Coronavirus e fase 1, le pagelle di StrettoWeb: bene Santelli, gli show di De Luca utili solo al suo consenso. Che disastro Musumeci e Falcomatà, ma il peggiore è Conte

StrettoWeb

Coronavirus, inizia oggi la “fase 2” annunciata dal governo Conte: dopo due mesi di emergenza, ecco le pagelle di StrettoWeb su come i politici locali e nazionali hanno gestito la “fase 1”

Se non fosse stato per i morti e i malati, parleremmo di due mesi esilaranti. Perchè i nostri politici ci hanno regalato perle indimenticabili di comicità gratuita e non richiesta. Da amministratori locali e nazionali, rappresentanti delle istituzioni, ci saremmo aspettati ben altro e invece, seppur con qualche isolata eccezione, ne abbiamo viste di tutti i colori. Soprattutto in riva allo Stretto, dove i due sindaci hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa. Non che a Roma l’abbiano gestita meglio. Anzi: sindaci e governatori hanno alimentato il delirio proprio per colpa di un governo debole e confuso che non ha saputo dare direttive chiare, lasciando ai territori una sorta di libero arbitrio trasformato in anarchia delle decisioni, e dittatura delle forze armate arrivate ad inseguire runner solitari in spiagge sconfinate e multare cittadini incolpevoli in spregio alle basilari norme costituzionali.

Ma andiamo a vedere nello specifico cos’è successo, ripercorrendo la “fase 1” con le nostre pagelle di politici e amministratori locali e nazionali che in qualche modo si sono distinti per mirabolanti prodezze gestionali. Soltanto occasionalmente positive.

Jole Santelli 7,5

Il neo governatore della Calabria non ha ceduto alla tentazione di video-messaggi, dirette facebook o pagliacciate che hanno fatto cadere in basso molti suoi colleghi. Non si è travestita da sceriffo, si è tirata fuori dalla politica da circo che purtroppo ci ha accompagnato nella fase 1 dell’epidemia. Ha pensato a lavorare, e l’ha fatto con serietà, annunciando sempre i provvedimenti dopo averli varati, dando una lezione di pragmatismo ed efficienza. In pochi giorni all’inizio dell’emergenza, nonostante si fosse insediata da poco più di una settimana, è riuscita ad allestire 150 nuovi posti letto nella disastrata sanità calabrese, centrando l’unica soluzione utile a fronteggiare la pandemia. Fortunatamente fino al momento non sono serviti, perchè i pazienti di terapia intensiva per Covid-19 nella Regione non hanno mai raggiunto neanche le 18 unità, ma anche grazie a questi interventi la Calabria ha comunque avuto l’orgoglio di poter curare alcuni pazienti provenienti dalla Lombardia. Jole Santelli ha chiuso uno ad uno tutti i paesi in cui c’erano piccoli focolai dell’epidemia, disponendo 15 zone rosse che hanno consentito di bloccare sul nascere la diffusione del contagio e facendosi una ragione del fatto che quella grande mente di Selvaggia Lucarelli non ha ancora capito il senso delle zone rosse e il loro funzionamento. Jole Santelli ha risolto in solitaria il braccio di ferro con Musumeci per i 300 siciliani che il governatore della Sicilia aveva abbandonato a Villa San Giovanni, facendosi sentire (e ottenendo il pieno riconoscimento delle proprie ragioni) dal Ministero dell’Interno di un governo politicamente avverso. E ha lanciato la “fase 2”, confortata dai dati positivi, già dal 18 Aprile quando ha iniziato a consentire alcune attività lavorative propedeutiche al turismo estivo (la realizzazione degli stabilimenti balneari), vero motore della Calabria, e poi anticipando già al 30 aprile la riapertura di bar, ristoranti, pizzerie con tavoli all’aperto stringendo un patto di fiducia con i cittadini, “restituendo ai calabresi piccole libertà che si sono meritati con mesi di sacrifici enormi attuati con grande senso di responsabiiltà“, utilizzando il metodo opposto del Governo nazionale che ha trattato la gente come sudditi, e assumendosi con coraggio la responsabilità di decisioni importanti. Già nelle settimane precedenti aveva in più occasioni ringraziato i calabresi per i sacrifici fatti, senza mai essere sfiorata dalla tentazione di cavalcare l’onda dell’emergenza per speculare sulle paure della gente come hanno fatto tanti suoi colleghi amministratori locali. Per come ha gestito l’emergenza, ha conquistato i complimenti persino del New York Times che le ha dedicato un articolo con termini entusiastici. Chiamata all’esame più duro soltanto pochi giorni dopo l’insediamento da Presidente della Regione, ha dato alla Calabria la migliore prova di se stessa. Ci fermiamo a un voto discreto ma non eccellente soltanto per evitare che si monti la testa: ci sono 5 anni davanti, e tante altre cose da fare. Possibilmente con lo stesso approccio che ha avuto per quest’emergenza.


Cateno De Luca 6,5 

Il voto è una media tra il 3 che avrebbe meritato per come ha davvero gestito l’emergenza e il 10 per come ha fatto apparire di averla gestita. I suoi show sono stati utili soltanto ad aumentare il proprio consenso elettorale, cavalcando il momento e in modo particolare la paura della gente. Ha imposto il coprifuoco, chiuso i supermercati, si è vestito da Sindaco-Sceriffo, è diventato famoso in tutt’Italia arrivando ad avere oltre 265 mila fan su facebook. E, particolare che non può passare inosservato, ha ricevuto l’esplicito endorsement di Vincenzo Nibali che l’ha incoronato dalla Svizzera con quel “A Messina c’è un grande sindaco, si chiama Cateno De Luca“. Lo Squalo dello Stretto non sarà un fine intenditore costituzionale, ma è un Campione eccezionalmente popolare nella sua città.

Fatto sta che De Luca ha pensato solo al bene proprio e oggi ha un consenso straordinario che va oltre i confini di Messina grazie ai toni forti urlati sui programmi delle TV nazionali, ma in realtà per la sua città ha combinato un gran casino: chiudendo i supermercati alle 18, ha alimentato gli assembramenti e le code al mattino. E quando ha bloccato gli sbarchi dei traghetti, si è tirato da solo la zappa sui piedi: quella gente non era diretta a Messina, e dopo due giorni se li è ritrovati tutti in quarantena in un albergo della sua città per scelta della Protezione Civile Nazionale e del Ministero dell’Interno. Allora ha occupato l’albergo chiedendo che venissero subito rispediti tutti a casa loro, in vari comuni delle province della Sicilia. Ma se li avesse fatti passare col traghetto, sarebbero già stati lì e a Messina non ci sarebbe rimasto nessuno. E alla fine s’è beccato la denuncia del Ministero del’Interno Luciana Lamorgese per le “parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari. Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione, le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale, per il rispetto che è dovuto da tutti i cittadini, e a maggior ragione da chi riveste una funzione pubblica anche indossando la fascia tricolore, alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti“.

Tragi-comico il siparietto sull’ordinanza per il transito nel luogo comunale, anche questa incostituzionale e quindi cassata dalle massime autorità dello Stato. Non dimentichiamo, però, che i suoi avversari ne sono usciti ancora peggio quando l’hanno criticato soltanto perchè andava a prendere le uova e le verdure a casa sua a Fiumedinisi, fornendo il fianco al Sindaco per fargli fare una figura barbina. De Luca è astuto e ne esce vincente, anche se in realtà non ha fatto nulla di buono. Se in quel drone che con la sua voce brillante ha urlato per le vie della città “dove cazzo vai, torna a casa” ci fosse un Mattarella, un Ciampi, un Pertini o un De Gasperi, gli avrebbe sussurrato in modo deciso e pacato: “ma Cateno che cazzo fai, la politica è una cosa seria“.


Nello Musumeci 4

musumeci mascherine sicilia coronavirusIl Presidente della Regione Sicilia si è dimostrato isterico e schizofrenico nelle scelte legate all’emergenza Coronavirus. La Sicilia fortunatamente ne è uscita bene in termini epidemiologici e non si può negare che la Regione abbia lavorato bene nel settore sanitario, incrementando i posti letto e gestendo bene l’ondata di ricoveri ospedalieri, ma il suo governatore ha combinato un pasticcio enorme con i traghetti dello Stretto, su cui non ha capito nulla: ha stabilito un taglio delle corse enorme (da 36 a 4 giornaliere) che ha mandato nel caos i pendolari che hanno dovuto continuare a viaggiare per fronteggiare l’emergenza (medici, infermieri, operatori sanitari, agenti delle forze dell’ordine e autotrasportatori) e i tanti malati che hanno visto messa a rischio la loro vita per la scelleratezza della politica. I pazienti oncologici che hanno dovuto saltare la chemioterapia perchè non c’era posto sulla nave, avrebbero voluto vederlo lì accanto a loro. Ha esposto a gravi rischi di contagio coloro che nella ressa riuscivano a salire sulla nave prima che raggiungesse il massimo dei posti disponibili, e quando ha abbandonato al freddo e sotto la pioggia di Villa San Giovanni 300 suoi corregionali ha perso persino la dignità. Oltre che la battaglia politica: dopo poche ore, la Presidente della Calabria Santelli e il Ministro dell’Interno Lamorgese l’hanno costretto a fare un passo indietro. E dal punto di vista comunicativo, per settimane ha continuato a parlare di “picco a metà Aprile” alimentando una vera e propria strategia del terrore, quando il picco siciliano (dati alla mano) era già ampiamente superato dai 170 casi giornalieri del 26 Marzo.


Giuseppe Falcomatà 3

Ha affrontato l’emergenza “a Muzzo“, con l’unico obiettivo di cavalcare il momento e le paure della gente per recuperare il consenso perduto in 5 anni e mezzo di disastrosa amministrazione cittadina. Eppure, a differenza del dirimpettaio Cateno De Luca, non è riuscito neanche a farsi propaganda. Però ha conquistato la copertina del Guardian che lo ha preso in giro insieme agli altri pittoreschi Sindaci del Sud che hanno utilizzato epiteti dialettali o riferimenti folkloristici per invitare la gente a non uscire di casa. Invece i reggini, costretti a vivere come se fossero agli arresti domiciliari, hanno risentito in modo ancora più grave del solito della carenza idrica e dei disservizi nella raccolta differenziata. Il Sindaco avrebbe potuto approfittare di due mesi con le strade deserte per riasfaltarle tutte, invece adesso che si può di nuovo uscire, ci sono buche e voragini peggio di prima.

falcomatà
Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

Sull’emergenza, è riuscito a contraddirsi nel giro di poche ore: nel primo video-messaggio (rigorosamente su facebook!) aveva annunciato che avrebbe chiesto ai supermercati di rimanere aperti anche di notte per evitare code, file e assembramenti. Dopo due giorni però ha cambiato idea, e ha deciso che i supermercati avrebbero dovuto chiudere la domenica e così ha alimentato folle assurde di tutti i lavoratori che sono stati costretti, contemporaneamente, a recarsi a fare la spesa il sabato (unico giorno della settimana disponibile per la stragrande maggioranza della popolazione che, in ufficio o da casa, ha sempre continuato a lavorare). Nel giro di poche ore si è opposto pubblicamente alla scelta del Ministro De Micheli, sua amica e compagna di partito, sulla chiusura dell’Aeroporto nell’unico momento della storia in cui l’Aeroporto andava chiuso davvero: mai si era battuto in modo così duro contro la chiusura dello scalo nei 5 anni precedenti. E ovviamente anche stavolta ha perso la sua battaglia, perchè l’Aeroporto (giustamente) è stato chiuso per l’emergenza. Ha fatto dirette facebook da vittima sacrificale nonostante gli aeroporti chiusi fossero molti, e ben più importanti (Milano, Bergamo, Verona, Firenze etc.), alimentando allarmismi e confusioni sul futuro dello scalo tanto che è dovuto intervenire il Presidente ENAC per zittirlo e assicurare la riapertura del Tito Minniti.

falcomatà porto reggioIntanto andava alla stazione a fare lo sceriffo e controllare che non arrivasse nessuno sui treni provenienti dal Nord, ma dopo neanche due settimane ha iniziato a fare dichiarazioni e comunicati chiedendo di consentire ai reggini emigrati al Nord di rientrare in città! La faccia l’ha persa quando è andato a Villa San Giovanni a farsi fare foto da pubblicare su facebook mentre era al telefono con la mascherina e 30 siciliani venivano ospitati nel noto Grand Hotel Excelsior della sua città a spese dello Stato. Se ne era al corrente, significa che ha tentato di prendere in giro la sua gente dicendo di non saperne nulla e minacciando “azioni fisiche” (!!!) se qualcuno avesse proposto quell’ipotesi (che si era già realizzata la notte precedente!). Se davvero non se ne era accorto, da Sindaco della città a stretto contatto con tutte le autorità, è ancora più grave. Ma il fondo l’ha toccato quando è andato nelle periferie più disagiate a cercare qualche disagiato che era sceso nel cortile per farsi riprendere con il microfono sotto la mascherina mentre redarguiva chi non aveva la possibilità di rispondergli per le rime, con l’unico fine di ottenere qualche like su facebook apparendo come lo sceriffo che faceva rispettare le leggi.

Ha intrapreso un’incomprensibile battaglia politica contro Jole Santelli, appena insediata alla Regione, con cui avrebbe dovuto invece stringere sinergie istituzionali per affrontare l’emergenza: ha agito soltanto per interesse politico quando, nell’arco di 24 ore, prima chiedeva alla Regione di far tornare i fuori sede bloccati nel focolaio della Lombardia (!!!), poi si opponeva all’ordinanza della Santelli che consentiva in piena sicurezza l’apertura di bar, ristoranti e pizzerie con tavoli all’aperto, l’attività della pesca individuale e dello sport dal 30 aprile, quando a Reggio Calabria non c’erano più casi di contagio già da quindici giorni (0 positivi il 15 Aprile, prima Provincia in Italia!). Ha accusato la Santelli di aver agito contro le norme nazionali, ma dopo poche ore lui stesso ha disposto con un’ordinanza il divieto delle passeggiate nel Comune di Reggio anche dopo il 4 maggio, in contrasto con il dpcm del Governo centrale.

Insomma, anche stavolta ha sbagliato tutto: eppure avrebbe potuto, come molti altri suoi colleghi evidentemente più capaci, avrebbe potuto approfittare del lockdown per sistemare le strade della città, per restituire un po’ di decoro, approfittando del decreto del Governo che consentiva qualsiasi tipo di lavoro pubblico nei centri abitati. Invece lui ha vietato qualsiasi attività edilizia nel centro cittadino e i reggini da oggi ritrovano una città messa peggio di come l’avevano lasciata due mesi fa: adesso non aspettano altro che le elezioni comunali per poter restituire a Falcomatà quel “Passa pa casa” che il Sindaco ha vomitato sulla sua gente come se fossero nemici da esporre alla gogna.


Giuseppe Conte Ø

E’ quanto di peggio all’Italia potesse capitare, ben oltre l’epidemia in sè. Nella gestione di quest’emergenza ha mostrato la propria totale impreparazione e inadeguatezza, sotto ogni punto di vista: il 21 febbraio, quando è esploso il primo caso a Codogno, aveva detto che la situazione era “sotto controllo, perchè eravamo già preparati“. Dopo un mese ha ammesso che “l’Italia era impreparata a quest’epidemia“, eppure il 31 Gennaio aveva già dichiarato lo stato d’emergenza. Non è mai stato puntuale negli appuntamenti presi per le conferenze stampa, spesso a notte fonda nonostante l’importanza delle comunicazioni al Paese. Anzichè parlare in modo chiaro, ha illuso la gente. Ha rinviato di 15 giorni in 15 giorni le date con le varie scadenze del lockdown, mentre avrebbe dovuto essere chiaro sin dall’inizio. Ha utilizzato le dirette TV a reti unificate per sferzare duri attacchi all’opposizione in stile Putin o Kim Jong-un, persino dimostrando ignoranza profonda sulla storia recente dell’Italia quando ha detto che “nel 2012 c’era un governo di Centro/Destra con Meloni ministro“, mentre nel 2011 c’era Monti e i ministri erano i suoi colleghi accademici Fornero, Passera, Severino, Profumo… E poi ha addirittura attaccato i giornalisti, perdendo ogni briciolo di stile.

Se gli amministratori locali (vedi sopra, da Musumeci a De Luca e Falcomatà, ma potremmo estendere un discorso analogo a molti altri Sindaci e i Governatori d’Italia) hanno potuto dare sfogo ai loro istinti più beceri, elettorali, propagandistici e in molti casi incostituzionali, è stato solo ed esclusivamente per colpa di un Governo debole e assente che gliel’ha consentito, lasciando discrezionalità eccessive agli enti locali neanche se fossimo in un regime federale.

Foto Getty

E in Italia non sappiamo neanche chi ha gestito l’emergenza: conosciamo meglio l’immunologo americano Anthony Fauci, di origini siciliane, a cui Trump ha affidato la gestione della pandemia negli USA, pur con accesi confronti come ci saremmo aspettati anche in Italia tra il mondo che rappresentava le esigenze epidemiologiche e quello invece della politica che avrebbe dovuto rappresentare le istanze sociali ed economiche della popolazione. In Italia invece Conte non si è preso alcuna responsabilità, ha seguito i tecnici come se non ci fosse alcuna altra esigenza di tipo differente, e ha utilizzato gli esperti per fare un vergognoso scarica barile nonostante fosse evidente che i primi a non sapere che pesci prendere erano proprio virologi ed epidemiologi. Noi non sappiamo neanche chi ha gestito l’emergenza in Italia: il premier ha fatto le dirette facebook, Borrelli ha dato i numeri, Arcuri ha cercato i respiratori e imposto il calmeire dei prezzi che neanche Mao Tse-tung provocando l’effetto contrario e facendo sparire di nuovo le mascherine dai territori, e Colao che con la sua task-force di super esperti ha lavorato duramente settimane intere per dire agli italiani che potevano andare a trovare i congiunti, ma senza assembramenti; tornare al lavoro, ma senza le scuole per i figli; prendere l’autobus di 40mq ma solo 16 alla volta, ma in un negozio di 40mq possono entrare solo uno alla volta. E in una chiesa di 150mq può entrare 1 morto con 15 vivi, ma non 15 vivi e basta.

ricciardiPer quanto riguarda i tecnici, abbiamo avuto un comitato senza leadership agire in ordine sparso: Ricciardi, Locatelli, Rezza, Ippolito, Brusaferro. Ogni giorno sulla stampa e in TV a dire tutto e il contrario di tutto, oltre a commettere gaffe clamorose e farsi smentire persino dall’OMS. L’impressione è che i più confusi siano stati prima di tutto loro, e che non abbiano utilizzato il metodo della trasparenza. Invece nelle grandi emergenze serve una leadership forte e autonoma che possa agire in deroga a tutto e a tutti e che possa comunicare con schiettezza come stanno le cose. Come hanno fatto tutti all’estero. Invece la protezione civile ha giocato anche sui numeri, confondendo la gente fornendo quotidianamente la cifra dell’aumento del “numero delle persone attualmente ammalate” anzichè quella dei nuovi contagiati.

L’Italia è un unicum mondiale: ha fatto il lockdown più duro e rigido del mondo, ma ha pagato il più alto prezzo delle vite umane. Abbiamo seguito il modello della Cina, mentre tutte le grandi democrazie occidentali chiedevano alla Cina chiarezza su tutto ciò che aveva nascosto. E così il Sistema Sanitario “migliore del mondo” ha avuto performance peggiori degli Ospedali dell’America Latina. Con una pesantissima responsabilità politica: Conte e il Governo hanno agito con ritardo e in confusione. Hanno dapprima sottovalutato l’emergenza, poi trasformato l’Italia in uno Stato di Polizia privando la gente di libertà basilari senza alcuna valida motivazione scientifica, senza passare dal parlamento e in barba ai diritti garantiti dalla Costituzione. Siamo arrivati a rincorrere ragazzini che correvano da soli in spiagge deserte, redarguire padroni di cani bisognosi di espletare i loro bisogno nel marciapiede sotto casa o anziani che si recavano in edicola ad acquistare il giornale per informarsi sull’epidemia. Se fosse accaduto con Salvini al Governo, tutti i rappresentanti di quest’esecutivo avrebbero gridato al colpo di stato militare e alla dittatura. Per giunta Conte ha agito a colpi di decreti quotidiani varati in piena autonomia, senza un voto dell’organo parlamentare, provocato l’estensione dell’epidemia al Sud con la fuga di notizie incontrollate che ha fatto scaturire l’esodo di oltre centomila persone dal focolaio della Lombardia al Mezzogiorno.

E sull’economia stendiamo un velo pietoso. Le modalità della “fase 2” sono uno schiaffo all’Italia che produce e che lavora e alle Regioni del Sud, dove dapprima il Governo ha portato la pandemia consentendo l’esodo dal Nord, e poi non ha concesso aperture regionalizzate in base alle aree geografiche che hanno per prime azzerato il contagio. Sono gli stessi personaggi che con il reddito di cittadinanza avevano esultato per aver “sconfitto la povertà“. Prima dell’epidemia avevano detto che “l’Italia non diventerà il lazzaretto d’Europa” e durante l’emergenza hanno assicurato che “nessuno perderà il posto di lavoro“. L’unico dubbio è se prendano per il culo o se portino sfiga.

E mentre Toninelli si lagna in TV che “per quest’epidemia non avevamo mica un libretto delle istruzioni” (eh perbacco, il pipistrello se lo sarà scordato! Chissà se è ancora in garanzia, può provare a chiedere ad Amazon il reso!), a difendere questi incapaci è rimasto solo Travaglio, l’emblema dell’Italia dell’odio sociale. Il giornalista pluri condannato per diffamazione, che prima dell’avvento del grillismo gettava fango persino su Gesù Cristo, adesso con Conte è diventato un agnellino talmente tanto filo-governativo con arrampicate sugli specchi che gli consentono di vincere con distacco la classifica del lecchinaggio.


Matteo Salvini 0,5

salvini rosarioSe è davvero ancora lui il leader dell’opposizione (ma dopo questo tsunami, nutriamo seri dubbi), certo che in Italia siamo messi davvero male! Se Conte ha combinato un disastro totale, Salvini è riuscito a comportarsi ancora peggio: il voto è mezzo punto più alto rispetto a Conte perchè gli errori del Governo li pagano i cittadini, quelli della maggioranza invece sono soltanto un boomerang sul consenso dei leader dell’opposizione. Il “Capitano” leghista, a differenza degli altri partiti di opposizione, ha speculato sull’emergenza, ha sbagliato i modi e i tempi e poi come travolto da una crisi mistica, ha attaccato la scienza e chiesto l’apertura delle Chiese per Pasqua. Roba che neanche nel Medioevo. I primi a lamentarsi del suo delirio sono gli stessi leghisti, da sempre pratici e pragmatici, in trincea per la battaglia contro il Coronavirus nelle Regioni del Nord. Salvini si è dimostrato inadeguato al governo del Paese, fosse stato lui a Palazzo Chigi non avrebbe certo fatto meglio di Conte (e neanche peggio, perchè peggio di così riteniamo sia impossibile). Non dimentichiamo che Salvini con Conte ha governato per oltre un anno, e che con Di Maio hanno ancora molto da spartire. Sono entrambi figli dello stesso populismo e dello stesso qualunquismo. Che ti consentono di avere l’uovo oggi, quei voti della pancia del Paese che ragiona d’istinto. Ma non raggiungerai mai la gallina domani, perchè sei privo di contenuti e capacità quindi alla prova di governo, inevitabilment,e ti sciogli come neve al sole. Gli italiani lo stanno capendo, tanto per i grillini quanto per Salvini.


Sergio Mattarella 8+

Il Capo dello Stato è stato l’unico riferimento istituzionale serio e rassicurante che l’Italia ha avuto in quest’emergenza. Purtroppo il suo ruolo è praticamente inutile: non conta nulla nelle azioni politiche e decisionali di un Paese che per il Covid-19 ha visto esautorato persino il parlamento. Eppure Mattarella è riuscito, con quel fuori onda sui capelli, a strappare un sorriso agli italiani. Ha capito che doveva trovare un modo per parlare agli italiani, per dargli un riferimento umano e vicino, che li aiutasse a continuare nei sacrifici enormi richiesti per il rispetto delle norme restrittive. Si è dimostrato un grande uomo di Stato, moderno e al passo con i tempi. Certo, fosse stato Premier anzichè avere un ruolo limitato alla rappresentanza istituzionale, siamo convinti che l’Italia ne sarebbe uscita prima e meglio.


Attilio Fontana 2

Se da un lato le responsabilità del Governo nella cattiva gestione dell’emergenza sono palesi, dall’altro non possono passare in secondo piano quelle della Regione Lombardia e del suo governatore Attilio Fontana. Che magari non avrà colpe dirette, ma oggi è l’emblema di una Regione presuntuosa che si è sempre vantata del sistema sanitario migliore di tutto lo spazio interplanetario e invece ha pagato il prezzo più alto d’Italia e uno dei peggiori del mondo, pari soltanto a Madrid, New York e Bruxelles. L’inquinamento dell’aria avrà sicuramente contribuito ad esporre le parti più fragili della popolazione al rischio di complicazioni polmonari, ma quello che è successo negli ospedali della Lombardia, di cui si sta occupando anche la magistratura, non può passare inosservato e segna la pietra tombale su un sistema sanitario eccessivamente decantato soltanto per la reputazione che è riuscito a crearsi, ogni oltre evidenza della realtà.


Luca Zaia 10

luca zaiaA differenza del collega lombardo, Zaia si è dimostrato ultra efficiente nella gestione della pandemia: si è affidato agli scienziati degli atenei veneti e ha predisposto tamponi a tappeto a tutta la popolazione. A fine Febbraio era la Regione più colpita d’Italia, ma ha arginato il contagio meglio di tutti al punto che oggi persino Emilia Romagna e Piemonte contano il doppio dei morti del Veneto. Nella sola Regione di Zaia sono stati effettuati oltre 400 mila tamponi, record assoluto mondiale rispetto alla popolazione regionale, e questo ha consentito di isolare tutti gli asintomatici e frenare il contagio, nonostante fosse molto più difficile rispetto al Sud vista la mole elevatissima di positivi. Ha consentito le riaperture di fabbriche e industrie in sicurezza già da metà aprile, senza ricadute del contagio, dimostrando che convivere con il virus si può, e dando una grande lezione a tutti gli ottusi che ancora al Sud, in Regioni e Province con zero casi, fanno ordinanze di divieti e chiusure che sono degne della caccia alle streghe.


Matteo Renzi 6,5

Unica voce illuminata all’interno di tutta l’area di Governo, ha il pregio di dire cose sacrosante ma il difetto di non riuscire ad avere peso in una maggioranza Pd-M5S a cui sta soltanto facendo da stampella. Ha focalizzato in modo brillante il tema della necessità di aiuti economici al settore produttivo del Paese e poi l’urgenza di programmare la fase 2 con riaperture graduali per aree geografiche e settori meno a rischio. Ma nella sua maggioranza non l’ha ascoltato nessuno.


Silvio Berlusconi 9

Berlusconi il 17 marzo, mentre la Lombardia mandava in Germania, Calabria e Sicilia i propri malati perchè non aveva posti letto, ha fatto il login su uno dei suoi conti correnti bancari e ha cliccato su “Pagamenti”, “Bonifico” e ha donato 10 milioni di euro per la realizzazione di 400 posti letto di terapia intensiva del nuovo Ospedale Covid-19 alla Fiera di Milano, “o per altre esigenze sanitarie della Lombardia“. Poi ha agito con senso di responsabilità: a differenza dei suoi colleghi di opposizione Salvini e Meloni, non ha mai alzato i toni o alimentato polemiche strumentali contro il Governo, pur non condividendo nulla di quanto fatto dall’esecutivo guidato da Conte. Forza Italia ha agito con moderazione, dando una lezione non solo di contenuti ma anche di stile e scegliendo la strada delle proposte costruttive, in molti casi partorite proprio dall’imprenditore milanese forte della sua esperienza sia privata che pubblica, da uomo di Stato e da Presidente del Consiglio più longevo della storia della Repubblica. Peccato che non ne abbiano ascoltata neanche una: l’Italia oggi starebbe certamente molto meglio.

Ah, durante quest’emergenza abbiamo scoperto come Berlusconi aveva gestito 19 anni fa la minaccia terroristica dell’autunno 2001, subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle, di un virus del vaiolo diffuso attraverso le condutture dell’acqua in tutt’Italia. Soltanto 3 persone furono informate: il Presidente Silvio Berlusconi, il Sottosegretario Gianni Letta e il Ministro Giulio Tremonti. Letta in piena notte si recò all’Ospedale Spallanzani di Roma per fare il punto e approvvigionare tamponi, controllare le terapie intensive e i posti letto per far fronte al possible attacco terroristico; Tremonti fece un acquisto strategico e fondamentale, ovvero una partita di oltre duecento milioni di euro di vaccini anti-vaiolo, arrivati direttamente dalla Svezia e dalla Svizzera. Niente panico, niente fuga di notizie, non si poteva rischiare di paralizzare il Paese. In poche ore l’Italia era pronta: due Hercules decollarono dall’aeroporto di Ciampino per andare a recuperare il carico di vaccini. Lo Spallanzani, dal canto suo, era diventato un ospedale di guerra. Al resto avrebbero pensato i servizi segreti e di sicurezza. Ma per fortuna l’attacco non arrivò mai. Il vaiolo tramite condutture dell’acqua avrebbe causato una strage. Quella partita di vaccini anti-vaiolo è ancora a disposizione dell’Italia: l’efficienza dello Stato italiano nella sfida a un nemico invisibile aveva dimostrato di essere quasi una macchina perfetta. Esattamente l’opposto di oggi, con l’emergenza che è arrivata mentre i nostri pubblici amministratori dicevano che andava tutto bene, facevano gli “aperitivi contro la paura” e andavano ad “abbracciare un cinese” parlando di “situazione sotto controllo” mentre la gente in preda al panico faceva razzia di carta igienica nei supermercati ed acquistava mascherine chirurgiche a 10 euro nelle farmacie.

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