Reggio Calabria, aumentano i ricoveri in terapia intensiva. Il dott. Macheda: “over 50, quasi tutti con patologie e tutti non vaccinati”

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Reggio Calabria, i numeri dei reparti del GOM portano la Regione verso la zona gialla. L’appello del primario del reparto di terapia intensiva dott. Sebastiano Macheda: “il vaccino salva la vita”

Aumentano i ricoverati Covid positivi al GOM di Reggio Calabria, unico Covid-Hospital della Provincia reggina. La situazione inizia a farsi pesante, “stamattina avevamo 6 pazienti in terapia intensiva, adesso sono 5 perchè ne abbiamo spostato uno, hanno tutti tra 50 e 73 anni, quasi tutti con gravi patologie pregresse ma hanno tutti in comune il fatto che non si sono vaccinati” spiega il dott. Sebastiano Macheda, primario del reparto di terapia intensiva del GOM. “Uno solo di loro in realtà è vaccinato, ma si tratta di un paziente sottoposto ad immunosoppressori perchè trapiantato di rene, quindi è come se non fosse vaccinato perchè non ha fatto gli anticorpi“, spiega Macheda che focalizza il punto sulle vaccinazioni: “dall’inizio della pandemia, in questa terapia intensiva abbiamo accolto e curato 212 pazienti positivi al Covid. Tranne quello attuale di cui vi ho già parlato, nessun altro era vaccinato. Sui vaccini sicuramente sono stati fatti errori di comunicazione in fase iniziale, ma adesso abbiamo i dati che ci confortano, sappiamo che salvano la vita ed evitano le forme gravi della malattia. Nessuno di noi guadagna nulla dai vaccini, se io faccio un appello per le vaccinazioni è perchè ci tengo a curare le persone per il mio lavoro e voglio evitare di avere il reparto inondato da pazienti. Quando poi arrivano qui con difficoltà respiratoria, con gli occhi sbarrati dalla paura, si pentono di non essersi vaccinati“.

E se il Covid non è un virus che colpisce in modo serio i giovani, quindi il dibattito sulla vaccinazione dei ragazzi è comprensibilmente animato, risulta molto difficile comprendere come persone di oltre 50-60 anni e per giunta con gravi patologie pregresse, quindi il bersaglio più esposto del virus, non abbiano ancora scelto di proteggersi con il vaccino che gli viene per giunta offerto gratuitamente. Macheda conferma anche che in terapia intensiva dall’inizio della pandemia non sono mai entrati giovani sani: “la scorsa settimana abbiamo avuto un ragazzo rumeno di 22 anni che aveva complicanze serie, aveva preso il virus in forma grave, ma anche lui aveva immunodeficienza in quanto in passato gli era stata asportata la milza di cui è privo. E’ stato comunque trasferito a Catanzaro per un trattamento ECMO“.

Sulla donna in gravidanza che nei giorni scorsi ha avuto complicanze e ha avuto un parto cesareo prematuro, Macheda spiega che “è stata curata nel nostro reparto per un problema coagulativo importante tipico della gravidanza, un problema che capita alle donne gravide a prescindere Covid. Aveva le piastrine basse e disturbi coagulativi che poi sono rientrati con il trattamento in un paio di giorni, ma il Covid in sè non era il suo problema. Però era positiva al tampone e quindi l’abbiamo curata in area Covid“. Abbiamo visto, insomma, che il virus non è stato un problema nè per la madre nè per il bimbo, che invece hanno riscontrato uno dei tanti problemi che da che mondo è mondo possono capitare in gravidanza a prescindere dalla pandemia.

Alla luce del quadro fornito dai medici che lavorano con enorme professionalità e anche grande umanità nel nosocomio reggino, possiamo ribadire che l’ospedale sarebbe vuoto (o semi-vuoto) di pazienti Covid se tutti i malati cronici e gli over 40 fossero vaccinati. E rimarrebbe in ogni caso vuoto anche se nessuno degli under-40 sani fosse vaccinato. Invece in Italia è vaccinato il 53% dei 12-19 anni, il 73% dei 20-29 anni, il 69% dei 30-39 anni ma rimangono ancora più di due milioni di over 60 senza vaccino. E con l’arrivo delle nuove restrizioni (la zona gialla è sempre più vicina in base ai numeri dei reparti della Calabria), saranno ancora una volta i giovani a pagare più di tutti le limitazioni alla vita sociale per un virus che non li colpisce direttamente e a fronte di una campagna vaccinale a cui hanno partecipato per solidarietà e con una risposta eccezionalmente positiva.

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