Il Manifesto di Ventotene agita l’Italia, tra indiscrezioni e smentite. Meloni “sconvolta: io insultata”

Giorgia Meloni è tornata a parlare del Manifesto di Ventotene, che tanto ha fatto discutere ieri alla Camera. Lo ha fatto a margine del vertice dei 27 a Bruxelles

StrettoWeb

Nessun insulto alla storia, al Manifesto di Ventotene, all’Europa. Ad essere insultata alla Camera, da una “sinistra che mostra un’anima illiberale e nostalgica sono stata io: sono rimasta sconvolta. Giorgia Meloni è tornata a parlare del Manifesto di Ventotene, che tanto ha fatto discutere ieri alla Camera. Lo ha fatto a margine del vertice dei 27 a Bruxelles, dove mercoledì sera ha cenato con gli eurodeputati Fdi e i ministri Francesco Lollobrigida e Tommaso Foti. Dalla cena sarebbero emerse indiscrezioni. Secondo diversi presenti, i convitati hanno destinato una standing ovation alla premier per le sue parole su Ventotene. Parole giudicate, hanno spiegato le fonti, “una geniale” mossa tattica nei confronti dell’opposizione. Tanto che qualcuno a tavola avrebbe ironizzato: la mossa meriterebbe “i 92 minuti di applausi che ha Fantozzi sulla Corazzata Potemkin”.

Tutto questo, però, è stato smentito categoricamente da fonti di Palazzo Chigi. Meloni, hanno sottolineato le fonti del governo, non ha mai definito la sua citazione del Manifesto “una trappola” in cui sarebbero “cascati esponenti dell’opposizione con reazioni isteriche”,“una mossa mediatica” che “ha fatto impazzire la sinistra”, così come svelato dai media. Un dato, tuttavia, è certo. Nel dibattito politico, piuttosto che dei dossier sul tavolo del vertice dei 27, si è parlato di Ventotene. E il caso è destinato a non spegnersi.

“Ricordo straordinari editoriali di Eugenio Scalfari dove insegnava che l’unica forma di democrazia è l’oligarchia, è un concetto che non condivido. Chiedo alla sinistra quale messaggio vuole dare distribuendo oggi quel testo”, ha osservato Meloni, andando a toccare uno dei punti di riferimento della sinistra liberale italiana. E’ solo nelle pieghe della battaglia politica sul Manifesto del 1941 che sono emerse le criticità rivendicate dalla premier al vertice Ue. Meloni, oltre al dossier migranti, si è concentrata sul tema del riarmo. In un bilaterale con Ursula von der Leyen ha ribadito la sua posizione: “serve puntare su strumenti davvero comuni che non pesino sul debito nazionale”.

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