Caso Denise Pipitone, il mistero di Behgjet Pacolli: il magnate che sembrava aver trovato la bimba, poi scomparso nel nulla

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Caso Denise Pipitone, la figura enigmatica di Behgjet Pacolli il magnate che sembrava aver risolto il caso, salvo poi abbandonare ogni pista

Negli ultimi giorni si sono accesi nuovamente i riflettori sul caso Denise Pipitone, la bambina scomparsa da Mazara del Vallo nel settembre 2004. Una vicenda dai contorni da sempre poco chiari, senza una pista nitida da seguire, fatta di dubbi, domande e misteri. Che fine ha fatto Denise? È ancora viva? Qualcuno l’ha rapita, o peggio, qualcuno le ha fatto del male? Sono interrogativi che dopo 17 anni ancora non hanno una reale risposta. La vicenda legata a Olesya Rostova, una giovane ragazza russa somigliante nei tratti somatici a Piera Maggio e con alle spalle una storia di rapimento da parte di una rom nello stesso arco temporale di Denise, ha suscitato grande clamore. Sarà solo il test del Dna a stabilire se si tratta realmente della piccola Denise o di un’altra falsa speranza.

A proposito di false speranze: fra le tantissime segnalazioni e possibili punti di svolta venuti fuori in questi anni, un episodio particolare, rimasto a lungo tempo segreto, ha dell’incredibile. Il legale della famiglia della bimba, Giacomo Frazzitta, ha selato ai microfoni di ‘Chi l’ha visto?’ il ruolo e la figura enigmatica di Behgjet Pacolli nella vicenda. Si tratta di un imprenditore kosovaro con cittadinanza svizzera, ex Marito di Anna Oxa, che ha ricoperto anche alcune cariche politiche nel suo Paese d’origine, senza dubbio ricco e famoso, dunque attendibile e non alla ricerca di un ritorno in termini di fama nell’affiancare il suo nome alla vicenda. A tal proposito aveva chiesto che il suo nome non venisse fuori. Pacolli aveva definito il caso di Denise come un ‘sequestro internazionale‘ e lui, che avea operato con successo già in passato in situazioni del genere, si era detto pronto a risolvere il caso.

Pacolli aveva espresso l’intenzione di pubblicare un annuncio sui maggiori quotidiani italiani, una sorta di messaggio diretto ad eventuali rapitori che recitava “Dateci un segno che Denise sia viva“, con annessi numeri di telefono e indirizzi email svizzeri per essere contattato privatamente e trattare la liberazione della piccola. L’appello non verrà mai pubblicato. Il 3 dicembre del 2004, sul telefono di Piera Maggio arriva un messaggio anonimo (il numero della donna era su tutti i volantini e gli appelli fatti su tv e giornali, ndr), inviato da una cabina telefonica, nel quale veniva annunciato il trasferimento di Denise dalla Francia alla Svizzera. “Abbiamo pensato che ci fosse stata la mediazione di Pacolli“, il commento dell’avvocato Frazzitta a ‘Chi l’ha visto?’. Avvertite le autorità italiane e svizzere però, con il nome di Pacolli che viene a galla, per ovvie ragioni, la situazione cambia improvvisamente: il magnate scompare per diversi mesi, risulta impossibile da contattare e ovviamente della piccola Denise non vi è traccia. Pacolli si rifà vivo dopo mesi, dichiara e poi smentisce il possibile rapimento della piccola da parte di un gruppo di nomadi nei Balcani. “Avevamo pensato che quest’uomo avesse trovato effettivamente Denise viva, ma perché lo ha fatto me lo chiedo ancora oggi“, l’amaro commento dell’avvocato.

Piera Maggio, in un’ intervista del 2005, aveva dichiarato: “per prima cosa devo dire che la pista dei rom è parsa la più convincente soprattutto quando, il 18 ottobre 2004, gli inquirenti mi mostrarono il video girato a Milano. Quella era proprio Denise. Ne sono certa. Ma quel gruppo di zingari non si è mai fatto vivo. Cosi, il 3 novembre, quando il legale del signor Pacolli ha telefonato al mio avvocato dicendo di voler collaborare nelle ricerche perchè conosce bene l’ambiente dei rom, io sono rimasta molto contenta e colpita. Attendevo una soluzione. Posso solo dire che il risultato non c’è stato“.

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