Nel corso della seconda udienza del processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio inerente alla strage di Capaci, sarà ascoltato il collaboratore di giustizia Pietro Riggio. L’udienza è prevista per l’11 febbraio, alle ore 10, presso l’aula bunker Malaspina di Caltanissetta.
È quanto deciso dal Presidente della Corte Francesco D’Arrigo al termine della prima udienza del processo che si celebra davanti al Tribunale di Caltanissetta.
Nel novembre 2019, al processo Capaci bis, a Caltanissetta, il collaboratore nisseno, aveva riferito, tra le altre cose, quanto apprese da Giovanni Peluso nel 2000, altro imputato, sulla “volontà di Cosa nostra di eliminare il giudice Leonardo Guarnotta“, ex membro del pool antimafia di Antonino Caponnetto e all’epoca presidente della corte che stava giudicando il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno a Cosa nostra.
“Giovanni Peluso – aveva dichiarato Riggio in aula rispondendo alle domande dell’avvocato Salvatore Petronio – voleva essere coadiuvato in un attentato nei confronti di un giudice palermitano, il dottore Guarnotta. Le ragioni non me le disse, se non l’esigenza di rifugiarsi dopo l’attentato. Aveva anche fatto uno schizzo sull’abitazione del giudice. Io quel giorno stesso riferii dell’attentato al colonnello della Dia“.
Sul punto però rispetto al verbale reso ai pubblici ministeri, Riggio aveva cambiato un po’ le sue dichiarazioni. Ai magistrati aveva detto: “Peluso mi disse che la ‘nostra organizzazione’ aveva bisogno di fare favori alla politica quando ve ne era la necessità. Segnatamente mi disse che era stato incarico a uccidere il giudice Guarnotta e che a tal fine aveva già eseguito un sopralluogo nei pressi di un ‘palazzo’, ritengo fosse quello dove abitava il magistrato“.
Nel corso della stessa udienza (2019), Riggio aveva anche riferito che un ex poliziotto avrebbe messo l’esplosivo sotto l’autostrada per preparare la strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui furono uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. L’uomo collabora con la magistratura da più di 14 anni.
Interrogato sul perché fino a quel momento non avesse mai parlato della strage di Capaci, Riggio replicò, collegato in videoconferenza: “non ho parlato prima della strage di Capaci perché, purtroppo, ho avuto modo di conoscere il sistema dall’interno e se io ne avessi parlato prima oggi sarei un uomo morto…“.