Reggio Calabria, per il gip “Castorina ha tanta spregiudicatezza e totale indifferenza per la democrazia, influenzava anche Falcomatà”. Si va verso l’annullamento delle elezioni

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Reggio Calabria, l’annullamento delle elezioni comunali di settembre sembra l’esito inevitabile dopo l’inchiesta della Procura che si allarga a macchia d’olio. Castorina “poteva inquinare le prove e reiterare il reato”, per questo è finito ai domiciliari. Il ritorno alle urne è l’unica via per restituire la democrazia alla città

L’Italia era troppo impegnata a discutere delle assurde polemiche alimentate dal Governo contro gli italiani colpevoli di essere usciti di casa per fare qualche compera natalizia nel weekend: in un crescente delirio di schizofrenia in cui le frange più rabbiose, incattivite e sottoculturate del Paese vengono istigate a prendersela con loro concittadini che in realtà rispettano le regole e non fanno nulla di male, la notizia più clamorosa è passata in silenzio su tutte le testate nazionali. Infatti mentre in Italia si discute di gente che passeggia per strada, a Reggio Calabria la Procura della Repubblica ha arrestato per brogli elettorali un leader del Partito Democratico, braccio destro del Sindaco Falcomatà.

Antonino Castorina, 35 anni, già capogruppo del Pd in consiglio comunale nell’ultima consiliatura, è accusato dai magistrati reggini di aver commesso imbrogli alle elezioni di settembre, ottenendo svariate centinaia di certificati elettorali duplicati di persone molto anziane, emigrate o addirittura in alcune casi già decedute da tempo, e di essersi fatto votare con la complicità di Presidenti di seggio e scrutatori, da lui stesso nominati su incarico dell’amico e compagno di partito Sindaco, uscente e rieletto. Castorina, che ha ottenuto oltre 1.500 voti ed è risultato il più votato di tutta la coalizione del centrosinistra, è finito ai domiciliari perchè secondo il giudice per le indagini preliminari Stefania Rachele c’è “pericolo di inquinamento delle prove” e anche quello di “reiterazione del reato“. Nell’ordinanza del provvedimento nei confronti di Castorina si legge infatti che “La falsificazione e alterazione dei registri e delle schede elettorali è stata commessa dall’indagato con ignoti in corso di identificazione i quali, certamente, vanno individuati e ricercati tra i presidenti dei vari seggi elettorali e tra gli scrutatori“. Castorina ha dimostrato “una evidente capacità di influenzare anche l’operato del sindaco Giuseppe Falcomatà. Attraverso una consolidata e tentacolare rete relazionale – scrive il gip – Castorina ha permesso di mettere in piedi un sistema di condotte illecite. Preoccupante risulta, pertanto, la capacità dell’indagato di infiltrarsi nelle scelte amministrative ai massimi livelli delle istituzioni comunali. Le modalità di consumazione delle condotte, dunque, rendono altamente probabile – sono le conclusioni dell’ordinanza – che, in assenza di cautela, l’indagato persista nello svolgimento di attività politica e amministrativa, avvalendosi di un modus operanti analogo a quello fotografato dall’attività di indagine, tanta è la spregiudicatezza e la totale indifferenza verso i procedimenti democratici di formazione della volontà popolare“.

Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

A Reggio Calabria, in una delle 10 Città Metropolitane d’Italia, le elezioni sono state falsate ma sulle grandi testate nazionali c’è appena qualche trafiletto. Eppure il Procuratore Capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha spiegato che questo è solo un primo passo dell’inchiesta, e che ci sono altre irregolarità che emergeranno. Inoltre Bombardieri ha evidenziato il ruolo del Sindaco Falcomatà, che “inizialmente ha incaricato proprio Castorina di nominare i Presidenti dei seggi in sostituzione di quelli regolarmente nominati dalla Corte d’Appello che però non si erano presentati o avevano rinunciato all’incarico“. Una scelta irregolare, su cui la Procura sta valutando ogni tipo di intervento.

Il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni ha aggiunto che “Non spetta a noi dire che le elezioni vanno rifatte. Qui non si tratta di una questione estemporanea, ma di un meccanismo preordinato da tempo. A Castorina è stata data la possibilità di fare tutto questo, attraverso condotte che gli hanno consentito di nominare dei presidenti di seggio compiacenti“. E a dare questa possibilità è stato proprio il Sindaco Falcomatà.

Intanto il Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, ha sospeso Castorina dal consiglio comunale. Il Questore, Bruno Megale, ha dichiarato che “Non è una bella giornata per la nostra città, da reggino mi sento di dire che è una giornata triste. Cose così gravi rischiano di minare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni democratiche, che però hanno gli anticorpi per far fronte a questo tipo di minacce“.

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Ma questi anticorpi funzioneranno davvero? Dopo la sospensione di Castorina, infatti, l’esponente del Pd verrà sostituito in consiglio comunale dal primo dei non eletti della stessa lista, che però ha ottenuto quel seggio anche grazie ai voti di Castorina che secondo la Procura sono illegali. Non solo la lista del Pd, ma tutta la maggioranza di centrosinistra ha ottenuto quei 20 seggi in consiglio comunale per il premio di maggioranza raggiunto grazie al 41,47% dei voti che hanno consentito di superare la soglia di sbarramento del 40% che senza Castorina non sarebbe stata raggiunta. E quindi oggi in consiglio comunale ci sarebbero molti più consiglieri delle opposizioni (non solo del centrodestra, ma anche di Angela Marcianò e Klaus Davi) e meno eletti nella maggioranza.

elezioni comunali amministrativeInsomma, a prescindere dal processo nei confronti di Castorina, se il consiglio comunale di Reggio Calabria resta così com’è non ci sarà alcun anticorpo dello Stato che potrà restituire fiducia ai cittadini rispetto alle Istituzioni democratiche del Paese. Come si potrebbe pretendere altrimenti se c’è in carica un consiglio comunale la cui formazione è così pesantemente condizionata da brogli elettorali? Il reato è così clamoroso e raro nella storia d’Italia che si fa fatica a trovare un precedente. C’è la recentissima sentenza del TAR della Calabria che ha accolto il ricorso di due candidati a Sindaco alle comunali del 2019 a Lamezia Terme. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha dichiarato le elezioni illegittime, ha annullato il verbale dell’ufficio elettorale con la proclamazione degli eletti a Sindaco e al consiglio comunale e disposto l’insediamento di un commissario prefettizio, convocando nuove elezioni entro 60 giorni. Ma lo stesso Comune di Reggio Calabria nell’ottobre 2012 è stato sciolto per molto meno.

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A Reggio Calabria tutte le opposizioni si sono già schierate in tal senso. L’ex candidato a Sindaco del centrodestra Antonino Minicuci, il deputato Francesco Cannizzaro e Klaus Davi hanno chiesto le immediate dimissioni di Falcomatà e il ritorno alle urne, Angela Marcianò ha proposto a tutti i consiglieri di opposizione le dimissioni in massa dall’incarico proprio per tornare subito al voto, il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato un’interrogazione parlamentare sulle elezioni comunali reggine. Ma a prescindere dalle parti politiche, il ritorno alle urne con un voto regolare è oggi l’unica scelta possibile per provare a riconquistare la fiducia di una città smarrita e confusa, che comprensibilmente si sente tradita e abbandonata. Ed è inevitabilmente ciò a cui porterà il prosieguo dell’inchiesta nei prossimi mesi, sempre che gli anticorpi dello Stato funzionino a dovere.

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