La storia di Carmine Pirrotta, “il poeta maledetto” di Scilla

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Il pittore e scultore di talento Carmine Pirrotta fu “il poeta maledetto” di Scilla

Carmine Pirrotta nacque a Scilla il 1 Aprile del 1936. Frequentò la scuola primaria scillese e si formò alla Scuola d’Arte di Reggio Calabria e in breve tempo divenne un Pittore e Scultore di talento. Scilla e gli scillesi furono sempre al centro delle sue ispiratori per le sue opere d’arti. Il suo stile caratteristico e il suo estro artistico furono le doti più importanti del giovane artista. Da ragazzo ammirò tanto la Scuola degli “Artisti di Scilla” fondata dal pittore Guttuso nel 1949 con sede a Chianalea, il rione dei pescatori, e anche se la scuola ebbe un solo anno di vita, ebbe il merito di creare e diffondere una pittura ispirata allo straordinario paesaggio scillese. Hanno fatto parte il Pittore Saro Mirabella, allora assistente di Guttuso, il Pittore Giovanni Omiccioli, lo Scultore Giuseppe Mazzullo e vi aderì anche il Pittore scillese Giuseppe Marino e nel 1950 furono esposti i lavori eseguiti, in una mostra alla galleria “Il Pincio” di Roma, tra i tanti capolavori di quel magico anno spiccarono la “Mareggiata sullo Stretto” e la “Donna di Scilla”. L’impostazione della scuola fu importante come base artistica per Carmine Pirrotta che così raffinò la sua tecnica, migliorò il suo talento e le sue capacità innate. Nei suoi lavori veniva prima l’oggetto, la figura, la prospettiva, la macchia, il fraseggio cromatico, l’informale, talvolta ignorava le sfumature mentre si concentrava alle forme, violentemente sbalzate, corpose e aggressive come le braccia e le gambe muscolosi dei suoi personaggi. Indimenticabile un Carmine Pirrotta in piena forma fisica e psicologica mentre lo intervista Leonida Repaci per conto di una trasmissione televisiva della Rai dei anni ’60, dove parlò di una sua esposizione artistica dell’epoca e spiegò con un discorso spontaneo il significato del “Mostro di Scilla”. Dopo di che la sua vita divenne molto difficile, segnata da due eventi negativi come la morte prematura del padre, ucciso dal crollo di un cornicione e un amore che fu molto osteggiato dalla famiglia della sua amata. Carmine non rivedrà quella ragazza, allontanata da Scilla unicamente per ignobile pregiudizio. Tutto ciò ha contribuito a creare un “Poeta maledetto” così lo definì Vincenzo Paladino nel suo libro “Calabria ultima”, come Vincent Van Gogh e Antonio Ligabue.

SemprePirrotta Paladino scrisse di lui: per descrivere l’estro della sua immensa arte non vi sono parole ma ” bastava vederli una volta per dire… quello è Pirrotta”. L’artista scillese era di animo buono e senza dubbio avrebbe meritato per le sue doti artistiche una vita privilegiata ma fu devastato da una delirante solitudine, alienato da una passione esclusiva e da un’esistenza reietta. Carmine Pirrotta si ritirò in solitudine, dalla quale traeva nutrimento per le sue produzioni artistiche e si ribellava all’ipocrisia e alla finta libertà del vivere sociale. Visse gli ultimi anni della sua vita in modo autentico, con i capelli lunghi stile “rivoluzionario cubano” , come cantava Augusto D’Aolio “Come potete giudicar, come potete condannar, chi vi credete che noi siam, per i capelli che portiam”, nella canzone “Come Potete Giudicar” dei Nomadi del 1966. Carmine Pirrotta divenne sempre più introverso anche perché tante volte deriso per la sua sensibilità di artista o per il suo essere trascurato. Tra le opere realizzate dall’artista scillese si ricordano, “Il lontre in gesso” posto all’ingresso del Palazzo Comunale di Scilla, “I monumenti ai caduti” della Prima Guerra Mondiale collocati in piazza San Giuseppe a Scilla, in Piazza San Gaetano a Melia ed in Piazza Municipio a Sinopoli. Numerose sue opere di pittura, scultura e grafica sono gelosamente custodite in collezioni private italiane ed estere. Carmine Pirrotta fu il nostro Antonio Ligabue «Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all’ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore». Morì a Scilla 3 Marzo 1988 e il 28 agosto 1999, gli è stata intitolata, in prossimità della sua abitazione, la Traversa di Via Raffaele Piria.

Enrico Pescatore

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