Se lo Stato non arriva, incombe la ‘ndrangheta: il Governo combatte la Santelli, ma la Calabria sta gridando aiuto

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“Se alla Regione non viene consentito di agire, c’è qualcun altro che è sempre molto presente ed è pronto a entrare in gioco”: Jole Santelli prova a dare una spinta all’economia calabrese contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta che brulica nel disagio economico e sociale, ma il Governo si oppone. E intanto anche Sardegna e Sicilia si muovono in anticipo per la Fase 2

Come due pugili messi sul ring uno di fronte all’altro e pronti a darsi battaglia. Da un lato il Governo, dall’altro la Regione Calabria: entrambi si stanno ormai sfidando da qualche giorno a colpi di… ordinanze. Il Premier Giuseppe Conte ha suonato la campanella che ha dato il via al combattimento, adesso in gioco c’è il destino dell’economia italiana. Il 4 maggio si entrerà nella cosiddetta “fase 2” dell’emergenza Covid-19: un periodo intermedio in cui i cittadini dovranno iniziare a convivere con il virus, durante la quale sarà fondamentale valutare lo sviluppo dell’epidemia alla luce delle nuove misure adottate.

Il lockdown al momento non è stato superato del tutto, la curva dei contagi in alcune regioni continua a scendere molto lentamente. Dopo due mesi di quarantena però alcune restrizioni saranno allentate: il nuovo Dpcm aumenterà le possibilità per motivare gli spostamenti, ma soprattutto concederà a circa 4.5 milioni di italiani di tornare al lavoro. Da lunedì infatti riapriranno le imprese manifatturiere, il commercio all’ingrosso e i cantieri, mentre per bar e ristoranti ci sarà la possibilità di apertura solo con vendita d’asporto.

E’ soprattutto su questo tema che si è concentrato il dibattito ed è nato lo scontro con la Presidente Jole Santelli che ha ritenuto opportuno agire in maniera leggermente diversa rispetto alle disposizioni nazionali. Il decreto legge che annuncia l’alba della fase 2 non tiene conto della diversa situazione epidemiologica da regione a regione, ma nemmeno del tessuto economico che ovviamente cambia tra Nord, Centro e Sud. “Il Governo ha dato il via alle aziende manifatturiere, ma in Calabria non ci sono industrie. L’economia regionale è tenuta in piedi da piccole e medie imprese, che non possono aspettare ancora un altro mese perché falliranno”, ha sottolineato più volte la governatrice calabrese.

Come darle torto. E come giusto che sia, un Presidente di Regione ha il diritto di muoversi in risposta alle esigenze dei propri cittadini. “Se lo Stato non c’è e non è in grado di dare speranza, se alla Regione non viene consentito di agire, c’è qualcun altro che è sempre molto presente ed è pronto a entrare in gioco, ad esempio attraverso l’usura”, un appello della Santelli che vale come un grido disperato. Come ultima chance per non vedere avanzare le ombre della ‘ndrangheta sulle imprese dei cittadini. Un rischio che non si può e non si deve correre, perché si sa che dove c’è povertà e debolezza economica la criminalità organizzata trova terreno fertile per suoi sporchi giochi di potere.

musumeciUn forte contrasto nei confronti della Regione Calabria, con il ministro Boccia che più volte ha invitato Jole Santelli a ritirare l’ordinanza. Comunque, mentre la diatriba continua, già altri governatori del Sud si sono anche loro mossi in anticipo rispetto alle decisioni del Governo. Ad esempio in Sardegna il Presidente Christian Solinas ha dato il consenso per la riapertura di saloni di parrucchieri, estetisti e tatuatori già “dall’11 maggio, in base a una valutazione sull’andamento della curva dei contagi, nei comuni della Sardegna con un parametro di diffusione uguale o inferiore a 0,5”. Oppure in Sicilia il governatore Nello Musumeci ha annunciato che dal 4 maggio sarà consentito alle famiglie di potersi trasferire nelle seconde case (a patto che non facciano la spola con la principale abitazione, ma vi rimangano per la stagione), ha confermato l’asporto ai ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar e pub, con il divieto di consumare nei locali e nelle adiacenze. Gli abitanti siciliani potranno accedere al cimitero e acquistare fiori e piante per far visita ai defunti.

“O ci siamo noi a dare delle risposte oppure – ha proseguito Santelli – o questo territorio diventerà preda di chi le risposte purtroppo le dà, e le dà velocemente”. Uno schema già collaudato a cui, se non riesce ad intervenire in tempo, si sollecita l’entrata in gioco. “L’imprenditore criminale avvicina quello normale. Non deve neanche dichiararsi nella sua genetica mafiosa. Ma persuadere la vittima, non è difficile, di essere un’occasione imperdibile di sostegno, di ossigeno finanziario, di salvataggio. Una trappola micidiale”, spiega il commissario Annapaola Porzio, nominata dal Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket.

Un rischio peraltro annunciato anche da Capitano Ultimo. Il colonnello Sergio De Caprio infatti è intervenuto a sostegno del Presidente Santelli, ammonendo lo Stato di aver “minacciato le Regioni”. Le Regioni infatti “si sostengono e il popolo si ama, non si domina”, soprattutto quello per motivazioni economiche più debole e messo in ginocchio da decreti legge lontani dalla realtà. Dalla realtà calabrese, perlomeno. Sarebbe davvero scomodo per la Calabria vivere un altro mese di lockdown quasi totale, perché l’economia si regge anche sul turismo e se non si inizia a riavviare il motore ristoratori, alberghieri, operatori turistici non ce la faranno mai a prepararsi in tempo. “Certe attività se non ripartono ora, non ripartiranno mai più” o, peggio ancora, rischieranno di finire nelle mani della ‘ndrangheta. E la Regione sta chiedendo aiuto: lo Stato non può far finta di non sentire.

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