Referendum per il taglio dei parlamentari: “Per un risparmio di risorse insignificante, si rende la democrazia ancora più debole”

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Referendum per il taglio dei parlamentari: “Provvedimento demagogico, il risparmio sarebbe dello 0,007 del bilancio statale annuo, ovvero 1,35 euro per cittadino”

Aumenta la schiera dei contrari alla proposta referendaria programmata per il prossimo 20 e 21 settembre ed orientata alla riduzione del numero dei parlamentari italiani. Tra di essi anche la sezione del PCI “Ho Chi Minh” – Acireale, che per il prossimo venerdì 11 settembre, alle 19, ha organizzato un incontro presso l’anfiteatro della Villa Belvedere di Acireale dal titolo “Perché No al taglio del Parlamento”.

Il Consiglio dei Ministri ha scelto il prossimo 20 e 21 settembre quale data per il referendum confermativo sulla legge relativa al taglio dei parlamentari – scrivono gli organizzatori per presentare l’evento –. La nostra posizione in merito ad un provvedimento demagogico, voluto dal M5S e sostenuto, per ragioni diverse, dalle principali forze politiche, è nota: il PCI – Partito Comunista Italiano è per il No!
La nostra contrarietà deriva dal fatto che tale legge non riforma i poteri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, riduce gli spazi di rappresentanza al punto che in diverse regioni sarà impossibile eleggere parlamentari di minoranza. In altre parole, per operare un risparmio di risorse insignificante, si rende la democrazia ancora più debole. Insomma, è in gioco la rappresentanza politica del Paese: diminuendo il numero dei parlamentari cresce la distanza di questi dai cittadini e dal territorio. Se vincesse il Sì l’Italia scenderebbe all’ultimo posto dei 27 Stati membri dell’Unione europea nel rapporto fra deputati e abitanti
”.

Già nei referendum del 2006 e del 2016 – proseguono – un’ampia maggioranza di cittadini impedì, tra le altre cose, la riduzione dei parlamentari e la liquidazione del Senato. Anche questa volta una ristretta cerchia di privilegiati, di demagoghi, decide di mettere in discussione la funzione del Parlamento. Perché non è vero che in pochi si lavora meglio: riducendo del 37% i parlamentari si consegna il lavoro delle commissioni (permanenti, speciali, di vigilanza) a pochissimi membri di pochi partiti; in questo modo non si tagliano solo i parlamentari ma si taglia il Parlamento ledendo il suo lavoro legislativo e di controllo sull’operato del governo. E il sostener che si risparmi con questo taglio non è solo sbagliato ma anche ridicolo, dato che il risparmio sarebbe dello 0,007 del bilancio statale annuo, ovvero 1,35 euro per cittadino: poco più un caffè all’anno. La cattiva politica ha altre cause: non nel numero dei parlamentari ma nelle leggi elettorali incostituzionali, viziate dalla logica maggioritaria che mortifica la rappresentanza della effettiva volontà politica, che impediscono ai cittadini di scegliere davvero i propri candidati”.

I sostenitori di tale legge – concludono gli organizzatori – prospettano inoltre una concomitante riforma della legge elettorale, e le proposte al riguardo sono molteplici. Diversi soggetti politici sostengono la necessità di un impianto più o meno maggioritario, altri di una legge proporzionale con soglia di sbarramento.
Noi continuiamo ad essere per un sistema proporzionale puro, senza sbarramenti, l’unico in grado di garantire il principio di “una testa un voto” ed un Parlamento espressione dell’articolazione della società. Non siamo disponibili a barattare ancora una volta la rappresentanza con la governabilità: quest’ultima deve e può trovare adeguate risposte solo dopo l’affermazione di un Parlamento espressione della volontà popolare. Difendiamo la democrazia e la Costituzione! Il taglio dei parlamentari è un tassello di un disegno più complesso che prevede una nuova legge elettorale senza scelta dei candidati e con una elevata soglia di accesso che impedirebbe a milioni di cittadini di essere rappresentati in Parlamento, come a molti territori, e l’autonomia differenziata delle regioni del Nord che spacca il Paese e opera una secessione dei ricchi
. Il NO può fermare questo disegno, bloccando il suo primo passo: quello di ridurre il Parlamento da cardine della democrazia a strumento in mano ai potentati che fanno e disfano i governi”.

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