Reggina: una vittoria, due facce della stessa medaglia

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La Reggina ha vinto a Vicenza, ma anche in questo caso si sono venute a creare delle “fazioni” contrapposte in merito alla prestazione del Menti, in realtà soltanto due facce della stessa medaglia

La Reggina ha vinto. E questo dovrebbe mettere già tutti d’accordo. La Reggina ha vinto la sua prima gara in trasferta. La Reggina, in 8 partite, ha perso una volta sola. Pochi spunti, qualche riflessione. Due, in particolare. Opposte. Praticamente due facce della stessa medaglia. Sì, perché in tanti hanno lamentato una prestazione non proprio lucidissima da parte degli amaranto, sulla falsariga delle trasferte di Crotone e Lignano. Al contempo però, pur non brillando, hanno ottenuto cinque punti in tre gare lontano dal Granillo, perdendo l’unica volta – paradossalmente – nella migliore gara giocata. Ma se una squadra che non brilla sempre, e lo fa solo a sprazzi, perde solo una volta in otto partite, è un fatto assolutamente positivo. Da qui, un successo dal doppio volto. Ma andiamo con ordine.

La Reggina non ha brillato? Dal gol in poi, perché prima…

Innanzitutto, non è totalmente vero il fatto che la Reggina non abbia brillato. Fino al gol, infatti, sono stati Cionek e compagni a fare la partita. Dominio del gioco, possesso, qualche rischio in fase di ripartenza avversaria e buone occasioni. Crisetig in mezzo, Menez tra le linee, e soprattutto la catena di sinistra, sono state tra le chiavi di volta della prima fase. Di Chiara ha spinto tanto, coinvolgendo Bellomo più accentrato. E’ con questi uomini che la Reggina ha conquistato il corner che ha poi portato al vantaggio* (vedi Foto 1 in basso). Di Galabinov, ma in questo caso c’è poco da dire. Si gioca bene o si gioca male, il bulgaro è ormai (già) una sentenza. A prescindere. Nota aggiuntiva: è la prima volta che la Reggina approccia bene in trasferta. Non era accaduto nelle tre gare precedenti, anzi. A Pisa gli amaranto hanno iniziato a giocare dal 20′ e non è da escludere che la bella prestazione non sia in realtà frutto dello svantaggio iniziale, il famoso “schiaffo” citato da Aglietti. La sua ramanzina post gara (“si inizia a giocare dall’inizio e non dal 20′ e dopo aver preso lo schiaffo”) forse è servita.

Vicenza-Reggina

*Foto 1 – Azione che porta al corner da cui scaturisce il vantaggio: Menez sta per ricevere il pallone da Crisetig e con un tocco sotto servirà Bellomo, il quale – accentratosi – andrà alla conclusione dal limite, deviata dalla barriera. La Reggina sta attaccando con 7 elementi ed è il momento di maggior spinta. Di Chiara ha una prateria sulla sinistra, mentre Bellomo e Ricci stringono verso il centro, con Menez in mezzo.

Una ripresa di rimessa. Casualità? No, scelta

Dopo il gol, ma in generale nella ripresa, la Reggina non ha brillato. O, perlomeno, non lo ha fatto più sul piano del gioco, del palleggio, del possesso. Potrebbe sembrare casualità, anche se è difficile che una squadra che ha creato e prodotto in fase offensiva per mezz’ora, decida all’improvviso di non farlo più. E infatti non è un caso, ma una scelta. Quella di proteggersi e gestire senza affanni. Aglietti lo ha detto a fine gara: “nella ripresa ho preferito abbassare Crisetig e lasciare un po’ più di possesso palla agli avversari”. Vero, anche perché, specialmente dopo il gol e fino all’intervallo, la Reggina sembra scoperta in mezzo, in inferiorità, con il centrocampista amaranto che va in affanno e perde qualche pallone sanguinoso. Il reparto mediano, tra l’altro, dopo l’ingresso di Hetemaj per Bianchi, viene rinforzato dalla presenza di Cortinovis, che si piazza praticamente sulla mezz’ala e nel finale viene spesso dietro a prendersi il pallone, sostituendo un Crisetig stremato. Quello della Reggina diventa una sorta di 4-5-1* (vedi Foto 2 in basso) con Rivas e Laribi esterni bassi e Galabinov prima punta. Protezione del risultato, per tutta la ripresa. Nessuna occasione creata, sì, ma anche nessun rischio, se non in un calcio piazzato. Aglietti sapeva, probabilmente: in determinate partite, meglio proteggere il vantaggio che provare a fare il 2-0 rischiando qualcosa. Anche perché, in realtà, il Vicenza fa ben poco per provare a raddrizzarla. Non si scopre, crea pochissimo e quel poco che crea lo fa in malo modo. L’unica sofferenza è tutta per il solo gol di scarto: quando il vantaggio è minimo, infatti, basta un niente per rischiare. Ma, effettivamente, Turati è quasi uno spettatore. Da non dimenticare che il tecnico amaranto è il più esperto della cadetteria, conosce più di tutti le fasi non solo di una partita, ma anche dell’intero campionato. Contro un altro tipo di avversario, più pungente e pericoloso in zona offensiva, la scelta di proteggersi si sarebbe potuta rivelare controproducente. Non contro questo Vicenza, evidentemente. Va da sé, è ovvio, che se i biancorossi avessero segnato si sarebbe parlato di tutt’altro. Ma è il risultato quello che conta e la Reggina ha vinto.

Vicenza-Reggina

*Foto 2 – Ultima fase della gara, la Reggina si difende ma non abbassa il baricentro. Evidente la linea dei 4 in mezzo, con Crisetig dietro in mediana e Galabinov unica punta: un 4-5-1/4-1-4-1 puro, con Cortinovis e Hetemaj mezz’ali.

La Reggina è una squadra difficile da battere

La Reggina, dicevamo, pur non brillando ha perso solo una volta in 8 partite. Che significa? Che è una squadra difficile da battere. Rocciosa, granitica, ma soprattutto esperta. Non solo il suo allenatore ma anche l’organico, che è tra i più grandi della B per età media. La Reggina sa soffrire, sa quando accelerare, sa quando è il momento di rifiatare, sa gestire i momenti della gara. Tutto questo fa rima con continuità, l’elemento più importante in una categoria super equilibrata e in cui a volte è meglio portare a casa un pari che rischiare di vincere e poi in realtà perdere. Non sempre, sia chiaro, perché se si vuole vincere bisogna avere una mentalità vincente e sempre proiettata al successo, ma quest’anno non sembrerebbero esserci squadre ammazza campionato.

In questa Serie B, al momento, nessuna squadra brilla più di altre sul piano del gioco

Nessuna squadra ammazza campionato e nessuna squadra brillante sul piano del gioco, in questa Serie B. La prima della classe, il Pisa, ha sempre avuto dalla sua la concretezza e la praticità, in questo avvio. Fare le cose bene, in maniera semplice. E quando hai un grande portiere, e un grande attaccante, è tutto più facile. Allo stesso modo, chi gli sta dietro, ma anche chi era dato per favorito e fatica enormemente (Parma e Monza su tutte) non è da meno. La Reggina, dunque, non gioca meglio di altre squadre, ma neanche peggio. Non esiste, diciamo così, l’Empoli dello scorso anno – o anche il Venezia – ma semplicemente delle squadre brillanti a sprazzi, che sfruttano gli episodi. Vince la solidità e la concretezza. Chiedere a Castori, che – seppur abbia ricevuto il benservito in questi giorni – ha riportato Salerno in Serie A proprio in questo modo. E poi, “nessuno ci chiede di arrivare primi in campionato, si può vincere e perdere con tutti”.

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