gioacchino Forzano, Suor Angelica e Gianni Schicchi; il trittico va in scena il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York.
Turandot è il nuovo soggetto che Giacomo Puccini sceglie all’inizio del 1920 e che affida all’elaborazione librettistica del ben collaudato Giuseppe Adami, cui si unisce l’esperienza teatrale di Renato Simoni. E’ un lavoro che impegna Puccini per vari anni, con un decorso particolarmente alterno, anche perché il compositore soffre di disturbi alla gola che nell’ottobre 1924 saranno diagnosticati come cancro. Verso la fine del 1923 la Turandot è quasi compiuta, ma ancora manca il duetto finale, il cui testo viene faticosamente rielaborato.
Mentre sono in corso ritocchi e rifacimenti, nel settembre 1924 Giacomo Puccini prende accordi con Toscanini per la prima rappresentazione dell’opera, prevista per l’aprile seguente, ma il 4 novembre, con il duetto finale non ancora composto, Puccini parte per Bruxelles, dove viene ricoverato in una clinica. Il 24 viene operato alla gola, e muore il 29 novembre 1924.