Il fastidio di pensare – Il coraggio della diversità

A Stilo si può ammirare la statua bronzea che il paese ha dedicato alla gloria locale, il filosofo Tommaso Campanella

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Poco prima di entrare a Stilo, pregevole borgo medioevale sulle alture della costa ionica reggina, si può ammirare la statua bronzea che il paese ha dedicato alla gloria locale, il filosofo Tommaso Campanella. L’uomo vi appare pensieroso su una stele dove è inciso un distico che ne sintetizza la filosofia politica: “Io nacqui a debellar tre mali estremi – tirannide, sofismi, ipocrisia”. In una terra culturalmente sottosviluppata il frate stilese rappresenta una gloria assoluta. Gli è stato dedicato un po’ di tutto: strade, scuole, e persino la sede del Consiglio regionale dove entrando si può vedere un suo enorme ritratto dove è rappresentato con il saio domenicano e i lineamenti da attore hollywoodiano, anche se noi crediamo piuttosto che il suo volto somigliasse di più a quello che gli fece il compaesano Francesco Cozza, quello duro e severo del contadino calabrese.

L’opera più famosa del filosofo calabrese è la Città del Sole

L’opera più famosa del filosofo calabrese è la Città del Sole, una sorta di compendio di quello che dovrebbe essere lo Stato ideale. Che qualcuno immagina una utopia e che invece egli tentò davvero di realizzare, al prezzo di quasi trent’anni di carcere. È una sorta di teocrazia dove una specie di sovrano mezzo sacerdote e mezzo monarca istruisce e guida la popolazione che gli è stata affidata fin dall’infanzia con l’aiuto di tre collaboratori. In questo mondo è vietato essere diversi e pensare autonomamente: tutti vestono in maniera uguale, tutti mangiano le stesse cose, tutti si muovono secondo schemi fissi e sono educati ad obbedire a uno stretto sistema di regolamenti. Anche gli accoppiamenti sono decisi dall’alto, secondo rigide regole eugenetiche. Eppure, appunto, Campanella non era per niente ipocrita quando parlava di questo Stato che ci farebbe tremare come quello in cui l’uomo sarebbe stato finalmente libero dalla tirannide. Egli era assolutamente sincero quando ideando questo modello sociale e tentando di realizzarlo era spinto dal desiderio di liberare finalmente la gente da ogni forma di dispotismo.

Ma egli era nato nella Calabria spagnolesca del Cinquecento, un mondo dove il medioevo, che era finito un po’ dappertutto, continuava imperterrito, e questa visione controriformista di libertà (senza sarcasmo) era la stessa che alcuni gesuiti qualche anno prima erano andati a creare nel Paraguay a spese degli indigeni con un certo successo. Il presupposto era semplice. Non c’è bisogno che voi vi preoccupiate di pensare: ci siamo noi per questo. Voi preoccupatevi solo di eseguire le regole che vi diciamo e vedrete che tutto funzionerà senza problemi.

L’opera, anche per la sua forma dialogica che la rende di facile lettura, è sempre stata una delle più note della letteratura filosofica. Ancora nel Novecento ha avuto tantissime ristampe. Ma con diverse interpretazioni. Nell’Occidente i suoi curatori, in primis Bobbio e Firpo, hanno messo in evidenza soprattutto le contraddizioni di questo mostro politico dove si pretende di rendere gli uomini liberi regolando ogni loro minima azione. Sembra invece che durante la guerra fredda Campanella fosse considerato un filosofo di spicco nel mondo sovietico (su Cina e Corea del Nord non abbiamo dati). La concezione di uno Stato in cui qualcuno si assume un ruolo guida di fronte a una società omologata era ed è sempre stato vista come un modello da alcune culture sociali in cui l’individualità e la diversità sono viste come qualcosa che dà fastidio e in cui provare a pensare con la propria testa è visto come un pericoloso caso di deviazionismo. Eredi politici dell’osannato frate calabrese, nel mondo di Sakarov e del Samizdat chi si opponeva a un governo che si sforzava di pensare a tutto per il tuo benessere non veniva visto tanto come un uomo “libero” ma come un pericoloso disturbatore di una società che aveva raggiunto l’apice.

L’ordine

L’ordine è comunque pur sempre sociale un bene da preservare, dove la libertà non ha senso se chi si prende l’onere di pensare provvede già a tutto. La libertà, diciamolo bene, rende le società disordinate, mentre nessuno può dubitare che le grandi dittature siano estremamente funzionali. Si tratta solo di scegliere. E da qualche anno anche nel libero Occidente sta serpeggiando una strana tentazione. Da un po’ di tempo infatti c’è qualcuno che ha deciso, in maniera surrettizia, che essere diversi e prendersi la libertà di scegliere sia qualcosa di sbagliato anche qui. Quando si pensa, infatti, si rischia di sbagliare, e perché assumersi questo rischio quando c’è chi possiede già la soluzione corretta? Basta solo spiegare alla gente come pensare nel modo giusto. Non che pensare “sbagliato” sia illegale, ancora (ma non si sa per quanto). Per ora è solo riprovevole socialmente. E bisogna cominciare ad escludere chi non si vuole adeguare.

È lo Stato etico, che non vuole tanto dei cittadini liberi, ma dei cittadini moralmente esemplari. E quindi riaffiora quel pericoloso connubio di etica e politica di chi, avendo in mente la società ideale e volendola realizzare guarda male chi non è d’accordo. Non c’è nulla di più pericoloso dei moralisti al potere. E così è vietato usare parole inappropriate, e quindi se è il caso si devono anche ripulire la letteratura e i film. È vietato pensare in maniera sbagliata e quindi, in una società omologante, ogni cosa che possa sembrare diversa è bollata come razzista, o omofoba, o maschilista o insomma vedere una qualche diversità negli altri è una forma di colpevolezza. E se è il caso ripulire anche la storia, e pensare in altro modo vuol dire essere bollati come “fascista” e additati al disprezzo sociale.

Bene sociale

Adesso al peso di questa catena si aggiunge un altro anello. Sempre per il bene sociale, naturalmente. E dall’inizio di questo nuovo anno a Milano non sarà più consentito fumare neanche sul davanzale di casa. La salute è diventata il nuovo imperativo etico. Fumare, sembra ormai accertato, fa male, e quindi è giusto così. Così come il razzismo, e l’omofobia, e tante altre cose sono una brutta cosa, e quindi niente da obiettare. E pure un mondo dove non ci si offende più è un mondo più pulito. Insomma, nulla da eccepire: ognuna di queste nuove regole sta elevando la nostra società verso l’eccellenza. Passo dopo passo la società occidentale si avvia a diventare una società migliore, verso la perfezione, a cui ora si aggiunge il divieto del fumo che renderà l’aria più tersa. Una stravaganza italica, si dirà, un nobile esperimento in mezzo alla benemerita corsa sfrenata all’ecologia che vuole ripulire dai carburanti la minuscola Europa in mezzo all’inquinamento mondiale. Ma io mi guarderei bene dall’accogliere quello che capiterà nel capoluogo lombardo come una semplice bizzarria per riempire i giornali, un tentativo di buoni propositi tanto strombazzato quanto inapplicato da un popolo ciarliero. Quello che mi spaventa è piuttosto lo spirito che la ha edificata.

È un’imposizione travestita da carezza che il pater familias di turno fa al suddito dicendogli: “Tutto questo è per il tuo bene. Ma siccome tu non sai quale sia, ci abbiamo pensato noi a decidere per te. Tu sforzati solo di obbedire e la tua vita sarà migliore”. E questo atteggiamento paternalistico verso l’altro visto come un minus habens che non sa badare a sé stesso e non sa gestire la propria libertà è, a poco a poco, la rinuncia dell’Occidente ai presupposti su cui è stato costruito. Non sappiamo se siamo giusti o sbagliati, ma vorremmo avere il coraggio di provare a deciderlo noi e di assumerci i rischi della nostra libertà. Ad essa si sta sostituendo, un passo alla volta, un gruppo di teocrati travestiti da politici che afferma di conoscere al posto nostro cosa sia giusto e cosa sbagliato. Cosa sia lecito pensare. Di avere le chiavi della salute e della morale. E a poco a poco, sorridendo di queste bizzarrie e abbassando il capo alla correttezza di questa morale ci troveremo improvvisamente, edificata mattone sopra mattone senza che ce ne saremo resi conto, in una gigantesca Città del Sole. Con la differenza che poiché ce la saremo costruita noi passo dopo passo e senza accorgercene, alla fine saremo convinti che invece di essere chiusi in un carcere ci troviamo in un meraviglioso regno della libertà. Come pensava Campanella.

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