Dare ragione ai complottisti? E’ dura, durissima. Il problema è che i pensieri complottistici a volte si mischiano ad altri più veritieri, sensati, anche più o meno logici. E non parliamo ovviamente di scie chimiche, di 5G, di Terra piatta o robe del genere. Basta semplicemente tornare indietro, di qualche anno, al periodo del Covid, alla deriva chiusurista dei Governi di Sinistra – in tutto il mondo – e all’approccio nei confronti del popolo. “Seguiteci, perché chi non è con noi lo escludiamo dalla vita sociale”. E quindi “Se non ti vaccini muori”; “Senza vaccino non puoi entrare al ristorante”; “Chiudiamo oggi per abbracciarci domani”; “Apriamo i ristoranti a pranzo ma alle 18.30 devono chiudere”.
Ma, ancora peggio – ed è qui che si mischia il ‘no’ al pensiero unico con il complottismo – le censure vere e proprie sui social network imposte a chi provava a raccontare la storia in modo diverso. Lo ha ammesso, Mark Zuckerberg, CEO di Meta. Ovviamente non in quel periodo, ma dopo, quando le acque si erano calmate. Con la scusa del “fact-checking”, nel pieno controllo dei social più potenti, ha strizzato l’occhio ai Governi chiusuristi e ha appoggiato la “battaglia della paura”. Un’operazione “pericolosa”, all’epoca passata sotto traccia, ma venuta fuori col tempo, così come l’approccio della gente alla pandemia. In tanti, quasi tutti, hanno preso coscienza della situazione, che era diventata insostenibile.
Oggi ne parliamo al passato, per fortuna, ma tante ferite sono ancora aperte e tante conseguenze probabilmente le pagheremo ancora per anni. Però Mark Zuckerberg ha deciso di tornare indietro. Lo ha fatto ora, in serenità, sempre ad acque calme, cambiando obiettivo. E se prima strizzava l’occhio a Biden, ora lo strizza a Trump, cavalcando l’onda di un mondo che prova a reagire al politicamente corretto, che chiede più libertà e meno censure.
Le motivazioni del CEO di Meta e gli attacchi a Europa e Biden
“Addio fact-checking su Facebook e Instagram”, ha detto Zuckerberg. Una svolta che ha riscosso subito il plauso sia di Trump (“Meta ha fatto molta strada”) che di Elon Musk (“Cool”). “Ci libereremo dei fact-checker e li sostituiremo con note della comunità simili a X, a partire dagli Stati Uniti”, ha spiegato Zuckerberg in un video sui social (dopo aver preavvisato il team di Trump), escludendo piani immediati per l’Ue e la Gran Bretagna, dove vigono leggi più restrittive che impongono alle società di Big Tech di assumere maggiore responsabilità per i loro contenuti, pena sanzioni pesanti.
Il paradosso è l’attacco all’Europa: “Lavoreremo col presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore”, ha dichiarato, accusando l’Europa di avere “un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì”.
Paradosso ancora più pesante, l’attacco a Biden, che ha però appoggiato anche negli anni duri della pandemia: “ha premuto per la censura andando contro di noi ed altre compagnie Usa”. Il patron di Meta ha spiegato la svolta sostenendo che “i fact checker sono stati troppo politicamente di parte e hanno distrutto più fiducia di quanta ne abbiano creata. Quello che è iniziato come un movimento per essere più inclusivi è stato sempre più utilizzato per mettere a tacere le opinioni ed escludere le persone con idee diverse, ed è andato troppo oltre”.
Così facendo, il capo di Meta si piega a tutti gli effetti a Trump, che anni fa aveva denunciato presunti brogli alle elezioni (poi vinte da Biden) attraverso Twitter, all’epoca di Zuckerberg. L’allora candidato, però, fu bannato dalla piattaforma, per istigazione alla violenza. Questo sistema di “fact-checking” – basato su organizzazioni terze indipendenti che valutavano i post apparentemente falsi o fuorvianti e li etichettavano se necessario come inaccurati offrendo agli utenti più informazioni – era stato creato da Meta nel 2016. Ora il totale cambio di marcia: ci si affiderà al sistema delle “community notes”, introdotto da Musk dopo l’acquisto di X: esso coinvolge persone con punti di vista diversi che concordano su note che aggiungono contesto o chiarimenti a post controversi.