Aglietti, Modesto, Stroppa, Baroni: “Perché si torna sempre dove si è stati bene”

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Le storie di quattro allenatori in Serie B, Aglietti, Modesto, Stroppa e Baroni, che hanno deciso di ritornare a casa

“Perché si torna sempre dove si è stati bene”, cantava Chiara Galiazzo, andando a racchiudere una frase che potrebbe sembrare banale e scontata ma che in realtà racconta tanto dei rapporti umani, dei ricordi, delle esperienze vissute e della voglia di tornare a casa. Vale, ovviamente, in tutti i campi. Men che meno nel calcio, in questo calcio, che per i più nostalgici ha perso ormai da tempo quell’aspetto romantico e passionale in sostituzione solo ed esclusivamente di business e successo. Un esempio è sicuramente evidente in Serie B, categoria che sta vivendo le settimane più intense per quanto riguarda le panchine. C’è chi ha confermato il proprio allenatore, chi lo ha già cambiato e chi si appresta a farlo. Tra le new entry, però, una speciale particolarità: quattro tecnici si sono ufficialmente seduti sulle panchine di squadre per cui erano stati calciatori e con cui avevano condiviso bellissimi ricordi.

Il primo esempio lo abbiamo in casa: Alfredo Aglietti. Il nome già basta a dire tutto. Due anni fantastici a Reggio Calabria, la storia che tutti conosciamo e il grande ritorno della settimana scorsa, tra annunci e presentazione in bello stile. Tra tutti – e gli altri li vedremo adesso, analizzandoli bene – è forse la scelta più “romantica”. Perché l’ex bomber ha lasciato il Chievo per accettare la Reggina, una “pari grado”, e perché aveva anche altre offerte ma ha detto subito “sì” senza esitare ad una piazza che lo aspettava da tempo e in cui non vedeva l’ora di tornare.

Il secondo esempio – ma anche il quarto, vedremo – ci riguarda allo stesso modo. Francesco Modesto è un calabrese doc che a Reggio Calabria prima e a Crotone poi ha lasciato davvero il cuore. I tifosi amaranto lo ricordano con piacere come uno dei protagonisti di quella stagione pazzesca (2006-2007 e la penalizzazione del -11), ma anche quelli rossoblu (nella città pitagorica, in cui è nato), perché ha fatto parte della compagine di Juric che ha permesso al Crotone e a Crotone di raggiungere la Serie A per la prima volta nella storia. Ora, dopo qualche anno, ritorna a casa, cominciando – lì dove è iniziata la sua vita – la sua avventura in panchina in Serie B.

Giovanni Stroppa è nato a Mulazzano, in provincia di Lodi. E’ un lombardo doc che ha iniziato dal Milan, dopo le giovanili nella squadra locale, la sua avventura da calciatore. Da “sbarbatello”, giovanissimo, è passato al Monza, giocando due stagioni – una in C1 e una in B – per crescere e maturare. Poi, un lunghissimo girovagare in campo in tutta Italia. Ora, dopo una sostanziosa carriera da allenatore, e dopo più di trent’anni, ritorna anch’egli praticamente a casa (Monza dalla sua Mulazzano dista qualche chilometro), chiamato a portare a termine l’obiettivo di Berlusconi e Galliani: la Serie A.

Quarto ed ultimo esempio che, come detto, riguarda sempre da vicino la Reggina: Marco Baroni. Senza scendere troppo in dettagli più o meno personali su scelte, lunghe attese o quant’altro, e senza prendere posizioni deboli o forti, bisogna riconoscere che pure il tecnico fiorentino, fino a qualche settimana sulla panchina amaranto, ha deciso di tornare in quella Lecce che a metà della sua carriera lo aveva accolto e con cui aveva conquistato anche la Serie A.

Quattro storie, dunque, molto simili. Quattro storie di allenatori che hanno scelto di tornare a casa, dove – appunto – “si è stati bene”. Senza passare per falsi perbenisti o illusi romantici, specifichiamo bene che ovviamente non è solo questa la unica e sola motivazione delle loro scelte. I progetti, gli obiettivi, le ambizioni, la questione economica (magari in minor percentuale), sono altresì strettamente importanti per ogni essere umano che ha voglia di crescere e di migliorarsi. Perché la Reggina, il Crotone, il Monza o il Lecce, in questo momento, sono appetibili per molti allenatori che hanno voglia di emergere, rilanciarsi o confermarsi. Ma “quel posto”, quello dove “si è stati bene”, conta. Il 10%, il 30 o il 70%? Non lo sappiamo, ma sicuramente conta.

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