Il vicesindaco di Sant’Eufemia torna libero: Cosimo Idà non era il capo ‘ndrangheta “u diavulu”, smontata l’accusa dell’operazione Eyphemos

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Oggi è arrivata una notizia che molti cittadini eufemiesi, e non solo, aspettavano da tempo: Cosimo Idà è stato scarcerato

Che nel corso dell’operazione Eyphemos, la quale ha portato nella sua prima fase a 65 arresti per lo più nel comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte, vi fossero stati degli errori si era già compreso da qualche mese. Le manette per gli accusati erano scattate il 25 febbraio 2020 al termine di complesse ed articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. di Palmi. La notizia era rimbalzata su tutti i media locali e nazionali. Tra gli arrestati, infatti, vi erano anche il sindaco Domenico Creazzo, militare della Guardia di Finanza e neo eletto consigliere regionale, accusato di voto di scambio, il vicesindaco Cosimo Idà, maresciallo dell’Esercito italiano, accusato di essere capo promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte, il presidente del consiglio comunale Angelo Alati  e il consigliere di minoranza Domenico Forgione, stimato storico, giornalista e autore di numerosi saggi storici. Questi ultimi tre arresti, in particolare, avevano causato lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose, stabilito lo scorso 8 agosto dal Consiglio dei Ministri sulla base delle accuse mosse ai membri del consiglio comunale.

Oggi è arrivata una notizia che molti cittadini eufemiesi aspettavano da tempo: Cosimo Idà è stato scarcerato. L’avvocato Girolamo La Rosa, legale del maresciallo Idà insieme a Renata Zito e Francesco Gambardella, che abbiamo raggiunto telefonicamente, ci ha spiegato come “fin dall’inizio di questa vicenda le tre perizie che abbiamo richiesto sulle intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno portato all’arresto, sono giunte alla medesima conclusione: il nome de “u diavulu” (soggetto considerato dalle indagini capo di una locale di ‘ndrangheta, ndr) non è Cosimo, ma è un altro“. Se ne deduce dunque che il ruolo di capo promotore ed organizzatore di una fazione mafiosa all’interno del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte non sia da imputare a Cosimo Idà, ma ad altro soggetto non ancora identificato dalle indagini, che ricordiamo non essere ancora chiuse. “Ad agosto – prosegue il legale – abbiamo presentato un’istanza e il PM ha richiesto delle consulenze, sia ai carabinieri di Gioia Tauro che ad un altro consulente della Procura. La conclusione è stata unanime, dunque, per tutte e cinque le perizie: “u diavulu” non è lui. Possiamo dire che il nostro cliente è stato scagionato, sebbene avremo ogni certezza tra qualche giorno con la chiusura dell’indagine”.

Domenico Forgione

La libertà di Idà arriva dopo circa due mesi da quella di Domenico Forgione, per il quale è decaduta la misura preventiva perché “non sussistono più i gravi indizi di colpevolezza“; e arriva a sette mesi di distanza dalla messa in libertà di Angelo Alati, giunta dopo una sentenza di “inconsistenza indiziaria” del Tribunale del riesame di Reggio Calabria. Sono queste le tre figure cardine intorno alle quali ci si è concentrati per decidere in merito allo scioglimento del comune di Sant’Eufemia per infiltrazioni mafiose. Una decisione che ha gettato un’intera comunità nello sconforto, soprattutto in un momento così delicato come la pandemia che stiamo vivendo. Ricordiamo che Sant’Eufemia è stata zona rossa fino a qualche giorno fa e l’incertezza dei cittadini dovuta alla mancanza di comunicazioni, oltre che la pesante assenza di una figura politica che si facesse portavoce in un frangente così complesso, hanno causato una serie di problematiche burocratiche, e non solo, non indifferenti. A questo punto potremmo dire che il commissariamento, forse, poteva essere evitato. Solo a chiusura delle indagini e nel corso del processo si capirà meglio quali siano – e se ve ne siano – le posizioni contestate a Idà, Alati e Forgione, tutti e tre accusati di associazione mafiosa ma tutti e tre possibili innocenti. E quest’ultima ipotesi diventa sempre più concreta alla luce degli ultimi eventi che riportano finalmente un po’ di luce sulla comunità eufemiese, che da mesi, sommessamente, spera venga fatta chiarezza in un’indagine che ha avuto strascichi inaspettati.

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