Mostra d’arte contemporanea al Castello di Scilla: il racconto di Guido Folco, Direttore del MIIT

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Quello di Scilla diviene il Castello delle meraviglie grazie allo Scilla Jazz Festival e alla mostra d’arte internazionale presentata ieri e narrata per noi in un’intervista esclusiva da Guido Folco

FIMAC ‘21 Festival Internazionale del Mediterraneo di arte contemporanea” è l’esposizione d’arte internazionale inaugurata ieri presso le sale espositive del Castello Ruffo di Scilla e che rimarrà visitabile dal 2 al 17 agosto.

A presentarla ieri sono stati il Sindaco della città di Scilla, Pasqualino Ciccone, l’Assessore alla cultura della città di Scilla, Maria Gattuso, il Direttore artistico dello “Scilla Jazz Festival”, Francesco Barillà e il Direttore del MIIT (Museo Internazionale Italia Arte di arte moderna e contemporanea di Torino) Guido Folco.

Il vernissage si è aperto con la presentazione di Francesco Barillà che ha brillantemente definito quello di Scilla il “Castello delle meraviglie”, non solo per la presenza di storia e mito ma da ieri anche grazie alla mostra del MIIT, e già da prima con la personale del maestro vetraio Vigliaturo nonché della parte di architettura.
Lo Scilla Jazz Festival ha nella musica jazz il filone trainante, spiega Barillà, ma nel tempo si è integrata la letteratura, il cinema, il blues e ancora una volta, l’arte contemporanea con l’inaugurazione di oggi. Il Direttore artistico, termina il suo intervento mettendo un accento sul fine dello SJF e delle iniziative che lo completano, da individuare nella scelta della cultura per cambiare le sorti di questo territorio.

Guido Folco il Direttore del MIIT ha poi speso parole di grande apprezzamento non solo sui luoghi sempre straordinari, ma anche per l’entusiasmo e la disponibilità della gente del luogo così come dell’Amministrazione comunale che non è scontato accolgano un gruppo che venga da così lontano, in questo caso da Torino, riservandogli una così benevola accoglienza.

Al Direttore Folco chiediamo:

Come si sviluppa la mostra d’arte?

La mostra si sviluppa intorno a due piccole personali di Luciano Bonetti e di Federica Bertino che portano due generi molto diversi che propongono un linguaggio legato alle sensazioni emozionali di viaggi e momenti di vita come quelli di Bonetti, ad esempio nelle opere legate a un ricordo del Marocco con la riproposizione delle linee delle tende dei Beduini, o ai confini quotidiani e domestici che hanno caratterizzato il periodo del lockdown. Mentre il linguaggio della Bertino è estremamente libero ed espressivo e ha voluto dedicare la mostra al mare e in particolare a Scilla, con delle opere molto libere addirittura senza telaio per non imprigionarle neppure in quel confine.

Poi c’è la mostra degli artisti contemporanei che vengono da tutt’Italia, ma anche dall’estero con artisti cinesi, un’artista slovena, una newyorkese e un’artista messicana. Inoltre, si possono ammirare opere differenti tra loro anche per i supporti che vengono utilizzati: dalle tele alle tavole, dalle carte incollate su lastre di alluminio a lastre di ferro su cui viene mantenuto lo strato di ruggine, tutte opere da gustare quindi con attenzione.

Come si può portare l’arte contemporanea fuori dalle gallerie anche a chi non la sente come uno dei propri interessi principali?

I luoghi turistici che di sovente attirano un pubblico molto eterogeneo possono essere una delle chiavi per portare l’arte a tutti, unendo quindi il turismo alle bellezze architettoniche a quelle naturalistiche sino all’arte contemporanea.
Poi si deve lasciare al pubblico la libertà del gusto, di saper osservare e trovarsi ad amare l’arte in qualunque stile e materia presenti, e lasciare la libertà di interpretazione e di visione che consente di apprezzare in modo più profondo e interiorizzato il lavoro degli artisti.

Cosa ne pensa del sud che rimane spesso nelle retrovie culturali?

Questa è un’anomalia tutta italiana perché con le ricchezze che possiede tutta l’Italia compreso il sud della penisola, con una gestione più oculata del patrimonio culturale queste regioni potrebbero diventare nuove Svizzere del turismo, della cultura e della bellezza. Alcune istituzioni riescono a farlo e non possiamo che sperare che sempre più realtà si sintonizzino sulla stessa linea.

C’è un’idea con la quale portare Scilla fuori da Scilla?

C’è sempre l’intenzione di collaborare con le istituzioni, già l’ingegner Francesco Barillà lo sta facendo con lo Scilla Jazz Festival, ma immagino una collaborazione magari con gli istituti tecnici e artistici del territorio o con l’università potrebbe essere un buon inizio per lanciare una partnership con il nostro museo MIIT e la rivista Italia Arte dato che lavoriamo già in tutto il mondo con gli istituti di cultura i musei e altre gallerie.

Sull’inaugurazione interviene anche l’Assessore alla cultura di Scilla, Maria Gattuso, che si augura che la città e i suoi luoghi si riempiano di cultura e sottolinea come all’amministrazione comunale nulla dia più soddisfazione che contribuire ad allietare l’estate proprio con la cultura.
Il progetto primario è un lungo percorso, complesso da realizzare, una speranza di progresso che è strettamente legato alle proposte e allo sviluppo culturale, il più possibile inteso come inclusivo di  esperienze provenienti da ogni parte del mondo.

Il vernissage si conclude con le parole del Sindaco di Scilla, che spera di poter realizzare ambizioni sempre più grande e che il Castello di Scilla possa divenire un museo tra i più importanti della regione che venga visitato tutto l’anno. Quest’obiettivo è incluso in un percorso più ampio che include servizi e infrastrutture a disposizione della popolazione.
Ciccone spiega come l’augurio sia quello che chi si reca a Scilla per tutte le manifestazioni che animeranno costantemente la città possa non trovare mai più le mura vuote del Castello, augurio e speranza oggi più importante che mai dopo i due anni di stop che tutti abbiamo vissuto.

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