Continuano ad arrivare frequenti alla nostra redazione, in questi giorni, i pensieri di cacciatori calabresi arrabbiatissimi per le ultime vicende legate al calendario venatorio, con i ricorsi degli ambientalisti che frenano le normali attività di caccia. L’ultimo punto di vista in ordine di tempo è quello di Rosario Sergi, volontario presso Enov “I Falchi dello Stretto”. “Ne approfitto – afferma – per espletare anche io la mia rabbia nei confronti di questi bracconieri e finti cacciatori, quindi da non considerare veri tramandatori di una cultura, perché va sottolineato che la caccia è cultura, fa parte delle nostre tradizioni. Perché questa caccia praticata in Calabria viene considerata poco importante e le altre praticate in altri paesi del mondo vengono pubblicizzate (caccia inglese)?”.
“I problemi legati al bracconaggio – continua – non si risolvono chiudendo e quindi non rispettando le scadenze di un calendario venatorio approvato ad agosto, ma si risolvono cacciando queste persone e punendole con la legge, lasciando esercitare la caccia a chi veramente la pratica con passione, quindi a chi è un vero cacciatore. Concordo con il signor Evoli per quanto riguarda i postaioli, che praticano la posta alla beccaccia indisturbati”, conclude.