Trionfo per il soprano reggino Marily Santoro in Tosca nei teatri toscani, in una coproduzione di Pisa, Livorno e Ravenna

Quando si dice che noi, dal sud, esportiamo talenti, non ricorriamo a una "frase fatta", ma a una tangibile realtà. Nell'ambito della lirica, per esempio, questa affermazione trova un'applicazione indiscussa nel grande soprano reggino Marily Santoro

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Reggina di nascita e per formazione, la Santoro ha da subito spiccato il volo verso i più prestigiosi teatri d’opera italiani e stranieri: dalla Scala alla Cina e al Giappone, dalla Bulgaria a Trieste, Modena, Spoleto, Salerno, Reggio Calabria (solo per citarne alcuni); per passare a Livorno e Pisa, dove ha già cantato nelle Nozze di Figaro mozartiane nel ruolo della Contessa e nei recentissimi “Due Foscari” a Modena, successo di pubblico e critica, dove la Santoro ha letteralmente salvato la produzione debuttando uno dei ruoli più impervi del repertorio verdiano con soli tre giorni di preparazione.

Dopo aver eccelso nella Leonora verdiana in diversi teatri italiani (ormai, suo collaudato pièce de résistence) e in altri ruoli verdiani, la Santoro si affaccia in questo 2025 su due prestigiosi titoli pucciniani: Bohéme e Tosca. Al “Vittorio Emanuele” di Messina, il successo in Bohéme è stato suggellato dal plauso della critica e del pubblico; ora nei teatri di Pisa e Livorno si cimenta magistralmente in uno dei ruoli che, più di molti altri, richiede una maestria che – con le stesse parole di Giacosa e Illica – possiamo definire “scenica scienza”.

Ora, nell’opera in musica la “scenica scienza” di cui, con significato spiccatamente metateatrale, parlano Giacosa e Illica, non si limita ovviamente alla presenza e alle movenze del cantante sul palcoscenico: è qualcosa di più ampio, totale, totalizzante. E la Santoro tutto questo non solo l’ha raggiunto, ma l’ha dominato, scenicamente e scientificamente (potremmo dire). Uno scroscio di applausi il suo “vissi d’arte”, bravissima nei filati e negli acuti, curata e misurata nelle parti non cantate, ma declamate (“e avanti a lui tremava tutta Roma”, et cetera). Dunque, il dominio del palcoscenico si accompagna in lei a un dominio della tecnica non indifferente.

Con questa Tosca, la Santoro dimostra che le distinzioni nel vocalismo operistico – già dimostrate inconsistenti da molta critica musicologica facente capo a Rodolfo Celletti ed altri – sono davvero inesistenti, fallaci. Chi possiede la “scenica scienza”, può cantare davvero tanto, spaziando da Mozart al Belcanto, da Verdi e Puccini; ed esempio illustre di ciò è la Santoro, fiore all’occhiello della nostra cittadinanza.

La Santoro comunque spicca su un cast davvero stellare: a partire dal bravissimo tenore Vincenzo Costanzo: curatissimo negli acuti, dall’ottimo fraseggio, valido negli armonici, con un colore notevole e dalla buona presenza scenica; egnaliamo altresì che il Costanzo ha eroicamente sostenuto il 3 atto di Tosca, pur essendo stato infortunato nell’atto precedente, dimostrando forza e grinta non indifferenti. Si passa poi alla pregevole interpretazione di Devid Cecconi nei panni di Scarpia (drammaticamente bravo, apprezzabilissimo al livello di tecnica). Si fa apprezzare la bacchetta del giovane m°Henry Kennedy e la regia di Luca Orsini, ben riuscita insieme alle scene e costumi di Giacomo Andrico e Rosanna Monti. Si fanno anche apprezzare i comprimari, il coro Archè diretto dal m°Bargagna, il coro di voci bianche “Puccini 100” e l’orchestra giovanile Luigi Cherubini.

A chiosa di quanto detto, abbiamo avuto la fortuna e il piacere di poter salutare la Santoro, al termine della recita, la quale ha ringraziato e ha esordito nella nostra conversazione sottolineando: “devo questo debutto alla grande intuizione del m° Marco Tutino, insigne musicista e rinomato compositore di repertorio contemporaneo, che ringrazio. Devo anche i miei ringraziamenti, dal profondo del cuore, al circuito toscano, nelle persone del presidente della fondazione Teatro di Pisa, Diego Fiorini e dei direttori artistici del teatro di Lucca e di Livorno, m° Cataldo Russo e m° Emanuele Gamba. Prossimo appuntamento con Tosca sarà nel prestigioso teatro “Alighieri” di Ravenna, in cui concluderò questa fortunatissima tournée.”.

Auspicando dunque di ascoltare nuovamente la Santoro non solo in teatri fuori dalle nostre regioni, ma anche tra Calabria e Sicilia, le rivolgiamo un conclusivo plauso: sperando quindi che, in Toscana e/o dalle nostre parti, sia inossidabile presenza di tantissime produzioni operistiche.

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