“No, caro presidente Gallo, non è vero che i tifosi della Reggina non sono soddisfatti”

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“Probabilmente la tifoseria della Reggina non è soddisfatta dopo i miei proclami estivi”: no, caro presidente Gallo, non è così

“So che i proclami che ho fatto io erano differenti e probabilmente la tifoseria non è del tutto soddisfatta, perché una tifoseria come quella di Reggio Calabria non può essere soddisfatta da questo specialmente dopo i miei proclami, ma voglio evidenziare il risultato sportivo oggi raggiunto”. Ieri, dopo Reggina-Ascoli, si è presentato con queste parole in sala stampa il presidente della Reggina Luca Gallo. Ha detto tante cose e, come sempre, mai banali, ma quella frase – “la tifoseria non è del tutto soddisfatta” – racchiude all’interno di sé concetti ben più ampi rispetto a questa singola (e anomala) stagione.

Innanzitutto, caro presidente, non è vero che i tifosi della Reggina non sono soddisfatti. E menomale. Perché se lo fossero, e se fossero in tanti, ci sarebbe da preoccuparsi un pochettino. Certo, esistono le voci fuori dal coro, esistono gli incontentabili e gli istintivi, che magari ieri si sono arrabbiati per una vittoria mancata o per un girone d’andata negativo, ma la maggioranza dei tifosi pensanti e razionali è soddisfatto e ringrazia. E di motivazioni ce ne sono diverse.

Da dicembre a maggio: dall’inferno al sogno

La prima, la più classica di tutte: in pochi, forse, potevano definirsi tranquilli il giorno dell’arrivo di Baroni, guardando la classifica. Eravamo un po’ tutti Gallo in quel momento, pensando ai risultati che non arrivavano, alla graduatoria e all’incubo retrocessione. Dopo 5 mesi, giocarsi i playoff in questo finale è già di per sé un’impresa. E, sia chiaro, ancora è tutto in gioco. E’ stato dato un senso a questo finale di campionato e così sarà almeno fino a venerdì.

La maturità della piazza di Reggio Calabria

I proclami estivi hanno sicuramente alzato l’asticella del successo, dettate proprio da una proprietà molto ambiziosa, ma questo non significa che la tifoseria pretendesse la Serie A immediatamente. I tanti anni tra le big del calcio italiano hanno a loro volta aumentato l’importanza e la difficoltà degli obiettivi, ma hanno condotto una fetta importante della piazza reggina a completare quel processo di maturità solitamente attribuibile alle città che conoscono molto bene il grande calcio. La tifoseria reggina è in parte maturata: sa aspettare, conosce e analizza i fatti lucidamente, non chiede la luna ben sapendo di non poterla ottenere. E, in questo, aiuta anche il momento storico.

L’ultimo decennio ha riportato la città “sulla Terra”: ora c’è voglia di ripartire

Ci ricolleghiamo a sopra: il decennio (2010-2020) che la Reggina si è lasciata alle spalle non è stato di certo il più florido della storia amaranto. Riconquistare la Serie B dopo 6 anni, a queste condizioni – nuova proprietà, ritrovato entusiasmo e non solo – è già un successo, segno di una grande voglia di ripartire. Dopo anni di Serie A, fame, successo, voglia di Europa, i successivi dieci anni hanno riportato la città “sulla Terra”. Ora ha voglia di ripartire, un passo alla volta.

Non dimenticare il passato e ciò che eravamo

Anche il terzo punto è collegato. Fino a 25 anni fa, la Serie B era la nostra Serie A. Salvarsi al 90° dell’ultima giornata conquistando la permanenza nella serie cadetta scatenava una grande festa con i caroselli in città. E le celebrazioni amaranto potevano durare una settimana intera, con i quartieri popolari, dove pulsa il tifo amaranto, tutti decorati con grandi “B” amaranto sui balconi, nei lampioni della luce, sull’asfalto delle strade. Poi è arrivato il paradiso della serie A, 9 anni fantastici, due promozioni e una terza sfiorata nella finale playoff di Novara nel 2011. Ma sono passati dieci anni, siamo tornati nel buio dell’inferno della terza categoria, subito addirittura le umiliazioni del dilettantismo. Ricordiamo il passato, ciò che eravamo, non perdiamo la nostra identità umile e la nostra provenienza modesta.

Reggio Calabria e la sua dimensione nel calcio: vogliamo e sappiamo sognare

Non dimentichiamoci, per quella che è la piazza di Reggio Calabria e la sua storia nel calcio, che la Serie B – magari l’alta Serie B – è una dimensione più che buona per la Reggina. La Serie A, non dimentichiamolo mai, non è cosa scontata per questa città. Non siamo Roma, Milano, Firenze o Napoli, e non siamo neanche una piazza piccola. Sappiamo sognare, vogliamo sognare e stare di nuovo in mezzo alle grandi. Perché abbiamo dimostrato, quando c’eravamo, di poterci stare eccome…

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