Covid, Ricciardi: “il vaccino non dà immunità per sempre. Nessun blocco a terza dose, si faccia per tutti sennò non ne usciamo”

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Le parole di Walter Ricciardi sulla vaccinazione anti-Covid: dal tema immunità a quello terza dose

Walter Ricciardi è tornato a parlare di vaccini anti-Covid. Lo ha fatto a L’Aria Che Tira su La7, concentrandosi sul tema immunità e sulla terza dose: “di fatto quello che succede con il Coronavirus è che la vaccinazione non dà un’immunità permanente, cioè che dura tutta la vita – ha detto – Ci sono dei vaccini che si fanno una sola volta nella vita e la persona è protetta. L’esempio tipico è il morbillo. Invece con i Coronavirus o i virus dell’influenza questa protezione è temporanea, per cui è presumibile che dovremo rafforzare le nostre protezioni immunitarie contro il Coronavirus, come facciamo ogni anno con l’influenza. Infatti, si stanno già studiando dei vaccini combinati, cioè dei vaccini che con un’unica inoculazione ci proteggeranno contemporaneamente sia dall’influenza stagionale che dal Covid-19″.

Sulla terza dose si sta alimentando un vero e proprio dibattito, con i paesi ricchi pronti a somministrarlo e il freno posto dall’Oms, che ritiene sia necessario fornire ancora le prime ai paesi poveri. Ma Ricciardi non vuole contrapposizioni etiche: “l’Oms ne fa una ragione etica e di equità e su questo io sono d’accordo – afferma – Il problema però non è porre in contrasto i Paesi poveri con i Paesi ricchi perché dobbiamo naturalmente proteggere i Paesi poveri ma dobbiamo proteggere anche i nostri anziani fragili e le nostre persone che potrebbero essere esposte a conseguenze gravi. La soluzione è la sospensione temporanea dei brevetti e il trasferimento tecnologico per consentire di produrre vaccini per tutti i Paesi del mondo. Ad oggi abbiamo vaccinato circa 2 miliardi di persone, ma soltanto nei Paesi ricchi, quindi è chiaro che non ne usciamo. Quindi capisco l’Oms, ma la soluzione non è nel non fare la terza dose nei Paesi ricchi ma nel dare vaccini sia ai Paesi poveri che alle persone anziane o agli operatori sanitari nei Paesi ricchi”.

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