Mettiamola così: il calcio in Sicilia ha vissuto tempi migliori. Anche se son passati una ventina d’anni, non dimentichiamo che l’isola ha potuto contare su ben tre squadre in Serie A, nel momento di suo massimo splendore (Palermo, Catania e Messina in massima serie nella stagione 2006-2007). Oggi, in A non c’è nessuno; in B un Palermo che fatica nonostante le risorse milionarie del City Group e la corazzata in campo; in C un Messina vicino al baratro e Trapani e Catania indietro rispetto alle spese effettuate.
Proprio a Catania, la situazione non è delle migliori, a livello ambientale. Eppure, in panchina c’è il miglior allenatore della Serie C, mentre la società ha dimostrato di avere le capacità economiche per poter vincere il campionato di terza serie e non solo. Ma che succede? Succede che la classifica, per il secondo anno consecutivo, è abbastanza deludente rispetto alle aspettative iniziali e alle risorse messe in campo. Dopo due anni, però, la tifoseria comincia a stancarsi. L’anno scorso, nonostante la salvezza arrivata alle ultime giornate, la pillola è stata addolcita dalla vittoria della Coppa Italia di Serie C, che ha permesso ai rossoblu di disputare i playoff da una buona posizione nel tabellone.
Quest’anno, dopo altri investimenti nella rosa – a partire appunto dalla panchina – la tegola di una penalizzazione inaspettata ha fatto storcere il muso a diversi tifosi, iniziando ad aprire una piccola crepa nei rapporti idilliaci tra la piazza e il patron Pelligra (rapporti idilliaci dimostrati dagli incredibili numeri nel primo anno di gestione, quello dei record in Serie D). I risultati del girone d’andata, poi, non hanno aiutato. Discreta partenza, dietro i gol di un Roberto Inglese rinato dopo gli anni in A di Parma, ma gli ultimi mesi sono stati altalenanti, sofferti, a intermittenza, anche a causa di una rosa ristretta per via di un pazzesco numero di infortunati e acciaccati.
“Toscano così non serve al Catania”
Anche di questo, alla vigilia del match contro il Foggia, ha parlato il tecnico Toscano, che però si è anche lasciato andare a un piccolo sfogo abbastanza significativo di una situazione societaria che pecca – probabilmente – in gestione. “Io starei qui 15 anni, ma se non cambiano certe componenti è Toscano che non serve al Catania“, ha affermato, lasciando intendere una probabile riflessione a fine stagione.
Dopo queste parole, il pari interno contro il Foggia, vissuto all’interno di un contesto negativo. Poche migliaia di presenze al Massimino (circa 1.000 biglietti venduti e circa 5.000 abbonati presenti, su un totale di circa 13 mila abbonati), numeri lontanissimi dai 15 mila fatti registrare in Serie D. Ma anche critiche, contestazioni e ironia nei confronti della squadra, della società, di Pelligra, di Grella. La dimostrazione è negli striscioni critici allo stadio, nei fischi alla lettura delle formazioni e a fine gara, nell’uscita anticipata dal “Massimino” di buona parte dei tifosi.
“La squadra non ha perso la lucidità in un ambiente che ti sta aiutando poco. Mi dispiace, perché mi immaginavo di avere un Massimino a supporto. Io volevo che la squadra incitasse fino al 90’, ma non entro nel merito delle scelte. Starà a noi fargli cambiare idea. Giocare in questo clima ci dispiace”, ha detto poi Toscano a fine gara.