Coronavirus, contagiato da variante delta fa scoppiare il focolaio in una palestra: l’uomo era vaccinato

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Attualmente comunque i positivi sono 10: si tratterebbe di un’istruttrice e di nove frequentatori dei corsi. Nessuno di loro è in gravi condizioni o ricoverato

C’è almeno un caso di variante “delta” (o “indiana”) di Covid nel focolaio che è scoppiato nella palestra Virgin di via Amadeo, in Città Studi a Milano. Il caso ha catturato l’attenzione di medici e scienziati perché il paziente contagiato dalla variante era già stato vaccinato da tempo con due dosi (ciclo completo). La palestra ha riaperto il 24 maggio, come previsto dalle norme nazionali, ma nei giorni successivi sono emersi i primi casi. Grazie all’attività di contact tracing, Ats ha ricostruito la catena del contagio e individuato il polo sportivo come origine. Attualmente comunque i positivi sono 10: si tratterebbe di un’istruttrice e di nove frequentatori dei corsi. Nessuno di loro è in gravi condizioni o ricoverato. Come prevedono i protocolli di sicurezza sono stati identificati gli iscritti che hanno avuto contatti con loro dalla ripresa delle attività fino al 31 maggio, l’ultimo giorno in cui uno degli infetti ha messo piede in via Amadeo. In totale sono adesso 140 persone a rischio contagio e quindi invitate a sottoporsi ad un tampone molecolare.

La variante “delta” del Covid “è più resistente ai vaccini”

Si tratta di un episodio di grande importanza per il nostro Paese. Uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet rileva infatti una resistenza maggiore di questa variante di virus verso i vaccini anti-Covid, specialmente dopo una sola dose, mentre l’analisi periodica di Public Health England indica che è diventato prevalente in Gran Bretagna, è il 50% più trasmissibile della versione “inglese” e aumenta di due volte e mezzo il rischio di ricoveri. I dati preoccupano il Regno Unito e potrebbero portare a un rinvio delle riaperture annunciate inizialmente per il 21 giugno. L’attenzione sale anche in Lombardia: quello di Lambrate non è il primo segnale di presenza della variante “delta”. Gli esperti chiedono che si aumenti il sequenziamento per seguire l’andamento dell’epidemia e prevenire queste situazioni.

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