Il Ponte sullo Stretto è nel programma del Governo di Mario Draghi: l’alta velocità ferroviaria fino in Sicilia è strategica per l’Europa

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Ponte sullo Stretto, la realizzazione della grande opera nel programma del governo Draghi: i soldi ci sono, l’intenzione di farlo pure. Sarà la volta buona?

Non l’ha nominato direttamente, ma il Ponte sullo Stretto nel programma di Mario Draghi c’è. Quando il premier ha illustrato stamani al Senato le linee programmatiche del nuovo esecutivo, sul Recovery Plan ha parlato espressamente di particolare di “rete ferroviaria veloce“. Se nel programma di Draghi c’è l’alta velocità ferroviaria, considerata necessaria in tutto il Paese per una mobilità sostenibile ed ecologica, c’è anche il Ponte sullo Stretto perchè per portare la rete ferroviaria veloce anche in Sicilia, fino a Palermo e Catania, necessita per forza di cose la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

Uno ad uno stanno cadendo tutte le motivazioni dei “no” che negli anni si sono opposti alla realizzazione del Ponte: adesso i soldi ci sono, e il nuovo Governo ha la necessità di alimentare politiche che consentano lavoro nel breve periodo e sviluppo sul lungo termine. Il Ponte sullo Stretto è inoltre da sempre fortemente voluto dall’Europa, che chiede collegamenti rapidi, veloci ed ecologici all’interno dei corridoi di traffico continentali. Nello specifico, il Ponte rientra nel famoso corridoio Berlino-Palermo, che si colloca all’interno del più ampio corridoio scandinavo-mediterraneo (vedi immagine).

All’interno della nuova maggioranza di Governo, inoltre, ci sono tutte le forze che si sono sempre battute in modo favorevole al Ponte sullo Stretto, da Forza Italia di Berlusconi a Italia Viva di Renzi, ma anche a una parte del Pd che si è sempre detta favorevole alla realizzazione della grande opera dello Stretto e alla Lega di Salvini che è il leader che più di tutti sta spingendo per fare il Ponte, convinto della necessità dello sviluppo del Paese per politiche di occupazione e crescita ma probabilmente anche bisognoso di sganciarsi sempre di più dal vecchio retaggio di una Lega che pensa esclusivamente al Nord e che fin qui ha sempre operato affinchè gli investimenti in trasporti e infrastrutture non venissero destinati al Sud per dirottarli sul Settentrione.

La Lega, che oggi governa Calabria e Sicilia nella coalizione di CentroDestra, è impegnata nella realizzazione del Ponte: proprio ieri Salvini ha incontrato i governatori Musumeci e Spirlì e al primo posto dell’agenda c’è stato il Ponte sullo Stretto. Stamattina, nell’ennesima intervista al Quotidiano del Sud, Salvini ha detto che “il Recovery fund per il Mezzogiorno è un’occasione storica per passare dalle promesse mancate e dai soldi a pioggia agli amici a un piano di rilancio vero che parta da lavoro e infrastrutture. Servirà equilibrio e logica di sistema, cogliendo l’occasione di liberare dai cassetti le decine di progetti che devono tramutarsi in cantieri, strade, viadotti, ferrovie, investimenti per lo sviluppo strutturale dell’intero Paese. Prima vediamo cosa serve realmente al Sud, e poi quanto serve. Tra le prime cose cito il Ponte sullo Stretto. Dopo anni di chiacchiere mi piacerebbe che fosse la Lega a realizzare questo grande opera che significa sviluppo, efficienza, 100 mila posti di lavoro, dimezzamento dei tempi di collegamento tra Roma e Palermo. Miliardi ben spesi. Con le necessarie infrastrutture, il Sud ha tutte le carte in regola, non solo per crescere economicamente, ma anche per diventare una fondamentale piattaforma a sostegno della manifattura e dell’industria dislocata nelle regioni settentrionali“.

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