Sicilia, settore pesca in crisi: 17 sindaci scrivono a Musumeci

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A firmare la lettera sono i sindaci di Balestrate, Capo d’Orlando, Castellammare del Golfo, Cefalù, Cinisi, Falcone, Gioiosa Marea, Isola delle Femmine, Oliveri, Patti, Sant’Agata di Militello, Santa Flavia, Sciacca, Termini Imerese, Terrasini, Trappeto e Villafranca Tirrena

17 sindaci siciliani scrivono a Musumeci per il settore pesca in crisi. I sindaci chiedono al governatore della Sicilia un tavolo tecnico alla presenza di Capitaneria di porto e associazioni di categoria per cercare “soluzioni normative e tecniche” per fronteggiare la crisi del settore, gravemente acuita dall’emergenza coronavirus. A firmare la lettera sono i sindaci di Balestrate, Capo d’Orlando, Castellammare del Golfo, Cefalù, Cinisi, Falcone, Gioiosa Marea, Isola delle Femmine, Oliveri, Patti, Sant’Agata di Militello, Santa Flavia, Sciacca, Termini Imerese, Terrasini, Trappeto e Villafranca Tirrena. I sindaci chiedono a Musumeci di attivare “ogni canale istituzionale e politico” utile a trovare risposte immediate alla “drammatica situazione” in cui versa il comparto. “La contingente emergenza epidemiologica, che comporta, quale doloroso corollario, una profonda crisi socio-economica – scrivono i primi cittadini -, colpisce duramente anche il settore ittico, da tempo vessato da una normativa comunitaria insensibile alle peculiari prerogative mediterranee; incapace di coglierne le specificità biologiche, tecniche e di sistema; inadeguata a fronteggiare la disarmonica (per usare un eufemismo) concorrenza internazionale (delle flotte nordafricane ed orientali, su tutte). La riduzione delle battute, per un verso, e la prolungata sospensione delle attività turistiche, alberghiere e della ristorazione, per altro, hanno pesantemente ridotto gli spazi di mercato, mortificando i già modesti proventi dell’attività peschereccia”. Una condizione aggravata da un altro aspetto, ossia “un inaccettabile incremento dei costi per l’approvvigionamento di esche e il reperimento e la manutenzione della strumentazione di supporto e sicurezza“. In queste condizioni, avvertono i sindaci, è “insostenibile la prosecuzione dell’attività, che pure offre un innegabile contributo al soddisfacimento del fabbisogno alimentare regionale e nazionale”. Da qui la richiesta di un tavolo tecnico che divenga “sede di confronto e coordinamento in merito alle misure da adottare, anche in temporanea deroga ai disposti (allo stato sostanzialmente draconiani, soprattutto per la piccola pesca costiera, a connotazione artigianale) al momento vigenti“.

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