Non facciamo assembramenti ma pippiamo coca e bruciamo i rifiuti

StrettoWeb

Guai a fare assembramenti, ma ogni notte bruciamo rifiuti. Indossiamo la mascherina anti-Covid, ma conviviamo come se nulla fosse con cumuli di immondizia abbandonati da mesi fuori da ogni portone. Ci preoccupiamo del contagio, ma restiamo indifferenti alle diossina che ci distrugge i polmoni. Siamo in allarme per la pandemia, ma non ci sfiora il pensiero dei giovani che pippano coca in pieno centro alla luce del sole.

Che a Reggio Calabria quello del Coronavirus fosse l’ultimo dei problemi, lo scriviamo da mesi. Non siamo mai stati in emergenza sanitaria, gli Ospedali della Calabria non hanno mai superato il 15% di posti letto occupati dai pazienti che hanno contratto il virus, tutti legati a cluster epidemiologici provenienti dal Nord. Il virus non ha mai circolato nella Regione, dove però siamo stati costretti a un lockdown talmente ferreo che faceva sentire in imbarazzo persino ad affacciarsi dalla finestra o uscire in balcone. Un clima di terrore e allarme che continua a determinare pesanti conseguenze sulla coscienza della gente più fragile, debole, quotidianamente a caccia di untori. E così eddaje ai tavolini all’aperto, eddaje alle passeggiate, eddaje alla movida, eddaje alle riaperture dei negozi, e aridaje ai rientri dal Nord, aridaje ai confini regionali, aridaje ai turisti, aridaje agli assembramenti dei tifosi in festa. Ogni 15 giorni il contagio resta a zero ma cerchiamo il colpevole di un dramma che non c’è. Siamo a quasi due mesi dalle riaperture e i Prefetti, organi del Governo sul territorio, hanno comprensibilmente deciso di chiudere le Unità di Crisi. L’emergenza è finita, andate in pace. Anzi no. Perchè continua nella psicofobia della gente, negli squadristi delle mascherine, nei talebani del lockdown. E nei DPCM ancora eccessivamente restrittivi: è vietato sposarsi, è vietato giocare a calcetto, non si può neanche uscire in macchina con gli amici. 

Il Coronavirus è diventato la migliore arma di distrazione di massa. Tra le varie libertà sospese, c’è anche la democrazia: l’ultimo balordo tentativo di rinviare ancora le elezioni già procrastinate, è quello di programmarle per l’autunno. E allora capisci perchè facciano il tifo per il virus, per il contagio e per la seconda ondata. Perchè sembrano tristi e incazzati quando, ogni giorno, i dati della protezione civile sono confortanti. E’ perchè soltanto se la pandemia continua, riusciranno a salvare qualche poltrona. Il Coronavirus è la più grande assicurazione che hanno per rimanere saldamente attaccati al potere, mentre nel Paese si consuma un disastro economico e sociale. 

E a Reggio Calabria la gente è talmente tanto mpanicata che ancora non esce di casa, indossa la mascherina anche al cesso e vive nella schiavitù del terrore. Tutti zitti, però, di fronte ai drammi reali di una città depressa. Indifferenti alla spazzatura che brucia ogni notte con nubi tossiche che determinano reazioni cancerogene nei polmoni dei residenti. Alla cocaina, che dilaga nel centro storico. Alle denunce dello storico titolare della libreria Culture che in queste ore lancia l’ennesimo allarme per il vandalismo notturno intorno a Villa Zerbi. Abbandonata al degrado come Miramare, il Supercinema, il Roof Garden, il Lido Comunale. I gioielli di una città ancora una volta tradita da promesse iperboliche seguite dal nulla cosmico. 

Siamo allo sbando più totale, l’inchiesta “Helios” ha evidenziato le infiltrazioni della ‘Ndrangheta nell’Avr, portata a Reggio dallo Stato dopo lo scioglimento comunale del 2012 disposto per le … infiltrazioni della ‘Ndrangheta nella Leonia!!! Eppure il Comune con la Leonia pagava 15 milioni di euro l’anno per un servizio che garantiva la pulizia della città, adesso da ormai 8 lunghi anni è costretto a sborsare 19 milioni annui all’Avr che a stento svuota i cestini di corso Garibaldi e Lungomare Falcomatà. 

Però il problema sono quattro ragazzi che festeggiano all’aperto la Reggina in serie B. Il problema sono gli assembramenti, non bastasse tutto quello che abbiamo passato, dobbiamo continuare a soffrire.

Se bruciamo i rifiuti o pippiamo coca, tutto va bene. Non fiata nessuno. Se gli adolescenti si ubriacano ogni weekend con risse da far west fuori dai locali, saranno problemi loro. Se hanno svenduto la città a poteri balordi e criminali, ci giriamo dall’altra parte. Tanto che ce ne importa, è così bello il panorama di Reggio. C’è il gelato di Cesare, l’estate dura tutto l’anno e la Reggina ha preso anche Menez! Continuiamo a fare attenzione al Coronavirus, che non ci rovini questo magico mondo dei balocchi. 

Oppure magari apriamo gli occhi. E ci accorgiamo che la pandemia qui non è mai neanche arrivata. Che dobbiamo stare sì attenti, lavarci le mani, mantenere un metro di distanza, e poi fare la vita normale. Assembramenti compresi. Per festeggiare la Reggina, certo, è un buon motivo, ma anche per protestare contro ciò che non va, contro la mala politica, contro la ‘ndrangheta, contro il malaffare, contro la corruzione, contro i giochi di potere

Possiamo scegliere se continuare a vivere di paura di un virus che non c’è e di tanti altri problemi che invece ci sono ma non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare, o abbandonare queste codardie e prendere in mano il nostro destino. A partire dai problemi reali. Quelli che se considerassimo anche solo la metà di quanto ci ha mpanicato il Coronavirus, allora davvero vivremmo in un paradiso terrestre. 

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