Carcere di Lamezia a rischio chiusura, Magno: “obiettivo è scongiurare questa ipotesi”

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Mario Magno (PdlIl consigliere regionale Mario Magno esprime personale compiacimento per l’approvazione oggi in Aula, di un ordine del giorno da lui stesso presentato – “a seguito della notizia, nei giorni scorsi, del  trasferimento dei detenuti dal carcere di Lamezia a quello di Siano a Catanzaro – che impegna il Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi presso il Ministero della Giustizia, per rivedere la decisione”.

L’obiettivo – spiega Magno – è quello di scongiurare l’ipotesi di chiusura prima che la stessa venga formalizzata con apposito atto amministrativo o, in subordine, quello di richiedere il recupero della struttura per destinarla a base logistica per l’amministrazione e la polizia penitenziaria. Contestualmente, il Consiglio regionale ha rinnovato la richiesta, già formulata con ordine del giorno del 4.8.2010 e del 28.3.2013, di prevedere la costruzione di un nuovo istituto penitenziario nell’area di Lamezia Terme”.

Secondo Magno “la decisione del trasferimento si pone in netta contraddizione con la nota continua emergenza penitenziaria che affligge il nostro Paese e che è stata di recente stigmatizzata anche dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Determinazione apparsa irragionevole rispetto alla struttura lametina  –  di recente messa in risalto dal rapporto ‘Antigone’, nota associazione ‘per i diritti e le garanzie nel sistema penale’ed anche alla luce della presenza a Lamezia del Tribunale del quale di recente si è scongiurata la chiusura”.

Per Magno “Con tale gesto si priverebbe, inspiegabilmente, un comprensorio di 120.000 abitanti, di un importante presidio di legalità e sicurezza che – grazie al quotidiano impegno del personale e della direzione e nonostante le immancabili difficoltà e criticità che caratterizzano il sistema penitenziario nazionale – ha conseguito buoni risultati in  materia di organizzazione, ordine e pulizia degli ambienti, iniziative trattamentali a favore della popolazione detenuta, tutte connotate da concretezza ed effettiva valenza risocializzanti; la notizia che ha destato – come è giusto – un grave allarme sociale – conclude l’esponente politico – appare incomprensibile nei modi e nei tempi nella misura in cui nessun organo istituzionale cittadino e regionale è stato coinvolto in tale decisione”.

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