Riforma pensioni: sindacati convocati a metà maggio?

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Riforma pensioni: il tema della nuova riforma previdenziale sta entrando nel vivo, sindacati convocati a metà maggio?

Il tema della nuova riforma previdenziale sta entrando nel vivo. Dopo che il Ministro Orlando per oltre due mesi ha ignorato il problema affermando a più riprese che di questo argomento si sarebbe parlato più in là in quanto prima bisognava affrontare le problematiche relative alla perdita dei posti di lavoro in seguito alla pandemia, pare che adesso qualcosa cominci a muoversi.

La scintilla è stata il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dove, forse per fare un favore all’Europa, nella prima bozza presentata era espressamente indicato che la quota 100 sarebbe terminata al 31/12/2021. Nella testo definitivo approvato dal Parlamento questa frase è stata eliminata, probabilmente a causa di Salvini il quale, successivamente, ha subito rilanciato affermando che dopo più di un anno di Covid con 500.000 posti di lavoro persi e due milioni che rischiamo di perderlo non si può pensare di alzare l’età per andare in pensione, casomai, bisognerebbe andare verso quota 41 anni di contributi indipendentemente dall’età per garantire quel ricambio generazionale di cui l’Italia ha bisogno.

Nel frattempo, i sindacati stanno spingendo da mesi per un incontro con il Ministro Orlando per presentare la loro proposta unitaria che prevede 41 anni per tutti e una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni. Ed inoltre riconoscimento alla diversa gravosità dei lavori, valorizzazione del lavoro di cura e del lavoro delle donne, un meccanismo che tuteli le future pensioni dei giovani che hanno carriere discontinue e con basse retribuzioni, nonché una ulteriore incentivazione alla previdenza complementare.

Nelle varie ipotesi anche la proposta dell’ex Sottosegretario al Lavoro il leghista Alberto Brambilla di quota 102. (64 anni di età sommati a 38 anni di contributi) che strizza l’occhio alle donne, ai “caregiver” e ai lavoratori precoci. Promette particolare attenzione per istituti come l’isopensione e per i contratti di espansione, mantenendo però l’ossatura della legge Fornero.

E, novità di questa settimana, quella del Presidente dell’Inps Tridico che calcolerebbe la pensione in due fasi. Darebbe la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a 62/63 anni con almeno venti anni di contributi.  Si avrebbe, quindi, una quota A calcolata solo col contributivo fino a 62/63 anni e una quota B calcolata sul retributivo che si otterrebbe al compimento dei 67 anni di età. Inoltre, propone 1 anno in meno di contribuzione per ogni figlio e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti.

Da non dimenticare poi i gruppi facebook anche loro portatori di proposte interessanti (41 anni di contributi o in alternativa flessibilità a partire dai 62 anni di età) i quali stanno organizzando delle manifestazioni pacifiche in diverse piazze italiane.

Tutto questo fermento, dopo mesi di assoluto silenzio, pare che abbia convinto il Ministro a convocare i sindacati per metà maggio per iniziare la discussione su un tema che tanto assilla gli italiani.

Bisognerà correre, perché altrimenti alla fine dell’anno con la scadenza di quota 100 si sarà costretti a causa dello scalone a lavorare cinque anni in più, con l’età della pensione che passerebbe in un solo giorno da 62 a 67 anni di età.

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