La filosofia reggina e il marketing politico: povireddi nui

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Coronavirus a Reggio Calabria, le riflessioni dopo gli ultimi show della politica locale e nazionale

“Eh Povireddi nui” , la “filosofia reggina” per prendere tempo e trovare come uscirne, perché la scelta su come orientarsi sull’ordinanza regionale di minime aperture, deve essere di contrapposizione politica e non può essere basata sui dati dell’emergenza sanitaria.

La città della Magna Grecia, dei Bronzi di Riace, del Bergamotto, del Museo archeologico diffuso, di scrittori senza tempo, dello Stretto e dei panorami, del Mare insieme alla Montagna, è definita e racchiusa nella “filosofia reggina” del povireddi nui, che nella sua ironia social può essere divertente, quando non venga istituzionalmente usata come offesa verso un Popolo e la sua intelligenza.

La politica che parla a cittadini stupidi. Ci stiamo abituando a questo. Una comunicazione politica, che purtroppo si trasforma in fatti, irriverente, irrispettosa e antisociale. Tutto sdoganato, l’importante è fare la nuova politica svuotata di significati, non quella seria, ma quella del consenso a tutti i costi.

Ma Noi non siamo stupidi. Gli Italiani non sono stupidi. Eppure i nostri politici, quelli che abbiamo scelto per governarci, o “anche no”, ci trattano da perfetti idioti, ci impongono il Decalogo degli Italiani Scemi. Perché, a ben vedere, non si trova altra spiegazione. Distanza tra 1 metro, un metro e mezzo oppure due, sì ad attività motoria ma non a passeggiate, ma se passeggiamo in scarpe da tennis va bene; visita ai congiunti che comprendono gli amici, ma solo quelli veri, che abbraccereste se ne aveste la possibilità. Niente party, ma una visita contemporanea di tutti i congiunti si potrebbe fare, se stessimo ad un metro di distanza l’uno dall’altro. Però, all’aria aperta, neanche i congiunti possono vedersi, nonostante le probabilità di contagio siano nettamente superiori in ambienti chiusi. E poi apriamo alcuni settori, ma altri no, perché non dipende dall’attuazione dei protocolli di sicurezza, dalle metrature dei locali rispetto al numero di dipendenti, ma è una scelta governativa quali settori salvare per primi. Anzi, non del Governo tutto. Dipende dal solito buon Premier Conte, che continua a dettare regole incomprensibili, insieme alle task force che gli danno consigli altrettanto incomprensibili.

Quando sono stati dati pieni poteri a Orban in Ungheria ci siano stupiti ed indignati; in Italia il Premier se li è presi e basta. Un Parlamento svuotato di poteri e di dibattito e un Presidente del Consiglio che legifera e ci parla come se fossimo delle pecore. Sarà che dobbiamo raggiungere l’immunità di gregge e così facciamo prima…

Ma visto che non basta la politica nazionale a prenderci in giro, allora via con con gli Enti locali. La Regione fa un passo avanti alle 23 di sera per il giorno dopo e i Sindaci ne fanno due indietro, però soltanto se sono avversari politici.

Quanto sarebbe semplice mettere delle regole di massima di sicurezza, tra l’altro facilmente controllabili, e poi contare sul buonsenso, sulla responsabilità, sull’autoconservazione, attraverso una comunicazione chiara che serva da educazione sociale alla convivenza con il virus.

Invece, mentre giochiamo sulla pelle dei cittadini, assistiamo a conferenze stampa incomprensibili, ordinanze notturne e, alla fine della catena, prendiamo tempo con la filosofia reggina perché  la scelta di non seguire l’ordinanza regionale di aperture minime alla popolazione è evidentemente una questione politica e non una questione sanitaria e bisogna farla accettare, chiudendo alla possibilità di una seppur minima ripresa dell’economia.

Marketing politico scellerato, opposizioni partitiche anche in emergenza e cittadini trattati da idioti.

Questa è la nuova politica italiana. È così.

Questa, ci vogliono fare credere, sia la filosofia reggina. Ma non è così.

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