Capitale della Cultura, anche per la Fondazione Mediterranea è un fatto politico: “dossier deficitario? Sì, ma Pordenone…”

Anche per la Fondazione Mediterranea, pur essendo deficitario il dossier di Reggio Calabria, la vittoria di Pordenone a Capitale della Cultura è un fatto politico

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“Luca Ciriani nel governo Meloni ricopre la carica di ministro dei rapporti con il Parlamento ed è di Pordenone. Discorso chiuso. Per quanto si analizzi la questione, l’interpretazione più realistica dei motivi che hanno portato all’assegnazione a Pordenone del titolo di capitale italiana della cultura per il 2027 sta tutta in questo dato. Che poi, come affermano i detrattori, il buon Falcomatà sia stato un apprendista stregone, che il dossier presentato a sostegno della candidatura reggina fosse deficitario in più parti, soprattutto in quelle riguardanti le coperture finanziarie, che lo staff burocratico di Palazzo San Giorgio abbia rispettato la sua tradizione non esaltante, sarà pur tutto vero: ma c’è da ritenere che anche altre candidature non fossero prive di ingenuità e pressappochismi”. Così in una nota la Fondazione Mediterranea si aggiunge alla lista di coloro che pensano che la vittoria di Pordenone sia un fatto politico, pur ammettendo il deficit del dossier presentato da Reggio Calabria.

“A pensar male si fa peccato ma difficilmente si sbaglia”

“Ancora una volta occorre dare ragione al miglior Andreotti, quando diceva che a pensar male magari si fa peccato ma difficilmente si sbaglia. Nel nostro caso, riguardo alla candidatura di Pordenone, pur ammettendo la fredda razionalità della proposta e la serrata logica della sua argomentazione, pur registrando una copertura finanziaria precisa e puntuale di tutti gli eventi in programma, pur riconoscendo una precisione burocratica di ascendenza austroungarica e una cultura della cosa pubblica mitteleuropea, non siamo certi che il progetto friulano ce l’avrebbe fatta senza una spinta dall’interno”, si legge ancora.

“Storia già scritta, quindi, senza dare la responsabilità della sconfitta all’assessore alla cultura della città metropolitana Filippo Quartuccio e alle sue disavventure giudiziarie, che a detta degli avversari politici, sarebbero state concausa, insieme al dilettantismo del sindaco, della sconfitta. Doveva andare così e così è andata: come spesso accade in Italia, ma non solo, i vincitori dei concorsi si conoscono in anticipo. Serva da lezione, comunque: le “carte a posto” (citando il già Soprintendente Fabrizio Sudano quando si espresse favorevolmente alla demolizione della storica e identitaria piazza De Nava dopo aver consentito che il suo ufficio ne rimuovesse la tutela) bisogna averle sempre e non solo quando si vogliono impunemente commettere crimini urbanistici, rinomatamente iconici simboli di ignoranza e incultura”, si chiude la nota.

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