“Dall’eremo, alla badia, ai borghi”: l’impegno del Rotary reggino alla riscoperta del monachesimo greco-bizantino

“Dall’eremo, alla badia, ai borghi. Il monachesimo greco-bizantino e la prima cristianità in Calabria” è il tema affrontato dal Rotary club reggino

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“Dall’eremo, alla badia, ai borghi. Il monachesimo greco-bizantino e la prima cristianità in Calabria”. E’ questo il tema che i Rotary Club di Reggio Calabria e Palmi, sotto l’egida del Distretto 2102 del Rotary International, hanno approfondito nel corso di un partecipato convegno di notevole rilievo storico-scientifico che si è tenuto al Museo archeologico nazionale della città.

L’incontro, fortemente voluto dal past governor del distretto 2100 Alfredo Focà che ha presieduto i lavori, si è aperto con gli indirizzi di saluto dei presidenti dei club coinvolti: Giampaolo Latella (Reggio Calabria), Maria Domenica Crea (Reggio Calabria Nord), Monica Falcomatà (Reggio Calabria Sud Parallelo 38), Caterina Festa (Reggio Calabria Est) e Diego Ricciardi (Palmi). Significativi anche i contributi del governatore Maria Pia Porcino, nonché del governatore eletto Dino De Marco e del governatore nominato Giacomo Saccomanno.

L’incontro con tutti gli interventi

Porcino, in particolare, ha sottolineato “il valore non solo scientifico, ma anche identitario del convegno che ha consentito la riscoperta di una parte della nostra storia poco conosciuta ma necessaria per rafforzare i sentimenti di orgoglio del popolo calabrese. Le radici che ci prefiggiamo di riscoprire possono essere la base sulla quale edificare la Calabria del futuro, una Calabria consapevole della propria storia e perciò in grado di guardare al domani con speranza e fiducia”.

Nell’introdurre i lavori, Alfredo Focà ha sottolineato come “la storia della Calabria, dei grandi calabresi protagonisti della medicina, della filosofia, della cultura sia raccontata, ad oggi, in modo relittuale, disarmonico, frammentario, poco o per niente identitario. La continuità culturale delle vicende e degli uomini illustri di Calabria è sminuita da una narrazione storiografica frammentata, parcellizzata, erede di un canovaccio contraffatto, un modello artefatto suggestionato e plagiato da alcuni autori. Il risultato è l’inevitabile privazione delle radici culturali, lo smarrimento dell’identità dei calabresi e della consapevolezza di un passato glorioso. Il Rotary, con questo lungo percorso di studi e divulgazione, si assume la responsabilità e l’impegno di una rilettura filologica e interpretativa di splendide vicende, in un percorso identitario da trasmettere e divulgare portare nelle scuole”.

Giuseppe Lonetti, presidente della commissione Cultura del Distretto 2102, ha osservato: “La Calabria è un territorio complesso, le cui connotazioni naturali ne hanno condizionato la storia evolutiva guidandone il processo insediativo. La varietà di tipologie morfologiche ha dettato le linee guida per la formazione di borghi e città, per ospitare popoli e civiltà, per ispirare eremiti, monaci e religiosi: ‘Dall’eremo alla badia ai borghi’ è messaggio sintetico per individuare quelle tracce di valorialità identitaria che caratterizzano i ‘luoghi’ di Calabria. Recuperarne ruolo e immagine, pensando al ‘paesaggio vero’ che le appartiene per storia e cultura, è missione responsabile per alleviare fuga e abbandono di tanti giovani che hanno bisogno di conoscenza per amare ancora la loro terra”.

A fornire un contributo scientifico di alto profilo sono stati i rappresentanti del dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’università di Messina. Rosalba Arcuri, professoressa associata di storia romana, ha evidenziato che “contro la communis opinio, che vede le regioni del sud Italia immerse in un irrimediabile declino economico dopo la fine dell’ età magnogreca, i dati archeologici incrociati alle fonti letterarie restituiscono un quadro di vitalità economica per la Calabria nei secoli IV-VI d. C. Un onere fiscale non eccessivo e la presenza di strutture produttivo-residenziali come le ville valsero ad inserire i Bruzii tardoantichi nel vasto quadro degli scambi mediterranei integrati con l’Oriente e l’Africa”.

Da parte sua, Daniele Castrizio, professore ordinario di numismatica, ha aggiunto: “Nella innegabile crisi attuale sociale, economica e culturale della città di Reggio, occorre ripartire dalle risorse che si possiedono, al fine di valorizzarle e farle diventare ricchezze. L’esempio che abbiamo proposto al convegno riguarda la chiesa Martyrion di Santo Stefano da Nicea, emersa molti anni fa dagli scavi di San Giorgio Extra. L’evidenza archeologica mostra una trichora, luogo del martirio, di epoca altoimperiale, a cui viene addossata una chiesetta di epoca bizantina. Le fonti medievali pongono in quell’area la chiesa dove erano conservate le reliquie di Santo Stefano da Nicea e di San Socrate di Reggio, oltre che quelle di altre tre sante, Perpetua, Agnese e Felicita. Si tratta del primo ieromartire e primo vescovo d’Italia. Una vera e propria risorsa da valorizzare adeguatamente”.

Il direttore dello European cultural heritage enhancement lab dell’università Mediterranea di Reggio Calabria, nonché referente scientifico del “Progetto borghi”, Francesco Calabrò, sta curando il progetto di itinerario sul “paesaggio culturale bizantino”, da candidare per il riconoscimento del Consiglio d’Europa. Ad avviso di Calabrò, “il progetto è fondamentale per la valorizzazione del patrimonio calabrese: di quel periodo, infatti, abbondano tracce straordinarie, soprattutto nelle Aree Interne. Su questo progetto ECHE Lab e Rotary hanno già realizzato una prima sperimentazione lo scorso settembre, in occasione delle Giornate europee del patrimonio, quando, per la prima volta, sono stati organizzati eventi in contemporanea in trenta siti di tutte le province calabresi, per far emergere l’eccezionale valore e la continuità di questo patrimonio su tutto il territorio regionale”.

Un significativo approfondimento è stato quello del past president del Rotary Club Reggio Calabria, Alfredo Vadalà, che nel proprio intervento ha ripercorso “la plurisecolare storia dell’importante Abbazia di San Giovanni in Castaneto, nella periferia di Santo Stefano in Aspromonte, che per circa 750 anni ospitò monaci basiliani di rito greco. Fu fondata da Ruggero il Normano tra il 1060 e il 1095 e svolse la sua attività sociale e religiosa fino al 1808. Alcuni anni prima il convento fu interamente distrutto dal terremoto del 1783 e non fu più ricostruito, sia per l’opposizione della parrocchia di Santo Stefano, sia per le successive disposizioni di Gioacchino Murat che decretarono la chiusura di moltissimi centri religiosi regolari, tra cui questa abbazia. L’immenso patrimonio immobiliare a suo tempo assegnato dal Conte Ruggero, subito dopo quel terremoto, fu incamerato dal Regno di Napoli e dato in gestione all’istituenda Cassa Sacra. Di quell’abbazia rimane oggi un solo pezzo di muro, peraltro assorbito da una nuova casa colonica nel frattempo edificata su quel sito religioso”.

Il percorso avviato con il convegno ospitato nell’incantevole terrazza del Museo archeologico nazionale, diretto da Fabrizio Sudano, dopo l’inizio per il quale è stata simbolicamente scelta la città di Reggio, proseguirà con altre “tappe” in Calabria per dare corpo a un progetto distrettuale del Rotary destinato a svilupparsi per più anni.

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