“Quota 100”: senza alcun intervento dal 1 gennaio 2022 si tornerà alla legge Fornero

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Alla fine dell’anno scadrà la famosissima “quota 100” la legge che tanto ha diviso gli italiani in ambito previdenziale

Alla fine dell’anno scadrà la famosissima “quota 100” la legge che tanto ha diviso gli italiani in ambito previdenziale. Istituita sotto il governo Giallo/Verde, approvata a titolo sperimentale per gli anni 2019-2020-2021 e fortissimamente voluta dal leader della Lega Matteo Salvini la “quota 100” avrebbe  dovuto nei piani del governo dell’epoca operare quel ricambio generazionale in ambito lavorativo prevedendo l’uscita dal mondo del lavoro di circa 1.000.000 di persone con il contestuale inserimento di almeno 500.000 giovani.

Ma innanzi tutto in cosa consiste la “quota 100”’. Dare la possibilità a chi avesse, nei tre anni di vigenza della legge, 62 anni di età sommati a 38 anni di contributi di poter uscire dal mondo del lavoro e senza alcuna penalizzazione. Un gran vantaggio, indubbiamente, considerando che all’attualità i termini  previsti dalla legge Fornero prevedono 67 anni di età per raggiungere la pensione di vecchiaia o in alternativa, considerando i contributi versati, 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini per poter accedere alla pensione.

Dopo un boom iniziale di domande che nei primi mesi dell’anno 2019 superavano addirittura le 3.000 al giorno, queste alla fine del 2019 sono scese a circa 500 per poi crollare, forse anche a causa dell’emergenza Covid-19, fino a circa 250 al giorno. In pratica alla fine della sperimentazione della legge del milione di pensionamenti previsti se ne realizzeranno poco più della metà e le assunzioni non supereranno il numero di 250.000. In pratica un vero e proprio flop. Ma almeno un lato positivo esiste in quanto questa legge era una legge in perdita che costava alla casse dello stato circa 7 miliardi di € l’anno. E così a fronte dei 20 miliardi di € di costo previsto se ne spenderanno poco più della metà.

E adesso?

Senza alcun intervento dal 1 gennaio 2022 si tornerà alla odiatissima legge Fornero che non è mai stata abolita. La famigerata legge istituita sotto il governo Monti e che dal 2012 ha esteso a tutti il cosiddetto sistema contributivo. Pensione più alta a fronte di più contributi versati. Non intervenendo immediatamente si creerebbe uno scalone di cinque anni passando in una sola notte dagli attuali 62 a 67 anni per poter accedere alla pensione. E’ necessario, pertanto, un intervento sulle pensioni mediando tra le necessità di bilancio e le giuste aspettative dei lavoratori che dopo una vita di lavoro si aspettano una serena pensione e un assegno dignitoso.

La soluzione potrebbe essere meno problematica di quanto si pensa. Si potrebbe attuare un sistema flessibile partendo da un’età di 63 anni, si uscirebbe dal mondo del lavoro prima in cambio di una minima penalizzazione annuale del 2% annuo. Andando in pensione prima si usufruirebbe per più anni della pensione e si dovrebbe, in cambio, accettare assegni leggermente più bassi.

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