Con una conversazione sul tema “La fucina di Andrea Cefaly (1827-1907). Un crocevia di artisti tra Napoli, Firenze e Parigi” che la Prof.ssa Mariasaveria Ruga terrà giovedì 16 gennaio alle ore 16:45 presso la Sala Giuiffrè della Villetta De Nava, proseguono gli incontri di approfondimento legati alla mostra “Fare l’Italia” promossa congiuntamente dalla Biblioteca Pietro De Nava e dall’Associazione Culturale Anassilaos in programmazione presso la stessa Biblioteca fino al 28 febbraio 2025 con il Patrocinio del Comune di Reggio Calabria, di quello del Dipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM dell’Università di Salerno, dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria, della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, dell’ stituto per la Storia del Risorgimento Italiano, dell’Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea.
Storica dell’arte, impegnata nella valorizzazione delle espressioni artistiche sviluppatesi in Calabria, già docente presso l’Università della Calabria e oggi di Storia dell’arte moderna e Storia e metodologia della critica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, la prof.ssa Ruga si interessa della pittura dell’Ottocento in Italia meridionale, delle memorie degli artisti e della geografia artistica dell’età moderna. Ad Andrea Cefaly (1827-1907), una pregevole tela del quale, “La Battaglia del Volturno”, è conservata presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria, la studiosa ha dedicato un saggio molto importante nel quale la figura del pittore calabrese, patriota e deputato del Regno d’Italia, è posta al centro di una fitta rete di relazioni che coinvolge personaggi politici del calibro di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, e pittori di spicco, come Domenico Morelli, Filippo e Giuseppe Palizzi, punti di riferimento della scena artistica del secondo Ottocento tra Napoli, Firenze e Parigi.
In tale importante ricerca la Ruga scandaglia la fucina partenopea del pittore, descritta quale un ritrovo vitale di artisti rivoluzionari nella Napoli risorgimentale. È questa una congiuntura dinamica che la storiografia ha da tempo individuato come potenzialmente rilevante, ma che le direttrici canoniche della storia dell’arte e le gravi lacune documentarie, qui per la prima volta colmate, avevano reso difficile illuminare con precisione. L’atelier di Cefaly in vico San Mattia e l’esperienza della scuola di Cortale come snodi cruciali nella geografia artistica che collega la provincia meridionale al centro napoletano, aprendo a sviluppi che coinvolgono, oltre alla Calabria, anche gli Abruzzi e la Lucania. Si ricostruisce così la storia di un’inedita sinergia tra il mondo dell’arte e quello della politica, che si articola intorno a un autentico protagonista, per quanto poco noto, del processo di unificazione nazionale.