Storia di Reggio Calabria: l’uccisione del Vigile Urbano Marino, la mozione di sfiducia e l’elezione di Italo Falcomatà

Altra "pillola" di storia dall'imprenditore ed ex Assessore Giuseppe Falduto: come si arriva all'elezione a Sindaco di Italo Falcomatà

StrettoWeb

Altra “puntata” delle “pillole” storiche di Giuseppe Falduto, l’imprenditore che – da Assessore della Giunta Italo Falcomatà – visse in prima persona le vicende politiche della seconda metà degli anni ’90. Dopo aver ripercorso il periodo precedente all’insediamento di Falcomatà – quello della idea e formazione della cosiddetta “Giunta Ombra” – Falduto entra nel vivo, raccontando della firma dei Consiglieri per la mozione di sfiducia dell’elezione del Sindaco. Quei mesi, però, sono anche scossi dall’uccisione del Vigile Urbano Giuseppe Marino.

“Quel primo incontro tra Pino Falduto, Nino Mallamaci, Rubens Curia, Gigi Malluzzo e il professore Italo Falcomatà aveva piantato il seme della speranza: finalmente qualcosa di nuovo poteva cambiare una situazione stagnante che generava incertezze e scoramento. Iniziammo a parlare con gli altri consiglieri e, dopo qualche giorno, il numero di coloro disponibili a firmare per la formazione della Giunta Ombra salì a sette. Piano piano cresceva la volontà e la consapevolezza che forse si poteva mettere in campo una proposta concreta per presentare una mozione di sfiducia costruttiva. Nei primi mesi del 1993, la discussione si fece sempre più accesa”, racconta Falduto.

“Purtroppo, un episodio delittuoso scosse l’opinione pubblica e tutti noi consiglieri comunali: il 16 aprile 1993, il vigile urbano Giuseppe Marino fu ucciso mentre prestava servizio sul Corso Garibaldi per far rispettare l’ordinanza di divieto di transito. A quel punto, bisognava dare un segnale forte, e molti consiglieri di minoranza, fino ad allora titubanti, decisero di apporre la propria firma al documento che accompagnava la mozione di sfiducia costruttiva”.

Le firme

Il 14 luglio 1993, il documento era stato sottoscritto da:

  • Italo Falcomatà
  • Giuseppe Falduto
  • Alessandro Nicolò
  • Antonino Mallamaci
  • Paolo Scudo
  • Gigi Malluzzo
  • Domenico Giandoriggio
  • Antonino Malara
  • Giuseppe Festa
  • Rubens Curia
  • Francesco Azzarà
  • Gaetano Cingari
  • Vincenzo Amodeo
  • Marcello Morace

“Eravamo in 14, e chiamammo il gruppo “I 14”. Fu un momento determinante: finalmente c’erano le firme e non solo la volontà. Nei giorni successivi, anche gli altri gruppi di centrosinistra e il movimento Insieme per la Città sottoscrissero il documento. A questo punto, la maggioranza del gruppo del Partito Popolare decise di sostenere la nuova amministrazione. Totò Camera e altri consiglieri avevano rotto gli indugi, e si arrivò ad avere 26 firme: c’era la maggioranza per poter presentare la mozione di sfiducia, con l’indicazione del sindaco e della giunta”.

“Non ci furono grandi difficoltà a individuare i componenti della nuova giunta, ma molti, non credendo nella riuscita dell’iniziativa, si mantennero distaccati. Nino Mallamaci, per dare una lezione ai tanti cronisti che cercavano di screditare la genuinità del fatto politico e dei suoi giovani protagonisti, decise di rinunciare alla nomina ad assessore. Nel mese di agosto, la mozione arrivò in aula. Tuttavia, quel giorno, il gruppo del Partito Popolare fece un passo indietro e la mozione non passò”, si legge ancora.

Le dimissioni di Reale e la nascita della “Primavera di Reggio Calabria”

“A settembre, l’onorevole Giuseppe Reale, stanco dei comportamenti politici dei suoi colleghi di gruppo e consapevole del momento di difficoltà che stava attraversando la città, presentò le dimissioni, innescando il meccanismo dei 60 giorni: entro questo termine, se non si fosse eletta una nuova giunta, il Consiglio Comunale si sarebbe sciolto. Il 23 novembre 1993, il Consiglio Comunale approvò la mozione di sfiducia costruttiva ed elesse sindaco Italo Falcomatà e la nuova giunta, che nel tempo si conquistò il titolo di “Primavera di Reggio Calabria”, si chiude il racconto.

Condividi