“In questi giorni, la possibile chiusura del Seminario Pio XI di Reggio Calabria ha sollevato un ampio dibattito cittadino. Ad alimentare tale discussione si aggiungono le dichiarazioni rilasciate da Mons. Antonino Denisi. L’intervista, che ha suscitato reazioni in più ambiti, ci offre lo spunto per riflettere su alcuni aspetti che necessitano di chiarificazione. Il Decano del Capitolo, figura di grande esperienza e anzianità, ha voluto esprimere la sua opinione sulla probabile chiusura del Seminario Arcivescovile Pio XI, suscitando però più confusione che chiarezza“. Comincia così la nota del neonato Comitato popolare a difesa del Seminario.
“Per prima cosa non possiamo non rilevare la singolarità della sua posizione, considerando che il silenzio da parte dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria su un tema così delicato è stato rotto proprio da un sacerdote novantaquattrenne, che ricopre il ruolo di Decano in un Capitolo che, per dirla in maniera diplomatica, appare ormai privo di un’effettiva incidenza nella vita della Cattedrale e verso il Vescovo locale. Le parole del Decano, seppur cariche di passione, non sono in grado di rappresentare né le necessità della comunità ecclesiastica né della città. La sua proposta di concentrare l’istruzione teologica in un unico istituto a Catanzaro appare, infatti, limitata e poco lungimirante, considerando le possibilità che Reggio Calabria avrebbe di mantenere aperto un Seminario che già da tempo ha saputo rispondere alle esigenze formative locali”.
“Una lettura più approfondita della questione evidenzia la vacuità del contributo personale del Decano, soprattutto se si considera che egli stesso ha insegnato presso il Seminario Pio XI, ai tempi della riapertura voluta da Mons. Mondello, senza mai fare emergere dissenso per la scelta del Presule o rimostranze circa la portata formativa dell’insegnamento della Teologia”.
“In merito al suo rimando alle attività culturali del Serra Club, invece, il Decano non dovrebbe dimenticare che, proprio un anno fa, prima delle dimissioni del rettore Antonino Pangallo, proprio il Serra Club si era espresso contro la chiusura del Seminario. L’articolo, ancora reperibile, portava la firma dell’ex presidente Oreste Arconte il quale sosteneva con determinazione che la chiusura sarebbe stata inevitabile se si fosse mantenuto solamente l’anno propedeutico e il biennio filosofico. Una posizione, questa, ancora più rilevante, se si pensa che il Seminario Pio XI ha dimostrato, anche grazie al lavoro della nuova equipe formativa, guidata dal rettore don Simone Gatto, di avere il potenziale per sostenere un percorso formativo valido per i futuri sacerdoti”.
“In merito alla qualificazione degli istituti teologici, va precisato che un istituto che corrisponde solo il grado di Baccalaureato in Sacra Teologia non ha bisogno che tutti i suoi docenti siano in possesso del dottorato, come invece sembrano suggerire alcune interpretazioni errate del Decano. Reggio Calabria, con la disponibilità di alcuni dottorati e licenze avrebbe i numeri per mantenere attivo il proprio istituto teologico, garantendo un’offerta formativa adeguata alle necessità della diocesi e delle comunità locali, soprattutto se unissero le forze alcuni docenti e alunni provenienti dalle diocesi soggette alla Metropolia di Reggio Calabria: Locri, Oppido e Mileto”.
“Il Comitato non ha alcuna connotazione politica”
“A fronte di questa situazione, è importante chiarire che la costituzione di un Comitato cittadino a difesa del Seminario non ha alcuna connotazione politica, come erroneamente espresso dal Decano. Al contrario, la creazione del comitato si fonda su basi solide e irrinunciabili, quali il principio di sussidiarietà e il diritto di protesta, che sono parte integrante del nostro ordinamento giuridico e culturale. L’esercizio di queste libertà non è solo un diritto, ma anche un dovere per chiunque voglia contribuire al bene comune, come strumento di democrazia e di partecipazione attiva”.
“Il Decano dovrebbe scusarsi per aver paragonato il Comitato pro-seminario al Boia Chi Molla, degli anni’70, mortificando la buona fede di Cittadini affezionati al suo Seminario. Altresì, dovrebbe scusarsi per aver lasciato intendere che sia “tutta fuffa” la possibilità di perdere in tempi brevi il percorso formativo del Seminario Pio XI. In conclusione è giusto dire che il percorso di unificazione a Catanzaro non dovrebbe essere una decisione dettata da una pura preoccupazione culturale, ma frutto di una valutazione più lucida e lungimirante, che consideri le reali esigenze formative della nostra diocesi e del nostro territorio. Non ci aspettiamo che la cosa possa essere compresa dal Decano del Capitolo, il quale ha fatto il suo tempo, ma siamo certi che la sua ennesima esternazione non possa restare insoluta da parte del Vescovo Morrone”, si chiude la nota.