Claudio Baglioni: dopo 7 anni dall’ultimo disco in studio “ConVoi”, a dicembre esce il nuovo album di inediti

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Claudio Baglioni. A dicembre 2020 uscirà il suo nuovo album di inediti: “Rappresenta un ritorno alle origini di quella grande tradizione pop nella quale ogni vinile che si pubblicava era come il miracolo di una nascita”

Un album ideato e composto come una volta. Vero, sincero, fatto a mano e interamente suonato”. Sono le parole che Claudio Baglioni sceglie per parlare, per la prima volta, del suo nuovo attesissimo album di inediti, il primo, dopo sette anni di riflessione e scrittura, che uscirà il 4 dicembre 2020.

Baglioni non rivela ancora il titolo del suo nuovo lavoro discografico (sedicesimo album in studio della sua cinquantennale straordinaria carriera). “Solo alla fine – spiega – ascoltandolo parlare e guardandolo negli occhi, saprò che nome dargli”.

È un progetto – racconta – al quale ho dedicato tutto me stesso, a partire dalla scrittura, strutturata come non accadeva da tempo, su linee melodiche e processi armonici che la musica popolare sembra offrire sempre meno. Le sonorità sono tutte vere, nel senso di ‘acustiche’ – basso, batteria, pianoforte, chitarre, archi, fiati, voce e cori – e il ricorso all’elettronica è stato dedicato, esclusivamente, alla cura degli effetti suono e delle atmosfere. Ne sono venuti fuori dodici pezzi suonati dalla prima all’ultima nota, da un gruppo di musicisti straordinari, che fanno quello che ci si aspetta da loro: suonare con tutta la creatività, l’invenzione, l’energia e la passione – in una parola: la musicalità – che hanno dentro”.

Per quanto riguarda i testi, spiega: “Ho affidato a semplicità e immediatezza il compito di raccontare l’avventura dell’esistenza e delle relazioni umane, e alla leggerezza e alla freschezza di certe immagini quello di provare a sgombrare l’orizzonte dalle nubi che a volte sorvolano la vita”.

Un album – conclude Baglioni – che, in un certo senso, si potrebbe definire ‘classico’. Non per il genere di musica, naturalmente, ma per il fatto che rappresenta una sorta di ritorno alle origini di quella grande tradizione pop – fiorita tra metà anni Sessanta e metà anni Settanta – nella quale ogni vinile che si pubblicava era come il miracolo di una nascita”.

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